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Degustazioni underground, di Filippo Ronco

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Degustazioni underground

di Filippo Ronco

Mi pare che lo scenario degli eventi tradizionali legati al mondo del vino e del cibo, si stia arricchendo sempre più di iniziative alternative, più e meno piccole, autogestite, senza l'ingerenza o interferenza di enti o istituzioni pubbliche e aventi come principale obiettivo lo stare insieme e il divertirsi. Per questo genuini. Assembramenti spontanei, nati dal basso, di persone, produttori e cose buone che in massima parte si sono conosciute in rete grazie a questa o a quella rete sociale e che poi si riflettono sulla notorietà di un prodotto o, come è accaduto, di un intero territorio.

Uno dei fenomeni assolutamente più interessanti è quello rappresentato dalle c.d. "degustazioni numerate". Nato da appassionati e blogger, il fenomeno #lambruschi (#1, #2, 3#..) è stato rivoluzionario. Sono quelle pietre miliari che si posano nel percorso della rete e segnano un punto di passaggio, l'inizio di nuovi percorsi. Sono degustazioni, incontri tra amici che poi si riflettono in parole che sedimentano per farsi racconto. Racconti che passano di mano in mano portando alla ribalta produttori prima sconosciuti ai più nel circuito nazionale, come Gianni Storchi o Vanni di Cinquecampi, per citarne alcuni. Grazie alla loro bravura e al passaparola.

Prendi Camillo Donati per esempio.
Noto solo ai battitori di cantine underground  il produttore bio dei Colli di Parma ha trainato schiere di appassionati senza neppure mai presenziare direttamente a questi eventi carbonari. Circolavano i suoi sostenitori con i suoi vini, si scambiavano (prima) e compravano (poi) bottiglie. Potere del social object il vino culto. Come i suoi Lambrusco, come la sua Malvasia secca. Da lì a diventare celebre il passo è stato breve. Non ci sono ostacoli al passaparola se a reggere il peso della celebrità c'è un prodotto che fa parlare di sé.


E le esperienze che funzionano, replicate, attraverso il filtro dell'autogestione e dell'interpretazione dei singoli assumono nuove forme e colori senza perdere di smalto ed anzi, rinnovandosi, adattandosi a luoghi e contesti. E' così che alla serie #lambruschi ha fatto seguito #barbera1 in Piemonte e tra qualche giorno #aglianicodelvulture1 in Basilicata.


E' un processo inarrestabile.
Il 21 agosto a Faedo (TN) si terrà il prossimo Vinix Live! da Pojer & Sandri il format ideato da Vinix che sulla base di 10 regole scritte consente - a chiunque ne sia all'altezza - di organizzare un vero e proprio evento di qualità con vendita di vino a prezzo sorgente, possibilità di spendersi il marchio Vinix e supporto nella comunicazione da parte di uno dei maggiori social italici sul vino.

Questa edizione trentina, la numero #6 è stata curata interamente da quell'irrefrenabile genio che è Mario Pojer, un folgorato atipico sulla via del web. Atipico perchè il tutto ha dello straordinario. Si perché a tutti coloro che temono che il web sia ingestibile per il problema tempo, devo far presente che quest'uomo non accende il pc, non legge la posta, non va su twitter e nemmeno su Facebook o Vinix. Però sa tutto. Ha semplicemente una persona che lo fa per lui, che sta attento e con discrezione gli segnala le cose che avvengono.

Mario, che non usa la rete, era alla twitter dinner all'acetaia San Giacomo, noto covo di webbaroli. Mario, che non usa la rete, era alla Vinix Unplugged Unconference di Genova, pericolosissimo raduno iper tecnologico di geek vinosi. Mario, che non usa la rete, era alla conferenza sul web di Vinitaly e sarà il protagonista assoluto di uno dei più incredibili Vinix Live! della storia umana (e disumana, cit.).


Ebbene, sono cose da osservare attentamente se si è estranei al fenomeno. Eventi che hanno tutta l'informalità che dovrebbe essere propria di appuntamenti che hanno al centro il vino, social object per eccellenza e che al contempo offrono tutta la qualità che si può ritrovare in una selezione d'eccellenza fatta a livello professionale.

E' il dispiegarsi offline di quel "Be Good" di cui scrissi tempo fa, quella rete-piscina naturale in grado di autodistillarsi aggregando spontaneamente solo il buono. E non è per tutti, attenzione: perchè il falso, il mediocre, lo scarso vengono automaticamente emarginati, non sono rilevanti, non meritano attenzione.

Ancora una volta, se servisse - e considerati i tempi e le leggi che corrono forse serve - la dimostrazione che la rete fa bene.

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5 Commenti

Inserito da Mirco Mariotti

il 26 luglio 2010 alle 15:34
#1
E allora avanti così! Tutte persone semplicemente grandiose, Filippo Ronco compreso, s'intende...
Ciao

Mirco

Inserito da Giuliano Abate

il 26 luglio 2010 alle 16:05
#2
Ottimo affresco della realta Filippo, è un "nuovo" che avanza inesorabilmente.

Credo che il motivo del successo di queste iniziative sia da ricercare nella sartorialità di questi appuntamenti: eventi "cuciti" a misura di chi vi partecipa sia questi il produttore pittosto che l'appassionato.

Si torna ad essere persone, ci si guarda in faccia con la consapevolezza di fare del bene ad entrambi, confrontandosi, giocando e parlando seriamente, acquistando e vendendo oltre l'operazione commerciale.

Si sgombra,insomma, questo nostro "mondo liquido" da inutili orpelli markettari (ah gli stand da 1 milione di dollari! ) e dalle poesie scritta a tavolino da astemi sribani: torna a parlare il vino e questo basta.

Ciao
Giuliano

Inserito da Tomaso Armento

il 26 luglio 2010 alle 16:50
#3
Credo che il bello di questi eventi e quello che motorizza il passaparola sia il fatto che si parla di persone che fanno il vino e non esclusivamente di vino. Il passo avanti credo sia quello, e credo sarà il nostro (dei produttori) futuro. Siano twitteri o no, bisogna ripartire e raccontare quello che si fa. E se il tuo vino non piace al bloggarolo di turno, non preoccuparti potresti rischiare di finirlo e domandarti col sorriso cos'è che non gli andava. L'importante è che non ti stia anche sugli zebedei!

Ciao!

Inserito da Jacopo Cossater

il 27 luglio 2010 alle 12:35
#4
Quando era forse il 2001 o giù di lì, e mi connettevo con un isdn e mi sembrava di volare ed il computer lo usavo per lo più di notte, che di giorno le urgenze erano certamente altre, si sognava (o almeno la mia percezione era quella) una rete capace di creare realtà alternative a quelle imposte dall'alto o comunque da quelli che si potrebbero considerare poteri (più) forti. Si intravedeva una democrazia, in qualche modo. Mi piace pensare che questi fenomeni siano più o meno questi, dove l'utenza ha una forza di aggregazione tale da attirare l'attenzione di coloro i quali, prima, non guardavano più in là del loro naso (non tutti, eh).
Che Chiarli (e tutti gli altri presenti a #Lambruschi4) abbiano provato a parlare di vino con alcuni perfetti sconosciuti, ma appasionati della rete, è la dimostrazione di tutto questo. Non che il resto sia obsoleto (carta stampata, tv, etc.), anzi. Solo ignorare questo genere di fenomeni, oggi, sarebbe culturalmente e strategicamente sbagliato.

Inserito da Filippo Ronco

il 27 luglio 2010 alle 12:44
#5
Hai centrato il punto Jacopo.
Il fatto che Chiarli abbia deciso di sedersi con alcuni appassionati più o meno sconosciuti (per lui) è uno dei pezzi di questa rivoluzione in atto. Rivoluzione di modi, di approcci. Non so se è stato fatto più per curiosità che per necessità ma è il fatto che sia stato fatto che è dirompente. Sentire l'esigenza di confrontarsi con un'entità che non si conosce affatto, mettersi in gioco completamente, è parte della nuova democrazia della rete che sta investendo ogni ambito. E il fatto di decidere di confrontarsi e mettersi in gioco non può che innescare un processo di miglioramento collettivo e di esclusione della mediocrità. Sicuramente è un arricchimento per tutti.

Rispetto a 15 anni fa, abbiamo padronanza di uno strumento che non sapevamo bene dove ci avrebbe portato e le possibili evoluzioni mi fanno sognare realmente un'italia, un mondo migliore di questo.


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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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