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Generazione web, di Filippo Ronco

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Generazione web

di Filippo Ronco

Le recenti polemiche relative alle basse dichiarazioni dei redditi dei ristoratori hanno solleticato alcune considerazioni che avrei voluto condividere da molto tempo, ne approfitto in questa assolata giornata di mezza estate. Solitamente il luogo comune in voga è il seguente: il povero lavoratore dipendente, oppresso dal padrone, paga le tasse per il resto del popolo imprenditore e libero professionista che evade il fisco e festeggia ogni sera a tartufo e champagne. Sebbene i luoghi comuni generalmente portino sempre seco un pizzico di verità ed è infatti certamente vero che per la maggior parte, gli evasori fiscali siano rappresentati proprio da liberi professionisti, commercianti e da ogni altra espressione di lavoro autonomo di tipo imprenditoriale, ristoratori inclusi, in realtà la cosa è un tantino più complessa. Il punto è che buttarla su questa o quella categoria è fuorviante oltreché ingiusto dal momento che in ciascuna categoria esistono coloro che violano le regole e coloro che sia pur a fatica le rispettano.

Sono reduce da un appuntamento abbastanza traumatico con il commercialista, talmente traumatico che al termine avevo quasi pensato di mollare tutto per cambiare nuovamente strada. In realtà, almeno per il momento, amo ancora troppo tutto questo e non saranno le pesantissime tasse, i contributi previdenziali, gli acconti su guadagni ipotetici e non ancora percepiti a fermarmi proprio adesso che i pezzi del puzzle stanno cominciando ad incastrarsi l'un l'altro. Sarebbe stupido. Una riflessione però la vorrei fare ed è dedicata a tutti quelli come me che non evadono le tasse anche perché non possono farlo ricevendo qualsiasi introito anche di modestissima entità, esclusivamente attraverso bonifico bancario e quindi tracciato.


Tre generazioni a confronto

I tempi sono cambiati e non è un altro luogo comune è la realtà. Non dura perchè il cambiamento è sempre foriero di nuove opportunità ma sicuramente non facile. Prendiamo per esempio le ultime tre generazioni: mio nonno, mio padre ed io. Rappresentiamo tre momenti che hanno avuto un rapporto con le opportunità del lavoro estremamente diverso.

Mio nonno che ha passato il periodo fascista in età di leva e ne è uscito ancora giovane e in piena forza, si è trovato di fronte un mondo certamente da ricostruire ma anche fertile e ricco di opportunità per chiunque avesse voluto rimboccarsi le maniche - pensate solo al boom economico degli anni '60 - e intraprendere un'avventura imprenditoriale, credendoci fermamente. Lo fece e si costruì un futuro prospero, più che benestante. Potremmo chiamarlo il periodo d'oro.

Mio padre ha vissuto il periodo immediatamente successivo, quello della contestazione studentesca, un periodo sicuramente non semplice ma durante il quale ci si risvegliava dal torpore culturale ed era ancora possibile sognare e intraprendere una carriera come libero professionista oltre che come imprenditore con buone possibilità di successo. Con più fatica era cioè ancora possibile affermarsi al di fuori del lavoro dipendente privato o statale. Questo è il periodo dell'affermazione del lavoro autonomo professionale, della formazione e dell'occupazione dei grandi centri di potere economico e finanziario, della crescita degli ordini professionali e delle "caste". Potremmo chiamarlo il periodo del consolidamento.

La mia generazione, quella maggiorenne negli anni '90 per intenderci, è forse quella che più di ogni altra è rimasta "fregata", mi spiego. Tra opportunità di lavoro in drastico calo, diminuzione del valore - fino a quello di carta straccia - dei titoli di studio più alti, l'avvio del processo di globalizzazione e il livello di concorrenza in questo o quel campo professionale sempre più forte, le possibilità di sfangarla richiedevano tempi estremamente più lunghi, diciamo almeno 8/10 anni dalla laurea per cominciare a sperare di riuscire a vivere decentemente.

Nel contempo si diffondeva quella strana cosa chiamata internet, si superava la bolla dei primi anni del nuovo millennio e si ripartiva timorosi senza alcuna garanzia in quel che avrebbe rappresentato la rete da lì a qualche anno. Questo potremmo chiamarlo il periodo della disgregazione o del pantano.

E nella disgregazione del sistema precostituito e nel pantano è proprio dove si sono trovati tanti ragazzi e ragazze che come me, terminata l'università hanno dovuto intraprendere un periodo di stage o apprendistato nei primi anni del nuovo millennio. Io ho tenuto il piede in due scarpe per due anni circa, facendo pratica per 8 ore in uno studio legale di giorno e dedicandomi per altre 8 ore la notte ad internet, poi ho mollato la via "retta" per quella più incerta, puntando tutto sulla rete.


Inventarsi un lavoro

Chiedo scusa per questa lunga premessa.
Il punto a cui vorrei arrivare è il seguente: esiste oggi una folta schiera di giovani-nonpiùgiovani (28-38 anni diciamo) che hanno scelto - o sono stati costretti, a farlo - di inventarsi un lavoro, un lavoro che prima non c'era. Ancora oggi, quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio, fatico a trovare una risposta univoca che soddisfi chi mi ha posto la domanda e al contempo soddisfi anche me ma questa è la situazione, non ci sono grandi alternative. O ti arrangi o ti arrangi dal momento che anche il settore industriale è in crisi e dal momento che la pretesa di un posto fisso rappresenta ormai una velleità del tutto anacronistica.


Alcuni consigli al legislatore


Sommessamente, espongo qui di seguito alcuni accorgimenti che secondo me potrebbero portare un enorme aiuto a coloro che vorrebbero condurre una vita in regola con sé stessi e con il fisco:

  • Consentire gradualmente a chi non vuole la pensione, di gestire autonomamente i propri risparmi per garantirsi il futuro come meglio crede
     
  • Abolire gli studi di settore.
     
  • Decidere se far pagare un'imposta sulle persone fisiche o un'imposta "aziendale" a chi fa il lavoratore autonomo, non esiste pagare due volte come avviene ora
     
  • Non equiparare situazioni radicalmente diverse applicando la medesima aliquota al miliardario e a chi varca di pochi euro la soglia.
     
  • Creare più scaglioni, più aliquote
     
  • Premiare in qualche modo chi non evade mai con bonus fiscali, incentivi per l'assunzione o altro
     
  • Rendere più semplice la parte buracratica per le piccole-medie imprese
     
  • Abbassare l'iva
     
  • Studiare incentivi per attività tecnologicamente evolute
     
  • Incentivare la geolocalizzazione delle attività online
     
  • Prevedere agevolazioni fiscali per i giovani fino a una certa età
     
  • Possibilità di rateizzazioni fiscali più lunghe
     
  • Possibilità di scaricare spese anche al di fuori dell'attività lavorativa purché non attinenti a beni di lusso ma di primaria necessità
     
  • Bastonare durissimo chi non paga (proporzionalmente all'abbassamento delle aliquote).
     
Mi piacerebbe idealmente dedicare questo post a tutti coloro che si sono inventati un lavoro o che ce la mettono tutta comunque per tirare avanti in modo pulito, a quelli che guardano ogni giorno al futuro con speranza, che pagano le tasse senza fiatare anche quando sono irragionevolmente alte patendo il fatto di far parte di quella categoria che per antonomasia non le paga, a tutti quelli che credono nella possibilità di affermarsi con le sole proprie forze, accettandone i rischi, la fatica e il sicuro stress che questo comporta. E ai loro figli.


[Foto credit: http://funnyonly.com/]

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18 Commenti

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 21 luglio 2009 alle 15:37
#1
Caro Fil,

Ho trovato questo tuo post particolarmente toccante, forse perchè mi tocca da vicino, forse perchè in fondo tutta la nostra generazione si trova di fronte alla scelta aspra nonchè la grande responsabilità di propendere per l'affermazione e la libertà o l'abnegazione e la sudditanza.

Mai come fino a ieri il mondo mi appareva sempre più "apparente", le persone che incontravo sempre più dei "figuranti",ed il sistema mi mostrava tutte le sue falsità e le sue contraddizioni.

Mai come oggi ringrazio il web che mi ha permesso di dissetarmi dalla dalla sete di informazioni non predigerite, laddove il senso critico sopito da anni di marcia televisione ha ritrovato vigore, laddove è possibile "misurare" l'interlocutore attraverso il segno indelebile che lui stesso consegna ai suoi "digit" nella rete.

Forse non sempre ce ne rendiamo conto, ma noi tutti abbiamo costituito l'alternativa in un periodo nel quale c'erano solo caselle vuote da riempire e questa crisi mondiale che tanto attanaglia i governi ci ha dimostrato che siamo anche i precursori di ciò che inevitabilmente l'evoluzione farà accadere.

Ciao
Paolo

Inserito da Leandro Perrotta

il 21 luglio 2009 alle 15:42
#2
Sono tutte proposte logiche, MA inattuabili: il sistema Italia, ne sono sempre più convinto, si regge sull'ipocrisia. Molti furbi, molti fessi. Credo che il punto di rotura sia vicino. Perché io, dipendente part-time, devo "costare" più del doppio di quanto prendo di stipendio ad esempio? Che prospettiva (e che interesse) può esserci per una azienda ad assumere qualcuno che non è straordinario, ma solo un buon lavoratore? Da qui l'unica prospettiva di "fare da se", inventarsi nuovi mestieri, LAVORARE IN NERO quando necessario. E' pura sopravvivenza, e i tuoi appelli pur logici per chiunque, anche per chi (come me) si è avvicinato da poco all'assurdo mondo del "lavoro" . In più, il carico di lavoro che "dover fare le cose come si deve" da, conti, leggi e regole che cambiano di continuo. Credo che una buona metà del tempo se ne vada in questioni di inutile burocrazia un po' per tutti. E la produttività? La crescita?
Non credo che ci voglia la guerra mondiale per tornare ad avere un sistema che di prospettive, ma certamente il crollo del sistema è vicino, non produciamo abbastanza per sostenerlo, non abbiamo tempo (e quindi risorse economiche) per sotenerlo com'è attualmente.

Inserito da Tomaso Armento

il 22 luglio 2009 alle 11:22
#3
Quando ho iniziato a lavorare ho fatto 4 mesi di stage a 1,4 mio mese (lordi) a Milano, era il 2000, poi cfl per due anni e quindi (cambiando datore di lavoro) finalmente a tempo indeterminato.
Dopo di me, nel senso dopo la mia leva di assunzione, il precariato, dall'ampliamento del periodo di stage (con ripetizione presso più datori di lavoro se lo stage non veniva confermato dal primo datore di lavoro, con stage che arrivavano anche a due anni con laureati a pieni voti) poi apprendistato e quindi vicini ai 30 anni contratto a tempo determinato partendo dal livello minimo.
La dimostrazione empirica di questo delirio si trova nel dilagare dei mutui con "salto della rata" o "allungamento della scadenza" studiati apposta per precari...
Mah, sarà ma credo che in quello che Fil chiama il periodo del consolidamento la gente avesse le palle, mentre oggi abbiamo a che fare con un eunichismo generale: protestiamo tutti ma nessuno fa veramente casino, siamo un rumore di fondo e basta.

Mio padre e mia madre mi raccontano di quando in Italia si cendeva in piazza perchè non si era d'accordo o si voleva cambiare qualcosa, oggi nelle proteste di piazza fanno le interviste e la gente non sa manco di che si parla. Quando il treno ritarda si incazzano col controllore (manco comandasse il sistema di traffico ferroviario).

Allora se non ci va bene il sistema 2 possibilità o tene vai, o cerchi di cambiarlo. Il resto devo capirlo.

Inserito da Fabio Ingrosso

il 22 luglio 2009 alle 11:51
#4
Quanto vi capisco.
@fil: sottoscrivo appieno i tuoi consigli, gli studi di settore sono davvero un nonsense

Inserito da Filippo Ronco

il 22 luglio 2009 alle 14:07
#5

Inserito da Tomaso Armento

il 22 luglio 2009 alle 14:30
#6
Beh, del 20% non disposto a muoversi bisognerebbe capire quanti non possono per ragioni familiari. Io sarei tra quelli.
Ciò detto il problema è che abbiamo un economia stitica e che lo stato sostanizalmente fa veramente la differenza da noi, mentre in molti paesi sviluppati esistono realtà che realmente da sole vanno con le loro gambe in giro per il mondo e si fanno strada. Da noi? E neanche internet è riuscita a smontare questo stato di cose, sigh.
Io mi domando sempre: forse si risveglieanno dal torpore quando i soldi del nonno e del papà saran finiti?

Inserito da Filippo Ronco

il 22 luglio 2009 alle 14:38
#7
Secondo me per quanto riguarda il web Tom noi scontiamo anche un poco il problema della lingua. Hanno voglia a dire che basta tirarsi su le maniche: un conto è partire madrelingua con la lingua parlata da tutto il mondo, un conto e doverla imparare e usare come se lo fosse. Si può fare tutto, ci mancherebbe ma è un ostacolo reale questo, parlare e scrivere in italiano è un po' come avere la zavorra.

Ciao, Fil.

Inserito da Tomaso Armento

il 22 luglio 2009 alle 14:41
#8
Fil,
mi confermi che l'Italia da sola non permette di sopravvivere, il mondo si.
Ma per stare nel mondo la lingua è l'inglese, se fossimo stati noi i colonizzatori forse si parlava Italiano (magari con la coccina!).
Il fatto è che di gente che sbanatta con l'inglese ce n'è troppo poca, e cercare di far parlare gli italiani in inglese è un esercizio!
Ascolta un pirla apri Vinix alla scrittura anglofona....non vedo l'ora!

Inserito da Filippo Ronco

il 22 luglio 2009 alle 15:12
#9
E' la prima modifica che intendo apportare in ordine di tempo.
Spero già prima della fine dell'estate.

Ciao, Fil.

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 22 luglio 2009 alle 16:17
#10
Fantastic !

:-)

@ FIl,
La faccina ?
Sempre sorridente, sempre e comunque..

PS: Anche sta volta non hanno accettato la mia richiesta di cittadinanza svizzera...
ah ah ah ah

Inserito da Luigi Bellucci

il 22 luglio 2009 alle 21:11
#11
Certo che 'ste robe fanno pensare e "incazzare" la gente onesta.
Io aggiungo solo che negli anni '60 un certo produttore piemontese si mise a fare e vendere vino al metanolo. Ci hanno messo un bel po' a isolarlo e a darsi regole serie. Nel frattempo erano passati una trentina d'anni e credo che qualche "furbetto" sia sopravvissuto.
Oggi alla radio parlano dell'industria del turismo che vale cinque volte quella del vino, ma i politici non hanno ancora capito che quando un ristoratore RUBA è necessario FARLO SMETTERE DI LAVORARE per almeno sei mesi, altrimenti le conseguenze le paga tutta la categoria dei ristoratori e a recuperare i turisti che non vengono più in Italia ci vogliono almeno due generazioni. La multa lascia il tempo che trova con certa gente!
Per RUBA intendo sia la TASSA COPERTO, sia le furbate sulle mance ESTORTE a insaputa del cliente, sia l'acqua o il caffè o altro a un prezzo EVIDENTEMENTE sopra le righe.
Purtroppo siamo un popolo con addosso una montagna di leggi e cavilli sacrosanti, ma senza controlli e dunque ... largo ai furbi!
Il faccino sempre sorridente, sono con Paolo!

Inserito da Riccardo Francalancia V. S.

il 23 luglio 2009 alle 09:44
#12
Tommaso Armento scrive:

"Fil,
mi confermi che l'Italia da sola non permette di sopravvivere, il mondo si."

L'Italia da sola non permette di sopravvivere, l'assetto economico-lavorativo attuale non permette di sopravvivere. Le Università non permettono di sopravvivere. Solo chi ha le mani bene in pasta con i vertici del Sistema vive e sopravvive.
Perlomeno in Italia.
Eppure di persone in gamba l'Italia non è certo in deficit, anzi. La "fuga dei cervelli" c'è in molti settori e l'agricoltura/enologia è uno di quelli.
Ne consegue che se i cervelli italici all'estero vengono presi senza troppi problemi, mentre nel loro paese stentano a campare perchè non vengono assunti o se lo sono hanno paghe ridicole, il problema è interno, grave e ben diffuso!
Sarei curioso, da neo-enologo, di fare un sondaggio nei corsi universitari in Viticoltura ed Enologia del nostro paese per avere un po' di dati sui laureati (nonchè enologi) ad un anno di distanza dalla laurea.

Ric.


Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 23 luglio 2009 alle 09:57
#13
In tutto il mondo ed in ogni tempo, dove sia capitato di avere un vertice composto da paraculi impreparati ed incompetenti molto lautamente retribuiti, per quanto le maestranze si adoperassero, è arrivata la bancarotta o l'acquisizione coatta o altre forme di intervento post mortem della società.

L'Italia è nello stesso momento e nello stesso modo di queste società, ha una classe dirigente costosissima che ricopre ruoli per i quali è incompetente ed impreparata.

Non ultima ed eclatante proprio il nuovo ministo per il turismo che, figlia di imprenditore ferriero del lecchese, fino a ieri ha mandato avanti un'aziendina di importazione di prodotti ittici .... CAPITO ??? Noi che abbiamo il mare importiamo prodotti ittici !!

Dunque dov'è la referenza ?

Ecco perchè L'Italia in generale è fallimentare, non voglio essere arrogante, ma credo che solo su questo Network ci siano più persone competenti ciascuna per il suo ambito di quante ce ne siano al governo...

:-) sempre e comunque !

Ciao
Paolo

Inserito da Tomaso Armento

il 23 luglio 2009 alle 10:07
#14
Eppure andiamo avanti così...oppure son io che non vedo: voi che fate per cambiare le cose?

Da parte mia mi biasimo di aver perso la fiducia nella politica e non faccio nulla per cambiare il sistema, semplicemente lavoro sodo per tirare su la mia traballante situazione bestemmiando per gli aiuti mancati da parte dello stato. Mi limito al mio, e con l'esercizio del diritto di voto esprimo la mia opinione in modo democratico.

Così non so se posso lamentarmi, o darmi la colpa di quello che vedo: bò

Inserito da Filippo Ronco

il 23 luglio 2009 alle 10:21
#15
Ci sono alcune cose Tom che secondo me hanno bisogno di leader con valori e obiettivi. Se un domani Grillo andasse veramente al governo, amato o odiato, non importa, cambierebbe senz'altro qualcosa. Lo lapiderebbero altrimenti perché c'è un livello di aspettativa nei suoi confronti pazzesco. Pensare che io andando in piazza possa tirar su talmente tante persone da provocare anche una seppur minima reazione nel governo a livello di modifiche legislative nel sistema tributario mi pare invece meno probabile. Certe cose si fanno dal basso (qui giusto una rivoluzione possiamo fare ma non mi sembra una strada civile), l'unico modo, come giustamente hai detto, è andare a votare. Anche coloro che la mattina si sono alzati per andare a firmare nelle piazze per sbattere fuori dal parlamento i delinquenti o per farci scegliere i candidati che vogliamo mandare al governo hanno fatto "qualcosa", ma senza un leader "martello" come Grillo non sarebbero andati da nessuna parte. Ciao, Fil.

Inserito da Tomaso Armento

il 23 luglio 2009 alle 10:29
#16
Quindi ci ricolleghiamo alla fuga di cervelli? Beh, effettivamente che manchi un Leader, inteso non solo come colui che guida ma come colui che viene riconosciuto "spontaneamente" (e con spontaneamente intedo colui che riesca ad aggregare trasversalmente un sufficiente numero di individui tale da poter effettivamente andare da qualche parte senza che gli si sfasci "la base" sistematicamente prima di ogni meta, come invece accade di vedere ora) è cosa abbastanza chiara.

Ma se non si coltiva una cultura sociale, se deve essere un comico che molte volte usa sfumature popolari di certe realtà per fare spettacolo, beh allora effettivamente abbiamo un problema.

Si perchè Grillo, con la volontà e il senso civico che mostra di avere, nonchè col potere sul popolo che avrebbe se fosse un minimo più serio (non è pensabile mantenere il suo attuale atteggiamento in un processo costruttivo, va bene solo per la protesta) e veramente volesse arrivare a qualcosa...beh, allora si.

Ma un conto è criticare, un conto è informarsi approfonditamente e far presente gli errori e i processi non corretti, un conto è sedersi a un tavolo e fare.

Inserito da Filippo Ronco

il 23 luglio 2009 alle 10:43
#17
Non vorrei fare qui un dibattito politico però non è tanto la forma che mi interessa quanto la sostanza. Le persone si giudicano per quello che fanno e per come lo fanno. Ciao, Fil.

Inserito da Tomaso Armento

il 23 luglio 2009 alle 10:50
#18
Appunto, sedersi a un tavolo e fare: concordo Fil.

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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