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Il commiato, di Filippo Ronco

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Il commiato

di Filippo Ronco

Chi segue TigullioVino sa quanto tempo ed energie abbia dedicato a sottolineare le principali contraddizioni interne all'Associazione Italiana Sommelier (con particolare riferimento al suo rapporto interno con la delegazione del Lazio), nel corso degli ultimi anni. E' stato un racconto sempre teso a riportare fatti, decisioni e progressioni di quella che ancora oggi, a distanza di oltre un decennio dalla mia decisione consapevole di uscita da essa, rappresenta la più importante e ramificata associazione del vino in Italia. E' stato un raccontare franco per quanto mi riguarda, che può aver certamente commesso errori ma che è sempre stato svolto con lealtà, passione e ricerca della verità dei fatti.

Queste mie scelte, che rifarei assolutamente da principio esattamente come le ho fatte in passato, mi hanno procurato negli anni anche qualche grattacapo ma sono cose di cui ho avuto modo di discutere faccia a faccia con gli interessati e per le quali, comunque proseguano le nostre strade, per indole non serberò rancore.

Una sola considerazione - rivolta in particolare a chi meglio conosce le mie vicende personali oltre che ai protagonisti - mi viene da fare dopo l'esternazione ufficiale odierna del Presidente in carica in seguito alla recente rottura con il principale oggetto dei miei articoli di questi anni e cioè Franco Maria Ricci e le incontestabili sovrapposizioni e confusionarie commistioni tra l'entità regionale e quella nazionale e la considerazione è: avevo forse sbagliato di molto in tutti questi anni se l'epilogo, usando le parole dello stesso Antonello Maietta, rappresenta addirittura "la fine di un incubo"?


Ecco il testo integrale dell'articolo di "commiato" - potremmo dire? - che il presidente in carica ha rivolto all'Ais Roma e al suo imperituro ed immutabile reggente:

"Che l’aria fosse cambiata l’avevo nitidamente percepito durante il recente Congresso AIS a Firenze, quando la mia relazione all’Assemblea Generale dei Soci è stata interrotta più volte dagli applausi, soprattutto quando ho detto che “l’AIS non è mai stata e mai vorrà essere un’Associazione elitaria” e, quasi al termine, quando ho annunciato che “l’orientamento del Consiglio Nazionale va verso l’emancipazione della componente editoriale”.
C’è qualcosa di male quando un’Associazione ipotizza di camminare con le proprie gambe senza ricorrere a costose stampelle nient’affatto disinteressate? Eppure quest’annuncio ha aperto una frattura, presumo studiata da tempo, vista la rapida tempistica con cui si è palesata, con l’uscita dall’AIS della costola periferica della capitale.
In attesa che gli esperti di questioni legali dicano se è proprio ortodosso che siano i vertici di un’associazione regionale a decidere sulla testa dei propri affiliati – i quali, si badi bene, ancor prima di essere soci di una realtà territoriale, sottoscrivono l’adesione all’Associazione Italiana Sommelier (scritta proprio così, senza altre accezioni di luogo) –, un risultato l’abbiamo finalmente raggiunto: è la fine di un incubo.
Non c’è nulla di male se una persona, un gruppo di persone, un intero sodalizio decidono di intraprendere altre strade. È già successo in passato e chissà quante altre volte accadrà in futuro. L’autodeterminazione è una prerogativa assolutamente legittima. La prassi, ma ancora di più la correttezza, suggeriscono tuttavia che, prima di traghettare un’intera compagine di soci in un organismo nuovo, si chieda loro il parere. Magari attraverso un’Assemblea regolarmente convocata, spiegando bene che l’adesione ad un nuovo consesso comporta inevitabilmente l’incompatibilità con il precedente. Poi ciascuno farà consapevolmente le proprie scelte.
Abbiamo letto un proclama con i verbi declinati al futuro: “avrà”, “realizzerà”. Ben venga quindi chi avrà la possibilità di fare qualcosa per il mondo del vino, sebbene non si comprenda il motivo per cui tutte queste opportunità non siano state proposte e percorse in passato, in virtù del sempre decantato “fare squadra”. Come Associazione Italiana Sommelier vi diciamo semplicemente: cari Soci e cari Amici, potete stare tranquilli. Oggi abbiamo gli anticorpi, le risorse umane e quelle economiche per superare ogni criticità. Oggi l’AIS è più unita, coesa e orgogliosa che mai.
Fine di un incubo perché, per quanto ci riguarda, se il profilo della cultura del vino sarà da oggi magari meno seducente e meno patinato, sarà anche meno pomposo, meno saccente, meno arrogante e meno sbruffone. Prerogativa di chi è realmente competente e non deve mascherare altrimenti la propria insipienza. In questa circostanza l’Associazione Italiana Sommelier (scritta proprio così, senza altre accezioni di luogo), quella che in Italia e nel Mondo raccoglie circa 30.000 aderenti, farà meno fatica a spiegare all’esterno che alcune discutibili esternazioni, alcune rancorose ritorsioni, alcune inspiegabili decisioni, non appartengono al proprio patrimonio di valori.

Antonello Maietta".

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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