Caro Mario,
un altro anno si avvia al termine. Non è stato un anno facile, tu hai avuto i tuoi problemi, noi imprese piccole o piccolissime i nostri, è inutile che te lo spieghi, sai già tutto meglio di me. Hai fatto quel che dovevi fare, questo fardello del debito c'era già prima del tuo arrivo, i conti da sistemare, le banche da sostenere, il terrore del tracollo, insomma, non te ne voglio più di tanto, mi rendo conto della situazione e della tua pressione, ingoio il rospo e vado avanti.
Il problema, Mario, è che anche noi abbiamo un fardello che si chiama tasse. Ma più che le tasse in quanto tali che sono un male necessario - mentre potrebbero essere un bene volontario - il problema vero è il modo in cui ce le chiedete, Mario, queste tasse. Così come le chiedi a Fiat, allo stesso identico modo le chiedi a me che sono un giovane non più giovane di 37 anni che lavora da solo in un'impresa familiare con sua moglie per creare ricchezza, in modo onesto e pulito - dal basso, va senza dire - senza chiedere prestiti e senza cercare scorciatoie.
Come è possibile, Mario, pagare un acconto tasse del 98% (un acconto, suvvia, lo dice anche la parola, è una parte di conto che viene data in anticipo, non la quasi totalità) calcolata su somme che guadagnerò in via ipotetica, se tutto andrà bene, soltanto il prossimo anno? L'acconto irpef, così concepito, è una vera estorsione regolarizzata. Preferirei pagarti tutto ogni volta che incasso una fattura, senza farti nemmeno aspettare. Preferirei che te li prendessi direttamente dal mio conto senza nemmeno chiedere purchè li prendessi su denari che ho effettivamente guadagnato. Invece siamo costretti a vivere nell'ansia oggi, di quello che dovremo pagare domani senza mai sapere se i soldi basteranno (e in genere non bastano).
Non abbiamo esagerato Mario. Garantisco io per tutta la famiglia, ti fidi?
Abbiamo fatto una vacanza quest'estate in una casa al mare, siamo andati a cena fuori 1 volte ogni 1-2 mesi che con due bambini è più difficile, abbiamo dato da mangiare ai nostri figli per un altro anno fornendo loro tutto quello che fosse necessario. Non stiamo male, i miei ci hanno dato una casa dove stare che ci costa poco rispetto ad un mutuo, siamo molto fortunati.
Eppure Mario siamo da capo.
Non riusciamo a mettere via niente, non riusciamo ad assumere, investiamo perchè siamo pazzi. E nonostante abbiamo creato indubbiamente una bella fetta di ricchezza di questo paese, a poco è servito, reset, tutto da rifare in un'eterna lotta di sopravvivenza lunga 365 giorni.
Io sono qui, pervicacemente appeso a questa Italia, alle sue coste, alla sua gente e al suo mare che così tanto amo ma tutto e tutti mi dicono di andar via. Mia moglie stessa me lo chiede continuamente quando vede il mazzo che ci facciamo e quello che portiamo a casa. Non tanto perchè altrove saremmo ricchi - probabile - ma perchè potremmo vivere sereni, investendo in quello che amiamo fare, con più gioia e senza porre tutto in funzione della scure che inesorabile ci attende. Con maggiori certezze.
Ti do qualche idea Mario, caso mai ne foste a corto: potresti consentirci di non pagare le tasse (o di pagarne di meno) se assumiamo qualcuno, per esempio. Potresti togliere di mezzo tutti i contanti e rendere tutti i pagamenti elettronici per abbattere domattina completamente l'evasione. Potresti chiederci i soldi quando li guadagniamo onestamente e non prima, sul presupposto che "dai, vedrai che ce l'a farai anche quest'anno" o, ancora meglio, potresti prelevare direttamente quello che ti serve dai nostri conti correnti, senza farci spendere in persone che devono fare i conti per voi. Anche più di quello che ti prendi ora, ma almeno sapremmo su cosa realmente potremmo contare, potremmo organizzarci un minimo.
Oggi parlavo con il commercialista.
Già, la controversa amata (in quanto salvifica) / odiata (in quanto annunciatrice di catasrofismi) figura del commercialista. Dopo qualche anno si crea un rapporto di tipo terapeutico, quasi come tra paziente e medico di fronte a una malattia incurabile, mentre ti accompagna verso l'inevitabile destino. Eravamo andati bene fino ad ora, pensavo, ce l'avevamo quasi fatta, in fondo tra pochi giorni l'anno sarebbe finito ma lui sapeva, sapeva che dopo avermi comunicato i saldi degli acconti irpef (mio e di mia moglie) non l'avrei presa bene e si era già preparato la battuta: "guarda che mentre tu ti crei ansia per pagare nei termini c'è gente che aspetta le cartelle dell'anno scorso". Il commercialista. Sempre una parola buona, sempre vedere le cose da un'altra angolazione, non so come farei senza di lui. Mal comune...
Ma non mi consolo col mal comune Mario. Non mi basta.
Mi frustra molto per esempio sapere che potrei dare tanto di più a questo paese se solo mi consentissi di farlo senza strozzarmi completamente nei tuoi gioghi.
Per esempio non capisco perché mia moglie in maternità abbia dovuto sbattersi in modo indicibile, ed io con lei, per avere semplicemente una parte di quello che le spetta solo perchè da dipendente è diventata autonoma. Cos'è? Una madre di serie b? Eppure l'inps la paga come le altre mamme e anzi, ne paga pure di più di prima visto che la quota fissa non ti basta più da tempo.
Il tutto, reso ancora più indigeribile dal fatto che chi come me pratica il lavoro autonomo pagando regolarmente tutte le tasse, è comunque soggetto al pregiudizio indefenestrabile di evasore, come un bollino: autonomo=beato te che evadi. Ma dove? Oltre al danno, la beffa.
Che stato civile è mai questo?
Come possiamo costruirci il nostro futuro a queste condizioni?
Come possiamo coltivare i nostri sogni creando ricchezza e valore se non esistono altro che muri e bastoni?
Mario. Marioooooooooooo.
Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...
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Inserito da Pamela Guerra
il 21 novembre 2012 alle 11:07leggendo il tuo post mi è venuto il magone perché quel che passi e che provi, sono precisi a quel che passo e provo io; come tanti, tanti altri in Italia.
Da lavoratrice autonoma (e mamma), provo una rabbia incredibile per l' impotenza di fronte a questo stato di fatto; di fronte a questo modus operandi che trovo profondamento non giusto.
L'unico consiglio che mi sentirei di dare a Mario è quello di interpellare le migliaia di persone che riescono a far quadrare i bilanci familiari in questi periodo.
Pamela