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Travasi di establishment, di Filippo Ronco

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Back office

Travasi di establishment

di Filippo Ronco

La scintilla, come sempre, una manciata di bit letti nella rete, in questo caso un tweet dell'amica Maria Grazia Melegari di Soavemente Blog che segnalava un interessante punto di vista alternativo sulla faraonica convention "Wine Future", ritrovo per i grandi del vino tenutasi il 12-13 novembre 2009 a Logrono, nel cuore della Spagna enoica. Questo interessante punto di vista del giornalista, blogger e columnist enoico (sull'inglese "The Sunday Express") Jamie Goode è brevemente riassumibile in queste sue righe:

"There's a glittering speaker list, and it will draw a significant crowd of important people, but I feel lukewarm to the whole idea. I don't think the future of the wine industry will be determined top-down by the famous people who currently 'lead' the wine industry"

traduco:

C'è una sfavillante lista di speaker e catalizzerà una significativa folla di persone importanti ma mi sento abbastanza indifferente rispetto all'idea nel suo complesso. Io non credo - dice Jamie Goode - che il futuro dell'industria del vino sarà determinato dall'alto verso il basso da parte di persone famose che al momento orientano l'industria del vino".

Il pensiero di Jamie Goode, unitamente ai più inquietanti interrogativi che sorgono leggendo alcuni commenti (per esempio quelli di Justin Roberts e di Jim Budd che mettono addirittura in dubbio l'onorabilità del padrone di casa) mi ha fatto riflettere su un pensiero forse solo indirettamente collegato ma che avevo in testa da qualche tempo e tenevo lì in attesa di sviluppi.


Travasi di establishment

Da una parte stiamo assistendo, se non allo sgretolamento, ad un radicale riassestamento dell'establishment consolidato del mondo enogastronomico tradizionale, con guide che annaspano, cambi al vertice di importanti gruppi editoriali, scioglimenti di partnership pluriennali, scomparsa di icone e punti di riferimento "super partes", dall'altra è sempre più frequente l'emersione di personaggi di spicco nuovi dal mondo web nonché la commistione ed il travaso tra mondi diversi, quello tradizionale appunto e quello del web.

Per una vita abbiamo detto loro (ai grandi gruppi) che dovevano modernizzarsi e cominciare a dialogare con la rete, adesso che però hanno capito l'importanza di esserci, hanno mezzi e risorse per giocare un ruolo di primo piano e finalmente hanno dato ascolto a quel richiamo, sembra quasi di assistere ad una colonizzazione di quella che fino a ieri era una schiera frammentata e disomogenea di editorucoli indipendenti, ciascuno per la sua strada ma in fondo tutti legati da un modus operandi comune, e molto grassroots.


Alcuni fatti

La super faraonica e molto scenografica azienda Dinastia Vivanco (ma gli aggettivi non sono sufficienti, bisognerebbe visitarla per rendersi conto) ha sponsorizzato ed ospitato - e meno male - buona parte della prima European Wine Bloggers Conference.

Vinexpo - e meno male - ha mostrato particolare interesse per una delegazione di Wine Blogger o per ospitare una delle prossime edizioni dell'European Wine Bloggers Conference".

Il Gruppo Santamargherita ed il Gruppo Zonin - e meno male - direttamente o per mezzo di consulenti specializzati dedicano sempre più attenzione alla rete ed all'interazione con alcune delle persone chiave nel mondo dell'informazione online.

Il Gruppo Zonin, tramite il blog di Francesco Zonin ha avanzato l'ipotesi di ospitare in italia la Terza Wine Blogger Conference quando e se si svolgerà in Italia.


Dialogare con i grandi

Ora, questa commistione positiva, quando è scambio costruttivo, dialogo, crescita per gli uni e per gli altri va benissimo ed è anzi auspicabile. Le grandi corporazioni vitivinicole, i grandi gruppi, i centri di potere industriali del vino, coloro che insomma dovevano imparare a dialogare con la rete, stanno diventando bravi. Sono dotati di mezzi e risorse adeguate per sostenere eventi e iniziative, seguire ed entrare nelle conversazioni, dedicare tempo e risorse (umane ed economiche) a tali obiettivi.

Questo mondo - il web - che fino a ieri non dico fosse illibato ma se non altro si muoveva con modalità e logiche completamente diverse, secondo uno spirito che nel bene e nel male potremmo quasi definire "corporativo", sta a sua volta imparando a dialogare con i grandi a comprenderne le dinamiche e ad instaurare le giuste relazioni.

E queste in sé non sono cose negative anzi, è meraviglioso questo poterli avere a portata di click, questo poter finalmente "parlare" e "dialogare" con coloro che fino a qualche tempo fa erano così lontani, inavvicinabili.  Con i grandi si può collaborare e si possono fare cose buone, è indubbio. Sono una risorsa e possono consentire di realizzare cose eccezionali come EWBC o altre iniziative che alla fine servono a tutti, non certo solo a chi le sponsorizza.


Il dubbio

Ho solo un timore: che tutto questo dialogo e questo scambio possa in qualche modo sfuggirci di mano (a noi o a loro, non fa grossa differenza) e possa trasformarsi in qualcosa di meno cristallino e trasparente che pur senza volere possa mortificare un poco quell'anima "dal basso" che secondo me dovrebbe continuare a contraddistinguere determinate iniziative e idee.

Travasi di establishment, pensarci su non può far male.


P.s. : Per chi si è letto tutta la mappazza segnalo due appuntamenti che vorrebbero andare proprio nella direzione di questo dialogo aperto ma su un terreno neutrale, magari più artigiani ma sicuramente genuini: TerroirVino e Vinix Unplugged 2010.

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16 Commenti

Inserito da Alessandra Rossi

il 13 novembre 2009 alle 11:49
#1
Giuste osservazioni Fil, che mi richiamano quanto già accaduto in altri settori qualche anno fa. Mi viene da ipotizzare che proprio perché sono così tante le strade della comunicazione (e del mktg) del vino, può darsi che nell'immediato futuro vedremo coesistere, sul web, le varie realtà: i VIPS (o sedicenti tali) e The People.
Un po' come, parlando di Media, abbiamo online sia Repubblica, che il giornalino della 3°C di Orbetello.

Non so cosa accadrà fra 10 anni, ma ora siamo in un momento di transizione in cui l'Internet italiano si sta evolvendo ed è interessante notare che chi guarda Maria De Filippi alla TV non sempre su YouTube fa lo stesso.
C'è quindi da supporre che il web abbia *anche* un popolo più esigente ed ipercritico, ergo la MASS COMMUNICATIO solitamente messa in atto dai Big, qui debba per forza interagire nei singoli blog e cambiare se stessa. Ecco che i BIG, se vogliono sopravvivere, dovranno anche imparare dai piccoli. Che sono l'anima di Internet, c'è poco da fare.

Saluti maremmani.
Ale

Inserito da Filippo Ronco

il 13 novembre 2009 alle 12:04
#2
Mi viene in mente un post scritto qualche tempo fa "be good". Secondo me finché riusciamo tutti a interpretare bene il nostro "essere buoni" e ad applicarlo alla realtà non come se fosse una facciata ma con i fatti, non dovrebbero esserci problemi nemmeno con le commistioni più hard, sono molto liberale in questo senso :-)

Però ecco, è fondamentale questa cosa dell'essere buoni:
http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=3555

Il succo è che se ci riusciamo, avremo tutti un mondo migliore.


Ciao, Fil.

Inserito da Giampiero Nadali

il 13 novembre 2009 alle 12:34
#3
(Direttamente dall'auditorium di WInefuture, Logroño).
Primo: la conferenza non è finita, siamo al secondo e conclusivo giorno.
Secondo: tre rondini - seppur grandi e ben dotate finanziariamente - non fanno primavera. Le grandi aziende impegnate nel mondo online sono ancora troppo poche.
Terzo: la contrapposizione piccoli e grandi è un po' stucchevole. Il messaggio più forte, per ora, arriva da un supposto "piccolo", così come viene pensato e presentato dalla mistica il signor Gary Vaynerchuck, il blogger-scrittore-videoimbonitore di Wine Library. Un signore che fattura 45 milioni di dollari vendendo vino, e investe un milione di dollari in comunicazione online.
Quarto: rischio coinvolgimento? Mah...! In ogni caso, il sottoscritto come tanti altri, ha da tempo scelto la trasparenza: si valuta caso per caso, e in caso di conflitti potenziali li si comunica in anticipo al pubblico.
Ci vediamo su http://www.aristide.biz/2009/11/live-report-winefuture-rioja-09-giorno-2.html
Ciao.

Inserito da Filippo Ronco

il 13 novembre 2009 alle 12:47
#4
Grazie Giampiero per questo mezzo decalogo.
Secondo me invece Gary Vaynerchuk non è affatto da considerare come "piccolo", tutt'altro!, è forse uno degli emblemi di questo travaso di nuovo establishment con cui i vecchi "grandi" sono costretti a confrontarsi e attenzione, ho cercato di non dare alcun giudizio in questo post, solo porre una questione a me cara. Personalmente adoro Gary così come tanti altri blogger più e meno grandi ma quello che cerco di dire è un'altra cosa: non ti sembra che il mondo della rete, a cui nessuno dei soggetti (grandi e piccoli) della vecchia guardia prestava attenzione fino a ieri, oggi siano al centro dell'attenzione anche (forse) per opportunità ?

Certo avergliela menata per 10 anni di considerarci e poi interrogarsi su improbabili dubbi quando finalmente lo fanno è paradossale me ne rendo conto ma ho questa sensazione che le grandi cose che sono partite dal basso, stiano o possano subire una modificazione genetica del loro dna. Buona o cattiva che sia, dico solo parliamone.

Ciao, Fil.

Inserito da Filippo Ronco

il 13 novembre 2009 alle 13:11
#5
Ci sono poi una serie di link che aprono quanto meno degli interrogativi sul personaggio Pancho Campo, che se non vado errato era (si è dimesso) a capo dell'organizzazione dell'evento:

1) http://www.thenational.ae/apps/pbcs.dll/article?AID=/20090920/NATIONAL/709199860/1010

2) http://jimsloire.blogspot.com/2009/10/pancho-campo-mw-timeline.html

3) http://jimsloire.blogspot.com/2009/10/pancho-campo-mw-man-with-conviction.html

4) http://jimsloire.blogspot.com/2009/10/pancho-you-can-run-but-you-cant-hide.html

5) http://www.drvino.com/2009/10/08/wine-future-rioja-opening-pandoras-grenache/

Qualcuno a Wine Future, ha posto qualche domanda a questo signore tra i blogger presenti ? Così per sapere.


Ciao, Fil.

Inserito da Giampiero Nadali

il 13 novembre 2009 alle 13:32
#6
Uff... le questioni personali di Pancho Campo non mi sembra condizionino le idee di tanti e preparati professionisti intervenuti qui.
No, non credo che Pancho Campo sia presente all'evento, e non credo che nessuno gli abbia potuto chiedere alcunché.

Inserito da Filippo Ronco

il 13 novembre 2009 alle 13:42
#7
No infatti Giampiero, il post parla di temi molto più ampi delle faccende personali del signor Campo che qui rilevano solo fino ad un certo punto.

Ciao, Fil.

Inserito da Alessandra Rossi

il 13 novembre 2009 alle 14:16
#8
Molto più ampi.

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 13 novembre 2009 alle 14:57
#9
Non sarebbe normale non avere quantomeno delle perplessità al riguardo del fenomeno, ma solo quelle in quanto per sua stessa natura il web accetta tutto, contiene tutto.

Io credo che le grandi aziende soprattutto wine & food avrebbero volentieri fatto a meno di confrontarsi con web 2.0, ma hanno capito che non esserci a questo punto getta l'ombra del sospetto su di loro del tipo : perchè non si mostrano ?

Il che equivalendo a perdita di credibilità, immagine e profitti, innesca in loro la necessità/obbligo di entrarci.

Devono prima risolvere un problema, quello della trasparenza, come qualcuno ha già fatto mettendo in campo una doppia personalità, un doppio credibile spendibile nel 2.0

Questo è irrinunciabile, perchè non rispondere ad una domanda o mentire sulla risposta data ad un interlocutore 2.0 equivarrebbe ad un suicidio mediatico, ma non credo che le Major siano intenzionate a dire esattamente tutto ciò che sono e che fanno infatti è nella disinformazione generale che affondano la credibilità della loro costosissima reputazione :-)

IMHO
Ciao
Paolo

Inserito da Filippo Ronco

il 13 novembre 2009 alle 15:17
#10
Questa è affilata Paolo, io per esempio ho molte certezze in meno, sia in un senso che nell'altro, come diceva oggi su twitter l'amico Vittorio Rusinà, appssionato osservatore delle dinamiche sociali sul web, "è in atto un cambiamento molto lento, il filtro è nel dialogo, non è facile fingere un dialogo vero, reale", penso che la partita sarà giocata tutta lì. Ma è una questione bidirezionale, attenzione: non conterà solo che partita sapranno giocare i grandi (parlo così per farmi capire da tutti) e con quale livello di trasparenza, bisognerà anche vedere quali filtri la blogosfera saprà applicare, caso per caso.

Ciao, Fil.

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 13 novembre 2009 alle 15:48
#11
Io auspico davvero nel presente e futuro prossimo il sano confronto a tutti i livelli, sarebbe davvero un mondo migliore come dici tu, tuttavia non si può far finta di non sapere quale sia lo stato attuale e passato della comunicazione delle grandi società e che questo rappresenti un dilemma da risolvere prima di avviare un confronto.

E' solo una lucida analisi della realtà delle cose, non un giudizio.

Poi lo ammetto, io non tollero che non mi si dica tutta la verità sugli alimenti che mi si vogliono far comprare e ancora meno che si usino atrifizi comunicativi affilatissimi per farmi credere che una cosa è quello che non è.

E' un mio limite, pardon.

Ciao
Paolo

Inserito da Alessandra Rossi

il 14 novembre 2009 alle 12:45
#12
Nel 1999 cioè gli albori di Internet per le pmi italiane, un illuminato del web, Roberto Venturini, scrisse un fenomenale articolo su WebMarketingTools - magazine di settore allora n°1 in Italy - dal titolo "Internet, un pericolo per le aziende".
Si riferiva sia alla incapacità delle PMI di vivere efficacemente questa nuova forma di comunicazione, ma anche al temibile confronto che le Grandi Aziende avrebbero dovuto tenere con il popolo del web, che persino 10 anni fa, quando eravamo davvero 4 gatti, si esprimeva già in modo molto diverso da quello degli altri media.
Ho una ragionevole fiducia che sia anche il MEZZO ad incidere sul contenuto.

Inserito da Alberto Ugolini

il 17 novembre 2009 alle 12:21
#13
Caro Filippo,
il pensarci su, relativamente a questi “travasi di establishment”, non solo non può far male ma risulta essenziale per capire come si stanno modificando le modalità di conversazione.
La comunicazione sta cambiando radicalmente, aprire al dialogo e alla conversazione con i diversi soggetti non solo del mercato ma anche alla rete e all'informazione on-line è un tassello per noi fondamentale per capire, conoscere, approfondire, imparare e non per certo per influenzare.

E' proprio qui il punto essenziale, a noi interessa dialogare con coloro che ci possono aiutare a comprendere i cambiamenti del modo di comunicare, i nuovo mezzi, i nuovi linguaggi, con coloro che già comunicano in maniera diversa, ben consapevoli e fieri da parte nostra dell'impossibilità di influenzarne in alcun modo il giudizio, almeno quello di coloro con i quali ci interessa veramente parlare perché oggettivi, autorevoli e degni di fiducia.

Posso comprendere la rabbia esternata da Paolo Carlo circa la non trasparenza nell'attività di comunicazione di molti soggetti, soprattutto se di grandi dimensioni, con l'ipotesi che questi avrebbero fatto volentieri a meno di confrontarsi con il web 2.0, ma non dimentichiamo che le grandi come le piccole aziende sono formate da persone (magari le prime ne hanno qualcuna in più), dotate ciascuna di etica, intelligenza, visione strategica ecc., per cui con altrettanta passione quoto l'osservazione di Giampiero sulla stucchevolezza della contrapposizione fra grandi e piccoli, la dimensione conta relativamente, anzi nel nuovo modo di conversare la dimensione non conta (quasi) più, il dialogo è fatto di persone che parlano direttamente fra loro, mettendo la propria faccia e la propria reputazione e, come dice Filippo, non è facile fingere un dialogo vero, reale, e in ogni caso non converrebbe.

Ha ragione Alessandra, per sopravvivere i big dovranno imparare dai “piccoli” (per dimensione, non per influenza), dovranno guardare al popolo del web, dovranno confrontarsi sia nei contenuti ma anche nei mezzi, e la trasparenza da obiettivo diventerà conditio sine qua non.

Credo che l'azienda che già sa ascoltare le persone che lavorano per essa, e si confronta con loro in modo aperto e dialettico, non può temere, anzi non può che auspicare, il dialogo e il confronto con le persone che sono al di fuori di essa.

Dalla conversazione, di qualsiasi genere, c'è solo da imparare...

Alberto Ugolini
Brand Ambassador
Gruppo Santa Margherita

Inserito da Filippo Ronco

il 17 novembre 2009 alle 12:37
#14
Caro Alberto, grazie molte per questo tuo intervento che, inutile negarlo, un po' aspettavo. Santamargherita ha sempre avuto un rapporto molto trasparente con le persone del web fino ad oggi coinvolte in questo o quel progetto e ne apprezzo moltissimo la filosofia. Grandi e piccoli sono la faccia di un nuovo luogo in cui ci si confronta alla pari, sono d'accordo che la distinzione non conti più molto, quel che conta sono appunto le persone e come queste decidono di agire, se eticamente o meno. Questo confronto non penso sia stucchevole, anzi è doveroso, necessario. E c'è anche un altro lato sfiorato ma non approfondito: travasi di establishment vuol anche dire sovvertimento degli equilibri precostituiti, singoli o piccoli gruppi nuovi che divengono più influenti di vecchi grandi gruppi consolidati, accade anche questo su internet ed accade molto velocemente. Queste persone, grandi e piccole, portano con loro una responsabilità etica e di trasparenza in continua crescita e proporzionale al livello di influenza che acquisicono nel tempo. E' qualcosa su cui sentivo la necessità di confrontarmi direttamente, proprio nell'ottica di quella trasparenza massima a cui sempre tendo nel mio operare.

Ciao, Fil.

Inserito da Alberto Ugolini

il 17 novembre 2009 alle 13:25
#15
Ciao Filippo,
è vero: gli equilibri precostituiti sono da sempre stati sottoposti a cambiamenti, ma la velocità con cui oggi avvengono è decisamente impressionante, anche se sono convinto che l'accelerazione vera e propria di tale trasformazione debba ancora verificarsi.

Per questo ritengo importante per una azienda come quella in cui lavoro, ma anche per il sottoscritto come soggetto in quanto tale, affrontare in maniera attiva tale prosepttiva, anzi certezza, di sovvertimento attraverso il confronto da un lato con chi ne è artefice (le persone che lavorano attivamente nel web, la conoscenza degli strumenti che esse utilizzano) e dall'altro con coloro che da tali persone e strumenti possono trarre vantaggio (gli utenti intermedi e finali, ognuno con proprie esigenze e richieste).

Per le prime, le persone attive nel web, al di là della competenza tecnica, ormai estesa e acquisibile con una certa facilità, ciò che farà la differenza sara' l'affidabilità, la responsabilità etica e la trasparenza.
Per i secondi, gli utenti, al di là della qualità sensoriale dei prodotti, anch'essa estesa e acquisibile ai diversi livelli con una certa facilità, ciò che farà la differenza nelle scelte sarà l'immagine di correttezza e rispetto, di fiducia e affidabilità che riconosceranno all'azienda (immagine, che non può rimanere a lungo come semplice facciata, immagine che quindi sarà il riflesso della realtà).

E credo che tale fiducia sarà tanto più elevata quanto più un azienda saprà dare voce e volto alle persone che ci lavorano; per questo le aziende piccole, seppur dotate di minori mezzi finanziari, possono sfruttare un vantaggio non indifferente in quanto associabili direttamente alla faccia simpatica e alla personalità esuberante del titolare (Paolo Carlo, ogni riferimento è puramente casuale... o causale?)
Per le aziende più grandi, è questa una sfida non da poco, nata forse da una esigenza di sopravvivenza, ma trasformabile in una stimolante opportunità.

Esserne almeno coscienti è già un bel punto di partenza, ma di certo non basta

Alberto

Inserito da Filippo Ronco

il 17 novembre 2009 alle 13:37
#16
C'è anche un altro fattore secondo me determinante nel successo di chiunque, sia nella vita offline che in rete, sia grandi che piccoli: la coerenza.

Un esempio concreto: sempre più spesso mi capita di vedere associati a brand famosi iniziative di tipo benefico. Quanto di queste iniziative benefiche (aiuti al terzo mondo, ecc.) sono coerenti con le attività e con il modus operandi e con il livello di etica di questi grandi brand ?

E' un punto su cui ho già scritto in passato ma secondo me è cruciale: i brand saranno tanto più apprezzati quanto più sapranno essere trasparenti e coerenti. Non solo. Aggiungo che probabilmente, questo travaso in rete, dove nulla e nessuno può nascondersi o prendere in giro qualcun altro pena la morte immediata, porterà oltre ad uno sfoltimento anche ad un miglioramento globale del modo di fare impresa, non solo a livello di scambio e confronto con i mercati e quindi con le persone che consumano ma anche e soprattutto nel concreto del quotidiano loro operare.

Ciao, Fil.

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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