Mi sono svegliato presto presto la mattina del convegno su vino, web e social media a Vinitaly, non amo molto parlare in pubblico ed anzi, mi crea sempre una certa apprensione anche se poi qualcosa riesco ad abbozzare. Pazienza ho pensato, in fondo sei rimasto qui due giorni in più apposta, vai, dì le tue quattro cose e puoi tornare a casa dalle tue (adorate) donne. Sono entrato presto in sala Vivaldi, circa un'ora prima dell'inizio del convegno. Tutto stramaledettamente troppo ordinato. Eravamo due, insieme a me un simpatico quasi-enologo dell'asolano venuto per "capirci qualcosa di più". Non poteva certo immaginare che la giornata sarebbe stata prevalentemente orientata a discutere delle immotivate dicotomie tra mondo dell'informazione tradizionale e mondo della condivisione dell'informazione in rete.
Quello che non si tiene presente quando si è più concentrati sull'obiettivo polemico che sulla visione d'insieme è il contesto nel quale si è svolto il convegno: Vinitaly, appunto. Un vero e proprio miracolo. Il tutto è stato certamente lacunoso: fino a pochi giorni prima dell'evento nessun cenno, nemmeno i relatori avevano una precisa idea di chi fossero i propri compagni di ventura, di quale fosse il target in sala, quale il programma o il tema preciso da affrontare. Tutto molto, troppo generico e troppo poco tempo per poter preparare qualcosa di serio e articolato ma si è trattato comunque di un miracolo.
Un'impresa non scontata
Quando dietro le quinte devi spendere più tempo a convincere i tuoi partner istituzionali della bontà dell'idea e della necessità di aprire un dialogo tra due mondi (uno dei due per lo più monolitico e inamovibile), ne resta poi poco per curare dettagli e contenuti al meglio. Faticoso: così Beppe mi ha descritto l'iter travagliato che ha portato a questo convegno. Poi non so, magari ci sono stati anche problemi organizzativi e certo non riesco a concepire come sia possibile che nulla si sapesse di questa cosa online ancora la settimana precedente l'evento ma non ostante tutto non mi sento di liquidare la cosa con un nulla di fatto.
Beppe Giuliano è riuscito in un'impresa tutt'altro che scontata. Non parlo di una semplice interazione della rete con Vinitaly, quella è sotto gli occhi di tutti ed ha trovato quest'anno una delle maggiori espressioni di sempre, tanto che mi piace definire il mio un Vinitaly people driven. No, parlo della parte tosta, quella dove bisogna superare lacci e lacciuoli, quella delle cose da vagliare, delle scelte opportune o sconvenienti, quella del coinvolgimento delle istituzioni, dei confronti - mai semplici - tra vecchio e nuovo. Uno spazio istituzionale ad internet, sia pur sotto forma di convegno, riconosciuto e approvato da Vinitaly. Considerato il contesto, questo è stato il merito di Beppe Giuliano: entrare laddove è difficile entrare, avere spazio laddove è difficile avere spazio, avvicinare alle istituzioni e all'ente organizzatore una rete che di solito preferisce ritrovarsi tra sé e sé.
A Francesco Annibali che non conosco ma leggo su intravino che si prende il tempo per ideare congetture inopportune, vorrei chiarire che nulla so degli altri relatori ma che il sottoscritto non ha percepito alcuna remunerazione per la partecipazione al convegno (e ci mancherebbe) ed è anzi rimasto appositamente a Verona due giorni in più del previsto e programmato - con indicibili casini che non vale qui la pena raccontare - proprio per dare una mano ad un amico che glielo aveva chiesto con tanta partecipazione.
A piccoli passi
Cosa è cambiato?
Magari niente, per carità e il timore è un po' sempre quello di essere usati alla bisogna. Mi ero confidato con alcuni amici il giorno prima del convegno proprio su questo aspetto. Però porto con me la netta sensazione che almeno qualcosa dello spirito nostro - dell'anarchia sostenibile, dell'autodisciplina e dell'etica come necessità per credibilità e reputazione - sia passato. Non dico certezze assolute ma almeno vibrazioni positive, queste si.
In alcuni momenti si è respirata aria pulita fatta di parole sincere a viso aperto e ve lo dice uno che di solito a pelle non sbaglia su queste cose: Amadori, il rappresentante dell'ordine dei giornalisti del Veneto da alcuni tanto bistrattato, secondo me è stato il relatore paradossalmente più "toccato" dai pensieri "nuovi" espressi durante la giornata, forse anche perchè era (mi piace usare l'imperfetto in questo caso) il più lontano da essi.
Ed è così che si fanno le cose, a piccoli passi.
Qualcuno lo avrebbe voluto lupo, secondo me si è sentito più preda e su questo - sul far sentire gli altri preda intendo - la rete dovrebbe qualche volta riflettere. Io l'ho trovato estremamente disponibile,garbato e gentile nei modi, attento e aperto al confronto. Ce ne fossero di lupi così, testa china quando gli ricordi che le redazioni dei giornali di carta normalmente hanno appuntamenti periodici con le concessionarie per pianificare la commistione tra articoli e pubblicità.
Gaja.
Non mi ha per nulla colpito la sua assenza. Anzi, mi sarei stupito di vederlo in sala e avrebbe sen'zaltro rovinato l'appeal della mia slide sulle aziende che riescono a fare buzz senza stare in rete, quindi va benissimo così.
Mi ha un po' intristito invece la prematura uscita di scena della brand manager di Vinitaly, Elena Amadini, subito dopo il suo intervento introduttivo dove ha avuto solo il garbo di ammettere che Vinitaly e rete per il momento non si stanno ancora parlando. Pensare che io sono rimasto a Verona due giorni in più apposta per questo convegno. Alle volte le priorità sono differenti, è normale.
Il convengo è andato troppo per le lunghe e non è stato dato adeguato spazio alle domande ma forse è servito ad introdurre alcuni concetti tra le maglie di un'organizzazione rigida e poco incline ai fuori programma. Chissà.
Ci vediamo a Vinix Unplugged Unconference, dove le cose girano un po' diversamente.
Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...
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Inserito da Maria Grazia Melegari
il 14 aprile 2010 alle 00:58Grazie di tutto, Fil.