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Facci Vs/ Gilioli e lo sciopero dei blogger, di Filippo Ronco

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Facci Vs/ Gilioli e lo sciopero dei blogger

di Filippo Ronco

E' di questi giorni l'articolo di Alessandro Gilioli su L'Espresso in risposta ad un articolo di Filippo Facci pubblicato recentemente su Il Giornale e relativo alla proposta di sciopero dei blogger previsto per il 14 luglio prossimo (sciopero al quale TigullioVino aderisce). Il pezzo di Gilioli prende in esame alcune problematiche espresse da Facci restando fortemente critico sulle soluzioni proposte dal governo che vorrebbe estendere hic et nunc all'online, schemi e categorie normative vetusti e a mio avviso inappropriati e anacronistici per la rete.

In estrema sintesi, Facci dice: blogger, datevi una regolata ed accettate il fatto di essere soggetti alla stessa normativa prevista per i giornali in tema di rettifiche (e relative multe in caso di inadempienza). Gilioli dice: no, quelle regole sono state create per soggetti e situazioni diverse in tempi diversi mentre per la rete occorrono soluzioni ad hoc perchè si tratta di una realtà troppo diversa e troppo eterogenea e composita per essere semplicemente "assimilata" alla comunicazione tradizionale.

Questa frase del pezzo di Gilioli mi sembra esemplificare molto bene la problematica: "una legge che applica meccanicamente alle “camerette” di MySpace le norme pensate per il Corriere della Sera, è semplicemente stupida".


Una discussione inevitabile

Prima o poi dovevamo arrivarci ad una discussione di questo tipo, ad un confronto serrato che ammettesse le falle da una parte ma che al contempo prendesse atto della inadeguatezza delle soluzioni normative canoniche (o più correttamente, delle norme tout court) quali metodi efficaci per contrastare i comportamenti devianti. Il tema della "normazione" della rete è affascinante quanto grottesco, una sorta di desiderio utopico (del legislatore) realizzabile - forse - in astratto ma impossibile da mettere in pratica per via delle infinite problematiche relative per esempio:

  • alle dimensioni della rete
     
  • all'assenza di barriere o confini geografici sui quali fare affidamento
     
  • all'interrelazione e collegamento tra contenuti, nodi, persone di paesi, lingue, culture e legislazioni diverse e ben difficilmente "scorporabili" l'una dall'altra per il piacere di questo o quel governo.
     

L'eccezionalità del fenomeno internet

Per affrontare la questione in modo costruttivo bisognerebbe a mio avviso partire dalla constatazione dell'eccezionalità del fenomeno internet e non tanto perché debba essere stigmatizzato come un luogo dove si può fare quel che si vuole restando impuniti - il che non è dal momento che più volte blogger sono stati condannati per diffamazione e chiunque può ben essere perseguito per reati commessi - quanto piuttosto per l'unicità e specificità intrinseca che effettivamente contraddistingue questo mezzo.

Mezzo, media, strumento o semplicemente e più correttamente rete. Già è difficile definire cosa sia, figuriamoci normarla questa cosa. Si tratta davvero di un luogo relativamente nuovo e di forma atipica, non assimilabile ad alcuna cosa che ci sia mai capitata prima. Da qui la necessità di un approccio specifico, diverso e sicuramente open minded.

Negli ultimi 15 anni internet ha assunto proporzioni e radicamento tali da essere ormai intersecata alla vita lavorativa e sociale di ognuno di noi, dalla grande holding al piccolo privato, dal grande giornale all'amministrazione pubblica, dalla rete televisiva al centro benessere, tutto passa per la rete. Anche la Chiesa usa internet.


Un nuovo modello sociale autogestito

Occorre prendere atto che si tratta di qualcosa di più di uno strumento, è a mio avviso l'embrione di un nuovo modello di società basata sulla reale parità di opportunità - se non ci fosse il digital divide almeno - sulla condivisione e lo scambio e la cui autogestione ruota attorno a due grandi temi: quello della privacy e quello della reputazione online.

La privacy è un concetto a mio avviso superato, vecchio, anacronistico, un controsenso ontologico nella società della rete, un diritto ceduto in cambio di una maggiore libertà di movimento e interazione totale, un mondo nel quale è ancora - per poco - possibile non calarsi ma nel quale siamo già dentro anche senza volerlo (ricordate: "la rete parla di te anche se non vuoi"). Un diritto che andrebbe previsto e regolato in modo differente per l'online e per l'offline.

La reputazione invece sta alla base dell'autogestione ed autoregolamentazione della rete secondo me. Chi non ha rispetto della propria persona online usa la rete come un luogo dove effettivamente fare quello che gli pare, al di fuori delle regole civili o del semplice buon senso. Ma il concetto che vorrei qui condividere con Gilioli e Facci - sempre che questo post di questo misero blog di provincia giunga loro - è che non è più necessario in rete porsi il problema della regolamentazione delle informazioni perchè se l'informazione è la materia che compone la rete, un'informazione distorta, errata o diffamatoria è una metastasi che viene automaticamente isolata dal sistema stesso di pari passo con la perdita di autorevolezza, reputazione e quindi credito, che l'uso improprio presto o tardi inevitabilmente comporta per la fonte compromessa.

Ferma la giusta applicazione delle regole penali ai reati compiuti nella e/o per mezzo della rete, dovremmo quindi almeno accettare questa sorta di discrasia normativa tra l'on e l'offline sottomettendoci all'idea che si tratta effettivamente di due dimensioni troppo diverse per poter essere trattate nello stesso identico modo. Preservare tutto questo, sforzandoci di trovare soluzioni specifiche è parte di un bene molto più grande, la nostra libertà.

Letto 9099 voltePermalink[3] commenti

3 Commenti

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 09 luglio 2009 alle 13:56
#1
Ciao Filippo,
ho dovuto obbligare le mie mani a smettere di applaudire questo tuo post, altrimenti non avrei potuto scrivere..

In questa tua frase " non è più necessario in rete porsi il problema della regolamentazione delle informazioni perchè se l'informazione è la materia che compone la rete, un'informazione distorta, errata o diffamatoria è una metastasi che viene automaticamente isolata dal sistema stesso di pari passo con la perdita di autorevolezza, reputazione e quindi credito, che l'uso improprio presto o tardi inevitabilmente comporta per la fonte compromessa" , io credo ci sia il succo del discorso intero.

Grazie
ciao
Paolo

Inserito da Fabrizio Gallino

il 09 luglio 2009 alle 14:20
#2
Mi permetto di postare un commento.
Innanzitutto TGV non è un "misero blog di provincia" ma è una delle realtà più importanti ed autorevoli nell'ambito dell'editoria online legata al mondo del vino e del cibo.
Mi associo al commento precedente per la qualità del post; e concordo che la centralità del discorso risieda in quella frase. Ma, dal mio miserrimo punto di vista, non sono così "positivo" per quanto riguarda l'autoregolamentazione e le capacità autoimmuni del sistema nell'esplellere od isolare le "metastasi" diffamatorie o distorte. E qualora si riuscisse anche ad isolarle, in ogni caso, un danno sarebbe cagionato a qualcuno. E riparare ad un danno, anche banale, è sempre un processo lungo e faticoso, a maggior ragione quando si parla di credibilità e autorevolezza. Ovvio, non servono norme classiche ed un sistema legislativo approntato come quello attuale. Ma penso che l'atipicità della rete non consenta di trovare soluzioni valide, se non una pericolosa censura. Ed il buon senso, invocato nel post, è oramai merce sempre più rara.. Grazie per l'ospitalità.... :-)

Inserito da Luigi Bellucci

il 10 luglio 2009 alle 15:48
#3
Mi sono letto prima Facci e dintorni e poi Gilioli e dintorni.
Beh, a parte le offese che qua e là trapelano, come al solito la vera intelligenza si vede subito. Leggetevi una delle (poche) menti italiane ancora lucide (e che il SIGNORE ce lo conservi):
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-nemico-della-stampa/2104060&ref=hpsp

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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