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Viaggi enogastronomici

Tipicità compie 20 anni: Porto San Giorgio e Ancona (Prima Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Sempre caro mi fu … tornare con la mente e col corpo in questa magica terra marchigiana, che vivo sempre come una meravigliosa e sorprendente appendice del mio amato Montefeltro. Stavolta mi dà lo spunto per tornare Angelo Serri che organizza e celebra la ventesima edizione di Tipicità, che non si ferma al territorio marchigiano, ma ne supera i confini e si estende all’Italia e all’Europa delle isole Lofoten, della Slovenia e della Serbia. Al suo interno la nona edizione della Rassegna dello stoccafisso, un’esperienza unica e irripetibile. Tipicità quest’anno significa prodotti tipici ma anche esperienze di vita sul peschereccio con pranzo a bordo tra pescatori di razze diverse, significa ammirare la costa dal mare in una giornata serena e ventosa, significa la cena nella magica cornice di Villa Lattanzi offerta dall’elegante Signora Ambasciatore di Serbia, ma anche arte e storia con la visita alle cisterne romane di Fermo, al Palazzo dei Priori, ai 350.000 volumi della Biblioteca Comunale con l’incunabolo manoscritto di Cristoforo Colombo e ancora la Cattedrale, il Museo Polare e il teatro di fine ‘700 con la riproduzione del Duomo di Fermo in una stupefacente scultura di cioccolato. Quest’anno significa la visita a Macerata e al suo sferisterio, vissuto dal di dentro con nuove e gradevoli emozioni, la visita al Museo della carrozza e il buffet dei prodotti tipici marchigiani preparati dai ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Cingoli e poi le delizie del Minonda per la cena goriziana preparata da Renzo Spanghero, che rappresenta la nona generazione di antichi ristoratori. Infine il top della manifestazione con “stoccafisso senza frontiere”, la deliziosa cena preparata con piatti a base di merluzzo, tutti diversi e uno più buono dell’altro, per sapori, per profumi, per tecniche, per originalità. Insomma un caleidoscopio di sensazioni, di sapori, di gusti, di meraviglie, in ambienti accoglienti, eleganti, talora di antica cultura e saggezza.

Vedi anche Tipicità compie 20 anni: il Via e Fermo (Seconda Parte) 
Vedi anche Tipicità compie 20 anni: Macerata e la Bisiacaria (Terza Parte) 
Vedi anche Tipicità compie 20 anni: Un po’ di Marche e la rassegna dello stoccafisso (Quarta Parte)

Venerdì 20 Aprile 2012.

Alla sera si getta … l’Ancora

Il viaggio da Chiavari attraverso il levante ligure, la Val di Taro e poi la strada a fianco dell’antica Via Emilia lungo la Romagna fino a Rimini, per una breve sosta a San Marino, e finalmente le Marche fino a Porto Sant’Elpidio, di nuovo sul mare, è accompagnato da un tipico tempo primaverile. Pioggia a scrosci e sole tra le nubi a macchia di leopardo e ancora pioggia e poi sole, in un brillare continuo di goccioline e asfalti e scatole metalliche colorate per tutto il tragitto, in un alternarsi continuo di luci e colori.
L’arcobaleno a fine pomeriggio, da Fano ad Ancona e oltre, mi accompagna e mi rallegra la conclusione del viaggio. Una curiosa notizia sconvolge il traffico mattiniero: nella notte un incidente sulla A1 tra Piacenza e Parma provoca l’apertura di un grosso camion che trasporta animali vivi, mi sembra mucche, che si disperdono impaurite lungo l’autostrada, tanto da costringere alla chiusura del tratto, con conseguente blocco del traffico tra Milano e Bologna. Ogni tanto è bello dover rinunciare alla frenesia che ci accompagna troppo spesso nel nostro viaggio esistenziale, magari per guardarci meglio intorno.
Dopo la sosta all’Holiday per il trasferimento dei bagagli in camera si va tutti insieme, in pullman, al ristorante L’Ancora, all’interno del porto di Porto San Giorgio.
La cena celebra una sorta di gemellaggio con i partners norvegesi di questa edizione, che vengono dalle Isole Lofoten. Il sindaco di Fermo, la prof. Nella Brambatti e il suo assessore al turismo, Manuela Marchetti, accolgono gli ospiti, tra cui anche un ospite russo, Igor (Giorgio in italiano)
I convenevoli si riducono al minimo indispensabile e alle nove e venti inizia la cena con le alici alla scottadito su rucola, Sauté di cozze con crostini, poi deliziosi maccheroncini di Campofilone con asparagi e gamberi. Pesce freschissimo e i sorprendenti vini di Celestino Allegrini, Passerina e Pecorino, semplicemente strepitosi e assai beverini, fanno da cornice a una piacevole serata tra vecchi amici e nuove simpatiche conoscenze. Si prosegue con una deliziosa frittura dell’Adriatico con insalata mille colori.
A chiudere le pere al rosso piceno, eccellenti.
Mentre mi godo gli ultimi sorsi dei due vini di Manù di Celestino, l’oro e l’argento avverto la piacevole sapidità, la pulizia, la persistenza della nota floreale e l’intensità di quella fruttata, con le sfumature in retrogusto che vanno dal biancospino alla mandorla verde e talora leggerissime note agrumate.
Saluto con piacere Celestino, al tavolo di Alberto Mazzoni, e mi complimento per le sue bottiglie.
Ora tocca ad Alberto tenere il suo speach finale. Da tempo considero Alberto il vero promoter del vino marchigiano, e non solo, nel mondo. Stasera parla di Marche, di gente laboriosa e attenta alla vigna, gente che ha imparato, negli ultimi dieci anni, a promuovere ciò che produce, a informare correttamente, a far sapere. La sinergia tra l’incentivazione del ricambio generazionale, con nuove culture e nuove mentalità, da padri a figli, da nonni a nipoti, da zii a nipoti, e le agevolazioni economiche, da una parte, insieme alla concentrazione delle produzioni dall’altra, hanno spinto verso nuove mete sia i Consorzi, come l’Ascolano, sia le province di Ancona, Macerata, Pesaro Urbino, con le loro 16 DOC.
Tutti i produttori possono partecipare. Grande e piccolo operano insieme fornendo volumi e qualità, numeri significativi e grandi prodotti di nicchia. Il tutto viene condito dalla progettualità, investendo milioni di Euro in maniera mirata e meditata attraverso opportuni piani predefiniti, con 12 – 18 mesi di anticipo. Quando il Consorzio è nato aveva 18 soci sostenitori. Oggi i soci sono la bellezza di 1114. Programmazione e capacità di investire, in siti internet, in comunicazione, pagando in anticipo con il sostegno del 50% di contributo pubblico europeo. Stanno tutti insieme, sia chi va in bicicletta, sia chi va in auto o in aereo. Nel triennio 2009 – 2011 si sono investiti più di otto milioni di euro, di cui poco meno della metà a carico dei produttori.
Il mercato di questi mesi riesce a sopravvivere solo se riesce ad esportare adeguatamente. Germania e Inghilterra in Europa, USA, Giappone per il resto del mondo e poi Brasile e Russia che sono in crescita, con Cina e India che sono i più rapidi a crescere, seppure solo in termini percentuali e non ancora in termini assoluti. Vi sono due tipologie di prodotti, quelli di massa, sotto i 4 Euro, quelli di qualità sopra i 20 Euro.
Stasera abbiamo qui Allegrini che è un giovane emergente tra i produttori marchigiani con il suo Pecorino DOC Falerio e la sua Passerina IGT. Sono due vini che Alberto definisce “di moda” perché tutti li chiedono.
In realtà il vino è storia, territorio, tradizione. Il pecorino di Celestino nasce nella Valle dell’Aso, a 600 metri di altitudine, grazie a Guido Cocci Grifoni. Prende il nome dalle pecore che, nella transumanza, ne brucavano i tralci. Lo caratterizza una spiccata acidità che gli conferisce una piacevole freschezza, ma lo caratterizza anche l’estratto di 24 g/litro che gli dà struttura e buon corpo. Secondo Alberto è l’uva ideale per una spumantizzazione.
La passerina invece, più leggera e più beverina, era il vecchio pagadebit romagnolo, con elevata produttività e piacevolezza alla beva.
È passata mezzanotte quando si risale sul pullman per tornare all’Hotel a passare la notte.

Sabato 21 Aprile 2012

Antonio Micucci e Impavido

La giornata è luminosa e tiepida. Scendo in sala bar per una parca colazione tra personale gentilissimo e veloce nel servizio. Alle 9.30 tutti sul
Pullman per la visita ad Ancona a al suo porto in compagnia dell’assessore alle attività produttive Adriana Celestini, socia fondatrice e Presidente dell’Associazione “Penelope- donne nella pesca” che rappresenta tutte le donne che a vario titolo operano nel mondo della pesca.
Lungo la costa, dall’autostrada si vedono in cima ai colli le cittadine storiche, Recanati, Loreto, con la Basilica quasi a portata di mano, e poi Osimo, tutti illuminati dal sole. Si passa veloci tra i palazzi della periferia sud fino al porto, dove scendiamo poco dopo le dieci.
Antonio Micucci e Impavido sono i due pescherecci che ci portano al largo a provare le emozioni della pesca in mare. Le fatiche però non ci toccano. Se ne sono già occupati l’equipaggio dei sette professionisti ittici e del loro comandante Federico, che hanno già preparato alcune cassette di pesce azzurro da cuocere poi sul carbone dolce di legna per grill.
Ci spiegano la pesca in coppia col sistema volante: due pescherecci avanzano affiancati in mare a una certa distanza tra loro trascinando la rete che rimane alzata dal fondo a quote prefissate, a seconda dei banchi di pesci rilevati dal sonar elettronico che mostra tutto in cabina di comando.
In un’uscita in mare si possono pescare, nelle giornate più felici, anche tremila casse da otto chili di pesce ciascuna.
Nel porto di Ancona lavorano circa settanta barche come queste, più un centinaio più piccole e un’altra settantina di vongolare, specializzate nella pesca delle “poveracce” come le chiamiamo in Romagna.
Mentre la barca avanza veloce nel mare doppiando il promontorio si vede bene a destra il Lazzaretto del Vanvitelli e ancora oltre il quartiere dei poveri, Capodimonte e quello dei ricchi Guasco San Pietro. In alto San Ciriaco e sotto l’arco di Traiano, ormai sommerso dalle gru del porto che svettano molto più alte.
Alici e sarde sono i pesci più abbondanti, ma anche sgombri, canocchie e altri rimangono nelle reti.
Nel 2013 si prevedono grandi celebrazioni perché Ancona festeggerà i 2400 anni dalla fondazione.
Ancona infatti nel 387 a.C. diventa città, in quanto colonia di Ankòn di Greci siracusani di stirpe dorica, che acquisiscono pacificamente il centro piceno. Non fa parte però della Magna Grecia.
La pesca è un’industria ancora importante nelle Marche, con i porti di Ancona e San Benedetto del Tronto.
Resto affascinato dal colore del mare col sole allo zenit, che sembra argento fuso. Avanzando verso est si vedono bene il Faro e poi le Grotte del Passetto, luogo di villeggiatura estiva di anconetani e marchigiani.
Più avanti sfioriamo il fortino napoleonico, la torre quadrata del De Bosis e la splendida chiesetta romanica, di un’eleganza unica. In fondo sulla sinistra si vedono già distintamente le due sorelle, gli scogli che separano Ancona da Sirolo, che non arriviamo a vedere.
Ormai è mezzogiorno e si torna nel vento per il fritto e l’azzurro alla brace.
Pranziamo sul peschereccio ancorati in porto, con alici marinate, alici alla brace, all’aglio o alle erbe naturali, spaghetti al sugo di pesce, pesce fritto, torte, ciambelle al limone, ciambelle al cioccolato, paste.
Annaffiamo con Pecorino DOC, Spumante e Verdicchio passito
Quest’esperienza resterà a lungo nei nostri cuori per la bellezza del territorio e il sapore dei cibi, per la cordialità delle persone e la scoperta della vita di mare.

Foto Credit: Gabriella Repetto

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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