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Viaggi enogastronomici

Torre Fornello: Fermenti Naturali e Arte

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Sono dodici anni da quando Enrico Sgorbati ha preso sulle sue spalle questa azienda, facendone un punto di riferimento vinicolo e culturale nel patrimonio enologico artistico italiano.
Saliamo ancora fino a Ziano Piacentino, alle spalle di Castel San Giovanni, per rivivere insieme a un gruppo di scultori e poeti italiani, francesi e spagnoli una serata di piacevolezze artistiche, enologiche e gastronomiche. Fermenti naturali è il titolo dell’edizione 2010, dove l'arte incontra il vino, i vigneti e la cantina. I protagonisti sono Martin Miguel da Nizza, che utilizza colore e calcestruzzo e Alberto Gianfreda da Desio, allievo di Arnaldo Pomodoro, e due loro opere entreranno nella collezione privata di Torre Fornello. A corredo della manifestazione gli arredi eleganti di Driade, laboratorio estetico leader nel design forniture. Insieme a Enrico e ai suoi collaboratori si fa la visita alle cantine e si assaggiano squisitezze del territorio accompagnate dalle ultime annate dei suoi bianchi e rossi, a partire dalle bollicine, mentre sparse qua e là per la villa si sentono le poesie degli artisti stessi che le declamano: Alain Freixe, Milli Graffi, Raphael Monticelli e Giulia Nicolai.
Le mostre delle opere continueranno sia a Piacenza al 7/A di Piazza Barozzieri, al Laboratorio delle Arti dal 20 settembre al 30 ottobre, dal martedì al sabato, dalle 16 alle 19 o per appuntamento, mentre a Torre Fornello potrete visitarle dal 20 settembre al 30 dicembre dal lunedì al venerdì 8,00-11,30 e 14,00-17,30; sabato 10-11,30 e 15,00-17.30 e domenica su appuntamento.

Lunedì 20 Settembre 2010

Un gradito ritorno

C’eravamo stati nel 2008 per il decennale e torniamo volentieri ancora una volta nel ritorno dalla Romagna montefeltrina. Usciamo a Castel San Giovanni e prendiamo la strada della Val Tidone. All’Hotel Rizzi lasciamo il bagaglio e proseguiamo per Borgonovo e poi per Ziano, fino alla curva dove si devia per Fornello. Alla fine della strada in leggera salita ecco l’Azienda, sulla nostra sinistra. In alcuni tratti di strada verso ovest il sole del tramonto è proprio una lama di luce negli occhi. Ciò non impedisce che ci accorgiamo di essere arrivati quando vediamo apparire sulla Torre del Fornello la bandiera segnavento in ferro battuto, con simboli astrali; tre stelle a otto punte e un pianeta ellittico al centro, che sta lì da secoli. La storia di questa bandiera, diventata oggi logo e marchio aziendale, è ignota. Forse è una traccia dei vecchi proprietari, l’antica famiglia Sanseverino, principi di Napoli, noti alchimisti e studiosi delle stelle. Enrico la interpreta dando a ogni simbolo della bandiera un significato particolare: la stella vuole indicare i punti cardinali del gusto, nord, sud, est e ovest, equivalenti ai quattro sapori fondamentali del vino percepiti al gusto: amaro, acido, dolce e salato, con le varie sfumature che rendono complessa e interessante ogni degustazione.

La festa sul prato e in villa

Il brindisi quest’anno è nel cortile interno della casa, con la vista sulla vallata verso sud, un punto incantevole e unico.
Comincio gli assaggi delle bollicine da Pinot Rosè – Metodo classico, il rosato di pinot nero (85%) e Chardonnay (15%), brillante e con un perlage fine, continuo e persistente. Al naso ha una nota floreale fine e delicata. In bocca presenta una buona acidità e freschezza, con discreta struttura. Assaggio poi anche gli altri due, bianchi, il primo Torre Fornello – Enrico Primo a base di Chardonnay (85%) e Pinot Nero (15%) il secondo Olubra metodo classico con Marsanne (90%) e Malvasia Aromatica di Candia (10%). Davvero tre belle sorprese.
Un quintetto di archi regala note vivaldiane alle nostre orecchie mentre l’ora fresca del vespro accarezza lieve il viso e le mani e i fermenti naturali nel bicchiere scolpiscono nella memoria questo piacevolissimo attimo fuggente che si prolunga.
Comode poltrone bianche di linea moderna macchiano lo sfondo verde del prato e della campagna dietro alla villa in mattoni rossi di cotto piacentino decorati dalle performances di Martin e Alberto.
Due parole di Enrico per dare un avvio ufficiale alla serata dedicata al matrimonio del vino con l’arte, alla degustazione di almeno una ventina dei nuovi vini, con tre etichette dedicate ai ristoratori per la loro particolarità e novità. Il vino vuole essere stasera il legame tra la tradizione dell’azienda e l’innovazione dell’arte che lo circonda e lo avvolge.
Martin è entusiasta di questo magnifico luogo in cui ci troviamo, carico di memoria, di memoria di lavoro, di lavoro e fatica che tale lo hanno reso nel corso di vite che si sono succedute.
Rosalba Sironi introduce gli artisti presenti, scultori e poeti dalla Spagna, dalla Francia, dall’Italia. Alcuni di loro leggeranno loro composizioni durante la sera, che si svolgerà attraverso visite alle cantine, assaggi di piatti preparati nelle cucine della villa e assaggi dei vini di Torre Fornello.
Seduto a un tavolo nel prato interno della villa assaggio un ottimo controfiletto al Sinsäl accompagnandolo a un sorso dello stesso vino, un eccellente Gutturnio Superiore DOC Colli Piacentini a base di Barbera (60%) e Bonarda (40%). Molto interessante anche lo ZU, una delle novità di stasera, dal colore rubino intenso, fruttato pieno e persistente, armonico e piacevole al palato, davvero una bella sorpresa. Lo accompagno a una minestra d’orzo e a uno squisito risotto ai funghi porcini.
Prosegue la serata tra nuovi assaggini di sformatine di parmigiano abbinato a UNA, bocconcini di sushi e sashimi, novità ormai immancabili anche in occidente, accompagnati a un sorso di Pratobianco, e poi una squisita treccia di mozzarella, assaggini di verdure crude e un interessante abbinamento con salmone, melone e lampone.
Tutti buoni i vini ma alcuni li ho trovati più interessanti e gradevoli, da concorso, oltre a UNA e al Sinsäl, il Nero Lucido, un ottimo Pinot nero 100% in purezza, il Diacono Gerardo 1028, un Gutturnio Riserva DOC Colli Piacentini a base di Barbera (60%) e Bonarda (40%) e anche il Donna Luigia, la Malvasia Colli Piacentini.
Lasciamo la piacevole compagnia degli artisti francesi e milanesi che sono le undici passate e scendiamo in auto verso l’Hotel Rizzi.
La leggenda della Torre racconta che la torre sia abitata dal fantasma di una giovane nobildonna, bruciata sul rogo con l'accusa di stregoneria e che saltuariamente ancora oggi passeggia per le antiche stanze del palazzo. La si sente particolarmente e qualche volta anche si vede ... dopo la degustazione totale dei vini della cantina. Beh, stasera la giovane si è talmente ben mimetizzata alla festa che nessuno si è accorto di una presenza anomala.
Il successivo martedì mattina una bella colazione al bar del Rizzi ci permette di affrontare con calma il viaggio di ritorno verso Chiavari dove arriviamo all’ora di pranzo.

Fotocredit: Gabriella Repetto

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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