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Viaggi enogastronomici

Vini da pesce: Camerano e Strologo (Seconda parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Sabato 27 giugno 2009.

La sala colazione del Ritz, al primo piano, brilla per la cortesia e la prontezza del personale di servizio. Ampia la vetrata e confortevole la disponibilità di prodotti solidi e liquidi.
Alle nove e un quarto si parte tutti assieme verso sud est, direzione monte Conero, sulla SP7 Cameranense. Prima Alberto e poi Angelo tengono vivo l’interesse illustrando le caratteristiche della regione e raccontano di orridi e faraglioni, di girasoli, ginestre, lavanda, viti e ulivi e corbezzoli, di colline e di campagna, di etimologia dal greco per Ancona da ankon, gomito e per Conero da komeron o corbezzolo. Si passa poi ai vini, il Lacrima di ieri, il Rosso Conero di oggi e il Verdicchio di domani e ad Ancona la Dorica, dai greci dorici che la dominarono e la colonizzarono. Si costeggiano rive scoscese su chiesine come Santa Maria di Portonovo o l’Abbazia di San Pietro del Moscio di Portonovo, a ricordare i mitili o cozze o muscoli, moscioli, coltivati qui vicino.
Sopra Portonovo una breve sosta del bus per qualche foto, nella foschia assolata della mattina, al “trave” il lungo scoglio rettilineo che si vede in basso, spuntare a pelo dell’acqua, a poche centinaia di metri dalla punta del promontorio.

Vedi anche Vini da pesce: Senigallia … e altro (Prima parte)

Il centro storico di Camerano

Riprendiamo l'itinerario per gli ultimi cinque o sei chilometri alle spalle del Conero, verso Camerano, lungo la strada da cui si vedono Camerano, Castelfidardo e Recanati allineati in fila uno dietro l’altro, a indicare laggiù in fondo, verso ovest, la direzione di Loreto.
Arriviamo in un attimo al centro storico di Camerano, in piazza Roma, di fronte alla statua verde di muschio del pittore cameranense Carlo Maratti, famoso per le sue opere romane del 1600.
Scendiamo lungo la strada che prosegue verso l’ingresso alle grotte di Camerano, un complesso di strutture ipogee di origine storica antica e riprese di recente dall’amministrazione comunale per un percorso fresco e piacevole sotto gli antichi palazzi della città, sul portale di uno dei quali c’è una bella scritta “in domino confido”.
Ci accompagnano la guida Iacopo Facchi e Massimo Piergiacomi, vice sindaco, nella visita di questo percorso di circa 900 metri su più livelli. Sono grotte asciutte e caratteristiche che lo scorso anno, primo anno di visite, ha già contato 4000 visitatori e si spera di superare quest’anno i diecimila.
Le prime grotte risalgono a seimila anni fa, quando i Dalmati realizzarono le “gradine” (da grado, città fortificata), luoghi dove si viveva in emergenza e si seppellivano i morti. La stessa leggenda descrive anche la storia di San Marino e di San Leo, gli scalpellini monaci che venivano dalla Dalmazia e si rifugiarono il primo sul Monte Titano, che oggi porta il suo nome come repubblica indipendente, e il secondo sul monte dove poi sorgerà la rocca di San Leo in cui finirà i suoi giorni Cagliostro. Nel tempo le grotte hanno avuto diverso utilizzo, forse come ricoveri di cibi e vini, forse come luoghi di raduno famigliari di elementi della massoneria, della carboneria o di altre società segrete, su cui si possono fare le elucubrazioni più diverse. Di sicuro nell’ultima guerra sono state luogo di rifugio e di vita sotto terra per cameranensi e sfollati da altri paesi per sfuggire ai bombardamenti degli aerei alleati nel 1944 … e dintorni.
Per la visita, a seconda della sua lunghezza, si pagano dai 4 ai 6 Euro. Noi iniziamo la visita dalle grotte di Palazzo Corraducci, per proseguire, su piani diversi, con quelle dei Marchesi Trionfi. Non riusciamo ad arrivare, per mancanza di tempo, a quelle sotto il palazzo dei Marchesi Marcinforte, il più lontano, quello che in superficie sta in piazza Roma, alle spalle dell’erma di Carlo Maratti, e che al proprio interno ha un bellissimo giardino all’italiana che si vede solo dal palazzo del Comune che lo sovrasta.

I vini di Silvano Strologo

Usciamo dalle grotte e risaliamo sul bus che in pochi minuti ci accompagna sotto al paese, nelle cantine di Silvano Strologo, dove ci accoglie la moglie e comincia a descriverci le cantine, con molto acciaio nuovo e poco legno, in genere grosso, che usano per le riserve e le selezioni.
L’azienda nasce negli anni ’60 con Giulio, il padre di Silvano. Il vino Julius è dedicato proprio a lui, che è mancato nel 1997.
La resa per ettaro va dai 90 ai 60 quintali di uva, per i migliori. L’azienda coltiva di suo 14 ettari a vigneto più 4 in affitto per un totale di circa 1100 ettolitri l’anno. È quasi tutto Montepulciano, con un piccolo quantitativo di Moscato, un po’ di Sauvignon e di Verdicchio. L’enologo è Giancarlo Soverchia.
Ci spostiamo nel locale a fianco, dove c’è la sala degustazione e, dietro, la barricaia.
Assaggiamo cinque vini, accompagnandoli ad affettati di Silvano e Signora, salame e lonzino e poi focaccia:
1 – Rosae, Marche rosato IGT 2008 di 12 gradi dal lotto L0109. Si tratta di un uvaggio di Montepulciano al 90% e Sangiovese al 10%. Il colore è di un bel rosa antico. Al naso è fresco con note di fruttato e floreale. In bocca si presenta pieno, persistente, sapido e di buona armonia, eccellente per essere un rosato.
2 – Julius, Rosso Conero DOC 2007 di 13,5 gradi dal lotto L0209. Il colore è rubino pieno e intenso. Il naso si apre con una bella frutta matura pulita e di buona persistenza, con note di confettura di ciliegia. In bocca è di buona struttura, pieno e persistente.
3 – Traiano, Rosso Conero DOC 2005, di 14 gradi dal lotto L0408. Al colore si gode un rubino pieno e luminoso. Il naso presenta sentori complessi di tabacco, confettura, cioccolata. In bocca è armonico, elegante, pieno, con un bel retrogusto di prugna matura.
4 – Decebalo è il Rosso Conero DOCG Riserva, di 14 gradi dal lotto L0808, con fascetta DOCG AAA00550217. rispecchia pienamente quanto già evidenziato per il Julius e per il Traiano, mostrando la buona contaminazione del legno e la persistenza di aromi e sentori gustativi.
5 – Muscà è un vino bianco da tavola, passito, di 14,5 gradi. Ha un bel colore ambrato, che riflette le luci della cantina e brilla con il raggio di sole che filtra dalla porta socchiusa. Al naso mostra una nota di rosa quasi esuberante, cui si sostituisce nel finale la mela matura. In bocca è fine, elegante, non stucchevole, con un residuo zuccherino assai piacevole che lascia in fondo un bel retrogusto di miele di rosa.

Il pranzo al Girasole

Lasciamo la cantina di Silvano per il pranzo alla Locanda Il Girasole – Country House, un bel posto circondato da bei prati verdi e dolci colline, da cui si vede il centro storico di Camerano, appena più in alto.
Una breve sosta sul prato, con il cielo che borbotta lontano, a chiacchierare delle grotte e delle altre bellezze con il sindaco della città, Carmine Di Giacomo e alcuni suoi collaboratori.
L’ultimo tuono ci fa entrare nella sala sotto l’arco a volta al tavolo unico dove pranziamo in compagnia di Debora, la collaboratrice di Angelo e Alberto che oggi ci accompagna nelle visite.
Per antipasto ciaùscolo, lonzino, coppa, salame stagionato, pecorino e pecorino pepato
Il vino è un Rosso Conero DOC Morano 2007 di 14 gradi dal lotto L0109.
Due i primi proposti, le tagliatelle al ragù bianco di coniglio, davvero eccellenti, e gli gnocchi alla papera, morbidi e ben conditi.
Una bella grigliata mista è il piatto forte, con salsicce, spiedini, braciole, costine, accompagnata da patate al forno e insalata fresca.
A chiudere un buon semifreddo ai frutti di bosco e per ultimo il caffè prima di risalire sul bus mentre lo schermo del ristorante sta trasmettendo in diretta la centesima vittoria del più grande marchigiano contemporaneo, il Valentino Rossi marchigiano DOC, in sella alla Yamaha GP, al gran premio di Assen, in Olanda. Grande vittoria per come tiene lontani Lorenzo e Stoner ... e grandi emozioni.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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