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Viaggi enogastronomici

Lazise - Bardolino e Chiaretto: Alla Borsa e gli assaggi al Doana (Seconda Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

 

Alla Borsa

Arriviamo al ristorante alle nove di sera, percorrendo a piedi gli ultimi cento metri dalla piazza della rotonda dove il pullman ci deve scaricare perché non può arrivare al locale causa segnaletica.

Il ristorante è ampio, con diverse sale per qualche centinaio di coperti. La nostra sala è stata attrezzata con un ampio tavolo ad anello rettangolare con una quarantina di posti a sedere. Il nome Alla Borsa si rifà alle fiere e alla compravendita degli animali, nella piena tradizione padana fino al secondo dopoguerra.

Un aperitivo con stuzzichini e un eccellente Spumante metodo classico Menegotti brut 2007, di 12 gradi, Villafranca di Verona,  precede l’accesso ai posti a sedere.

Il menù prevede una successione di tortelli cotti in maniere diverse e alla fine un mix di dessert da torte di diversa fattura.

Vedi anche Lazise – Bardolino e Chiaretto: i nuovi come una volta (Prima Parte)

Vedi anche Lazise – Bardolino e Chiaretto: Ayurvedica, Coccolazione e DeCO (Terza Parte)

I vini sono quelli dei produttori di Bardolino di Valeggio sul Mincio, due dei quali sono presenti in sala: Vicentini per L'Azienda Agricola Le Muraglie, di Santa Lucia dei Monti di Valeggio sul Mincio, località Mostacci, e Menegotti per l’Azienda Agricola omonima produttore di ottimi spumanti metodo classico da Chardonnay (60%) e Corvina (40%) per oltre 50.000 bottiglie. Per il prossimo anno ha in preparazione uno spumante pas dosè da Corvina 100% vinificata in bianco con oltre 70 mesi sui lieviti.

Il tortellino di Valeggio deve la sua fama alla sottigliezza della sfoglia. A Genova esiste una sfoglia altrettanto sottile ed è quella delle lasagne da condire con il pesto fatto fresco nel mortaio. Sono tanto sottili gli strati di sfoglia che si chiamano “mandilli de sea”, perché devono essere fini e quasi trasparenti come fazzoletti di seta. Solo così si apprezza la delicatezza del pesto e la bontà della pasta. Quella genovese è fatta praticamente senza uova mentre i tortelli di Valeggio di uova ne hanno ben dieci per chilo di farina, di cui due con il solo rosso, la stessa dose che facevano mia mamma e mia nonna in Romagna per le tagliatelle “all’uovo”.

Per il ripieno si usano cinque carni diverse, manzo, maiale, pollo, fegatini di vari tipi, senza insaccati e senza formaggio. Nadia, che come mamma Albina fa parte della squadra delle sfogline incartatrici, ci racconta tutto sul tortello, sui suoi segreti e sul modo migliore di gustarlo, condito con burro e salvia.

Ma stasera li assaggiamo in mille modi diversi. I migliori sono quelli fritti, assaggiati all’inizio ancora come aperitivo, croccanti e gustosi nel ripieno di carne che ben si sposa con le bollicine del Menegotti.

Sono da dieci e lode. Un pelo sotto, con un nove, sono i Nodi d’amore al burro dorato e salvia. Allo stesso livello i Tortelli in brodo di carni miste, manzo e pollo, veramente eccellenti sia i tortelli, sia il brodo. Sempre con un nove anche i Tortelli di zucca e ragù di carne a parte, fantastici.

Un pelo ancora sotto, con otto, i Tortelli di carciofi e pecorino con maggiorana e burro fuso.

Infine i Tortelli con il formaggio Monteveronese DOP con patate e rosmarino. Il Monteveronese è un formaggio vaccino a denominazione di origine protetta della Lessinia e deve il nome al fatto che è preparato con il latte di due monte diverse, una fatta alla sera e l’altra alla mattina.

Il vino è il Becco Rosso di Corte Gardoni un Corvina Veronese I.G.T. 2011  di 12 gradi, da sola uva Corvina 100%, un vino con note pulite di ciliegia e frutti rossi e una eccezionale speziatura che lo rende perfetto per accompagnare i tortelli in tutte le loro manifestazioni.

Altrettanto ideale è anche l’altro vino, sempre di Corte Gardoni, Le Fontane, il Bardolino DOC 2012 di 12 gradi, anche questo intenso e persistente nei suoi aromi di ciliegia, lampone e nella speziatura.

Un terzo vino proposto è il Corte Fornello Riflesso Rubino di Ivano Venturelli, un Bardolino DOCG superiore 2008, di 13 gradi, armonico e speziato.

Il quarto vino è il Monte del Fra, Bardolino DOC 2012 di 12,5 gradi, equilibrato con una bella nota di ciliegia ed elegante speziatura.

Nel frattempo Angelo parla dei vitigni antichi che sono in fase di recupero e riscoperta, come l’Enantio, il Casetta e il Nera dei Baisi, tutti vitigni autoctoni che sono in assaggio nei locali del comune a lazise. Altre uve autoctone sono riprese, dove possibile, con l’obiettivo di rifare un Bardolino come si faceva una volta, nel 1800.

Un applauso ad Angelo, Paola e Nadia per avere presentato in tavola l’intelligenza di un territorio precede l’arrivo dei dolci che completano la festa: pesche sciroppate, panna cotta con frutti di bosco, millefoglie, prugne sciroppate, torta delle rose, specialità di Valeggio, dedicata a Isabella d’Este, semifreddo di amaretto, macedonia, frutti di bosco.

Infine caffè e amaro per una risalita sul pullman a un quarto d’ora dalla mezzanotte e il ritorno al Caesius.

Domenica 17 Marzo 2013

Si dorme bene al Caesius, anche se fuori piove e il risveglio è accompagnato da una mega “coccolazione” nel ristorante Benacus, con ben tre isole di alimenti, i prodotti biologici, il grill, i prodotti naturali, con scelte infinite di salati e di dolci, una colazione davvero pantagruelica.

Poi si torna in auto fino a Lazise, si parcheggia a monte della strada nel parcheggio ancora in costruzione e si scende a piedi nel centro storico. Una visita alla chiesa dei Santi Zenone e Martino dove il parroco ricorda nello stile e nella parola il nuovo Papa Francesco. La chiesa è stata costruita nel 1800 sul sito della precedente chiesa del XIII secolo e consacrata nel 1888.

Spumanti, Chiaretto e Bardolino

All’hotel Doana, a fianco della vecchia dogana veneta dove sono ospitati tutti gli espositori, si possono assaggiare i vini con l’aiuto dei sommeliers dell’AIS.

Passo la mattina ad assaggiare 108 vini, tra Bardolino, Chiaretto Vino e Chiaretto Spumante, dei 146 che sono in esposizione presentati da 62 produttori.

Mentre si assaggia l’occhio cade furtivo sulle tele di Yong Sil Choi dalla personale dell’agosto 2012 proprio qui alla Dogana veneta: Mille venti, Mille pensieri, Mille tempi, che vivo come lo specchio delle emozioni vissute tra un assaggio e l’altro.

Alla fine degli assaggi esco per una passeggiata tra i banchi degli espositori e i banchetti gastronomici allineati sul molo del porticciolo. Lì vicino, proprio davanti alla Dogana, la bella chiesina romanica del XII secolo che mi ricorda quelli di San Leo, i miei prediletti, veri miti poetico – mistici – architettonici.

Dopo l’abbondante colazione mi fermo per un assaggio di risotto con salsiccia, in bianco, appena scucchiaiato dal tegame del cuoco, ancora caldo e fumante, al piano superiore all’interno della Dogana.

Nel pomeriggio assaggio gli Enantio e i Casetta e il Nera dei Baisi nei locali del Comune.

Infine torno alla Doana per esaurire con i Chiaretto la serie delle degustazioni, che mi consentono di stilare una mia classifica di gradevolezza dei campioni presenti.

Mi fa piacere segnalare le mie medaglie, limitandomi ai quindici, venti produttori che mi sono sembrati più armonici, equilibrati, piacevoli, sia al naso, sia in bocca.

Ho dunque apprezzato e amato il Bardolino di Aldegheri e quello di La Presa, di Monte dei Roari e di Monte del Fra e di Zenato, il Chiaretto di Fulvio Benazzoli, quello di Giorgio Poggi, quello di Sartori, il Ca’ dei Rocchi di Tinazzi, il Bardolino Classico Ca’ Vegar della Cantina di Castelnuovo del Garda, la Vigna del Nino dei Fratelli Zeni, di Tenuta La Ca’ e di Roccolo del Lago, il Domini Veneti della Cantina Valpolicella Negrar, e infine il Chiaretto Spumante di Casaretti ma anche il Voluttà di Le Tende e il Matì Rosè di Roeno, come pure il Villa Medici.

Più che buona la qualità media dei vini presentati. Le mie preferenze vanno ai rossi, ma fanno piacere anche certe punte tra i Chiaretti e gli Spumanti che parlano di eccellenze e di un lavoro paziente e professionale verso una qualità elevata, da grande vino.

Per gli amanti della statistica e dei numeri alcuni valori sulla realtà produttiva del Bardolino, estratti dal sito del Consorzio di tutela: www.ilbardolino.com

L’area di produzione si estende su una superficie totale di oltre 25.000 ettari, compresi in 16 comuni dell’anfiteatro morenico orientale del lago di Garda.

Attualmente i vigneti iscritti all’albo doc, distinto per le tipologie produttive Bardolino doc, Bardolino Classico doc, Bardolino e Bardolino Classico Superiore docg, Bardolino e Bardolino Classico Chiaretto doc, Bardolino e Bardolino Chiaretto Spumante doc, Bardolino e Bardolino Classico Novello doc, insistono su una superficie di circa 2.700 ettari, per una produzione media di circa 340-360.000 quintali di uva/anno, corrispondenti a circa 230-240.000 ettolitri, con punte di 257.000 ettolitri prodotti nel 2006.

Di questi, circa il 40% sono ottenuti nella zona classica e circa il 60% in quella non classica.

I vini doc prodotti nell’area del Bardolino sono esportati per circa il 70% in quantità e per circa il 60% in valore. I mercati esteri più importanti sono nell’ordine: Germania, Francia, Inghilterra, Canada, Belgio, Danimarca, Stati Uniti e Giappone. Il 30% dei vini Bardolino sono consumati in Italia e vengono acquistati soprattutto sul posto e nelle regioni settentrionali.

Ditte iscritte al Consorzio 1.134; Viticoltori iscritti al Consorzio 903; Vinificatori iscritti al Consorzio 127; Imbottigliatori iscritti al Consorzio 104”.

Foto Credit: Gabriella Repetto.

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