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Viaggi enogastronomici

Zibaldone di personaggi ed emozioni

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Sulla copertina la foto di un militare che passa a piedi lungo un parapetto in ferro di una via di Pordenone che sembra un ponte e case sullo sfondo dietro di lui. Tu credi sia Vincenzo, invece, lo scoprirai leggendo il primo capitolo, è Peppinu. Il libro è dedicato a lui, “anticlericale, comunista disarmante, immorale ingenuo, inarrivabile jestimatore”. Nell’introduzione di Umberto Eco una “piccola tiratina d’orecchi” a Vincenzo perché non sa decidersi su che genere letterario seguire. Ma ecco aprirsi subito l’ampio mondo di Vincenzo e delle sue “relazioni”, storie, curiosità, ma soprattutto personaggi, nobili e meno nobili, figure strane che subito ti conquistano dopo averti incuriosito.

Il libro è diviso in tre parti, le prime due di racconti, storie di vita, storie di uomini e donne e la terza di poesie o altre cose degne di essere conosciute. Il primo personaggio è proprio Peppinu, un Tom Sawyer silano, da Pietrafitta. Dopo di lui decine e centinaia di altre figure, comparse e protagonisti. Ti senti trasportato di corsa tra la Maratona di New York e la Cento chilometri del Passatore da Firenze a Faenza, dedicate ad altri due personaggi del grande villaggio di questo “Quisquilie & Pinzillacchere”, Vito Melito e Linda Lovelace di Gola Profonda, grande camminatrice.
Tutto il libro del resto, lo dice già Eco nell’introduzione, è una successione di generi e figure e rispecchia in pieno il carattere di Vincenzo, come si autodefinisce a pagina 41: “anarchico che fatica ad appartenere a schemi ideologici che non sopporto e in cui non mi ritrovo”.

I racconti, brevi ma sostanziosi e ben scritti, ti coinvolgono. Vincenzo si rende trasparente rivivi le sue emozioni, nel bene e nel male, leggendo con avidità una pagina dopo l’altra. Ci ritrovi tanti personaggi degli anni sessanta e settanta, quelli dell’infanzia di chi è nato dopo la fine della guerra e prima del boom economico. Nel capitolo dedicato ad Anzolin, mitico portiere della Juve anni ’60, accaccone e accacchino di breriana memoria.

C’è anche qualche personaggio famoso, come il Presidente Boniperti o Mia Martini, che non ci fa una bella figura, ma è giusto non crearsi troppe aspettative, né tanto meno dei miti, specie quando riscopri il lato umano più deteriore.

Mi sono immerso con passione nei racconti della seconda parte, che in parte ho anche vissuto insieme a Vincenzo, quelli del vino. Il primo amico comune è Alberto Mazzoni, Signor Verdicchio per i bianchi di Sartarelli, ma io aggiungo Signor Lacrima di Morro d’Alba per i rossi di Lucchetti e anche Signor Territorio per la sua Marchelife e per tutte le iniziative che scodella ogni anno insieme all’altro guru delle Marche che è Angelo Serri.

Anche il Pelaverga è una grande passione che condivido con Vincenzo, per me in particolare quello della Belcolle di Verduno, che fa Paolo Torchio e che io prediligo abbinato ai funghi novembrini. E poi si susseguono gli altri, Mastroberardino, il Mattioli di Afeltra, e non poteva mancare il Tognazzi Ugo con la sua passione per la cucina e ancora Arpino col Veronelli Gino.

Non meno coinvolgenti i capitoli dedicati ai Maya e alla coltura del mais, o quelli dedicati all’India che Vincenzo conosce bene. Dai suoi viaggi belle note sulla chianina e tanti, tanti altri personaggi e fatti e curiosità, ma soprattutto emozioni. Infine nella terza parte arrivano le poesie e le emozioni più forti.

Per me un gran bel libro, un gran bello Zibaldone, per dirla con Leopardi, di emozioni, avvenimenti, personaggi e quant’altro. Un libro che ci può tenere compagnia nei giorni di festa e anche in qualsiasi altro momento. Alla fine il ritratto di Vincenzo, con i “suoi” versi da Aldo Palazzeschi di “Chi sono?” che dovete andarvi a leggere perché lì un po’ tutti ci riconosciamo. Ma Vincenzo lo ritrovate anche nei suoi veri versi, come in questi che chiudono il ricordo delle sue bevute sotto i portici di piazza Vittorio Veneto a Torino, ai tavoli dello storico Caffè Elena, di fianco al Cinema Empire:

“… Tra rare sorsate d’infinito
Tracannate respirando i portici amici
”.

Le stesse sorsate d’infinito Vincenzo poi le trasferisce nei suoi “Dipinti col vino”, cui fa un cenno vago anche in qualcuno dei racconti.


Autore Vincenzo Reda
Titolo Quisquilie & Pinzillacchere
Sottotitolo Cronache immorali e altri scritti
Editore Graphot Editrice – Torino
Pagg. 222
Prezzo Euro 15

Foto Credit: Dal sito www.vincenzoreda.it

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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