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Viaggi enogastronomici

Firenze GWC nel Chianti: Castiglion del Bosco. (Terza Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Martedì 6 Novembre 2012

Castiglion del Bosco – l’azienda

Oggi la giornata è impegnativa e fitta di visite e assaggi. Dopo la colazione alle 7,30 si parte dal Rapallo alle otto in punto per guadagnare il Sud di Firenze e la superstrada verso Siena. Si va a Montalcino per una breve visita della città, due passi in centro e infine la visita a Castiglion del Bosco.

Arriviamo poco dopo le undici e ci accolgono le ragazze che gestiscono quest’azienda nuova e fresca. Sembrano delle amazzoni, giovani e belle, professionali e di forte personalità.

Sabine è di origine danese, dai lunghi capelli biondi e la parlantina tipicamente straniera ma di un ottimo italiano. È responsabile dell’accoglienza e delle vendite.

Insieme a lei l’enologa Cecilia Leoneschi, originaria di Scansano, dai capelli neri raccolti sulla nuca e leggermente spettinati dal vento, con riccioli neri e profilo marcato che le danno un fascino arabo, da copertina.

Nella visita al Borgo ci accompagna alla fine Allegra Casini, alta e slanciata, attenta e professionale, anche lei scura di capelli, di un nero quasi corvino, che sembra uscita da un quadro del Goya e nei lineamenti così essenziali ricorda le donne di Modigliani.

Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: Convegno a Medici Riccardi (Prima Parte)
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Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: Castello di Gabbiano e i vini internazionali. (Quarta Parte)
Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: la RUFINA. (Quinta Parte)
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Unica eccezione a questo gineceo è il responsabile delle vendite, che incontriamo dopo la visita alla cantina, Marco Paier, un fisico magro e alto, che potrebbe fare l’attore.

La proprietà di Castiglion del Bosco, dal 2003, è di Massimo Ferragamo. Evidentemente la passione per la moda porta, magari inconsciamente, a scegliere le persone che lavorano per loro tenendo in grande considerazione l’aspetto estetico, oltre che la competenza e il curriculum.

La prima visita è nel vigneto insieme a Cecilia. La proprietà è vastissima. Sono 1700 ettari, di cui 1200 di boschi. Si è conservata nella sua globalità nei secoli, da quando se ne trova traccia documentale e non è mai stata divisa tra eventuali eredi.

I vigneti coprono una fetta modesta della proprietà, solo 43 ettari. Il terreno è di tipo roccioso, a un’altitudine quasi montana, da 500 a 650 metri sul livello del mare, con esposizione prevalente a sud est e vista sulle colline toscane fino al Monte Amiata che si erge sui monti vicini senza sovrastarli.

Altri 20 ettari di vigneto si sviluppano sul versante di Buonconvento, a un’altitudine inferiore, sui 300 – 400 metri.

I vitigni sono Sangiovese grosso per il Brunello e Sangiovese per gli altri vini. Il Cru più importante è il Campo del Drago, nella parte più alta della collina su cui siamo.

Per il momento l’azienda non produce alcuna riserva perché i vigneti sono ancora troppo giovani, ma ben presto si potranno avviare gli affinamenti per ricavare anche le riserve.

Altri vitigni coltivati, su una superfice vitata di dieci ettari, sono Merlot, Cabernet e Petit Verdot.

La produzione di bianchi prevede solo uno Chardonnay, da uve acquisite all’esterno.

Nella parte bassa della collina, sul versante ovest, un campo da golf per i soci, di 18 buche.

Sulla proprietà esistono venti casolari. Al momento solo nove di essi sono stati ristrutturati. Ognuno è stato dotato di piscina e ha da tre a sei camere. La stagione va dalla primavera a metà autunno. Nei mesi invernali la struttura chiude.

Risaliamo la collina e andiamo a visitare la cantina, una costruzione nuova, ben progettata. Da lontano sembra una cattedrale (nella forma mi ricorda vagamente Sant’Antimo), con un lungo corpo centrale e una torre al centro, che pare un campanile. Sul lato destro una specie di porticato a cielo quasi aperto, come chiuso da un tetto che vuole sembrare non ancora completato, con i travi trasversali a vista, appoggiati alla struttura longitudinale, dai quali scende la vegetazione.

Nei piani inferiori, sotto terra, sta la cantina e la grande barricaia, con le immancabili barriques, di cui solo il 20% di legno nuovo, ma l’affinamento principale avviene in botti da 30 ettolitri.

Castiglion del Bosco – i vini

Dalla cantina torniamo a piano terra dove ci aspetta la tavolata di degustazione dei Brunello, e non solo.

È il momento di assaggiare cinque loro vini.

Primo vino: Brunello 2008.

Un colore rosso rubino perfetto fa da preludio a un naso dal fruttato intenso e persistente, decisamente pulito. In bocca lo senti fresco, ma già pieno e persistente, di lunga beva. Lascia una lieve nota allappante e un filo di amaro leggermente sopra le righe. Gli assegno 83 punti.

Prezzo franco cantina: 30 Euro.

Secondo vino: Brunello 2007.

Il colore rosso rubino è luminoso e vivo e il naso percepisce al primo impatto la nota di vaniglia, cui segue un discreto fruttato. Persiste una nota di goudron leggermente sgradevole che lo penalizza in finezza. In bocca è caldo, pieno, discretamente persistente. Si deve aprire. Gli do 81 punti.

Prezzo franco cantina: 30 Euro.

Terzo vino: Campo del Drago Brunello 2007.

Colore rosso rubino caldo e brillante, al naso avverti subito la complessità che sfuma dal fruttato di Mirtillo, lampone e ciliegia allo speziato con note anche di tabacco. In bocca ti gratifica con una bella freschezza per la giusta acidità, lo senti persistente, pieno e decisamente armonico, con un retrogusto di ciliegia matura e un leggerissimo allappante che denota giovinezza e ampi spazi di miglioramento ulteriore. A mio avviso merita 87 punti.

Prezzo franco cantina: 60 Euro.

Quarto vino: Campo del Drago Brunello 2006.

Colore rosso rubino lievemente chiaro. Il naso è pulito, con una decisa nota fruttata, di ciliegia matura, e speziato. In bocca è decisamente elegante, di buona armonia, discretamente pieno e persistente con un retrogusto di prugna rossa. Voto 86 punti.

Prezzo franco cantina: 60 Euro.

Quinto vino: Prima Pietra 2009.

Il vigneto è a Riparbella, su 10 ettari. L’uvaggio prevede Merlot, 50%, Cabernet Sauvignon, 30%, Cabernet Franc, 10%, Petit Verdot, 10%. Subisce un affinamento in barrique per 18 mesi.

Il colore è rosso rubino con note porpora sull’unghia. Al naso avverti la nota vanigliata ben presente e sotto il mirtillo nero e una lievissima nota vegetale. Al palato lo senti caldo, pieno, discretamente armonico. Lo penalizza una stonatura allappante in retrogusto, che ne tradisce la persistente giovinezza. In attesa che l’affinamento in bottiglia produca i suoi effetti benefici gli do 84 punti.

Prezzo franco cantina: 55 Euro.

Intanto che degustiamo, Cecilia ci fornisce qualche elemento numerico sulla produzione: 80.000 bottiglie di Brunello, 5.000 di Campo del Drago, virtualmente la loro Riserva, anche se non dichiarata, in quanto cru di notevole spessore, 40.000 di Rosso Montalcino, 50.000 di altre etichette.

Il potenziale dei nuovi vigneti porterà a una produzione di poco inferiore alle trecentomila bottiglie.

Il mercato estero assorbe il 90% della produzione, di cui la metà va negli Stati Uniti, un terzo in Europa e il resto in Asia.

Torniamo ancora nel Sancta Sanctorum circolare che sembra un parlamentino. Qui ogni socio ha una propria nicchia dove custodisce i vini che via via acquista. Può lasciarli nella cassa oppure sistemarli su un ripiano di legno scorrevole profondo circa un metro, che è in grado di conservare, alla giusta temperatura, anche un centinaio di bottiglie. Ogni nicchia viene chiusa a chiave e la grata che la chiude permette una perfetta circolazione dell’aria, in modo che i vini non subiscano deterioramenti di sorta.

Castiglion del Bosco – il Borgo e la Canonica

È il momento di visitare il Borgo insieme ad Azzurra.

Passeggiando tra i vialetti e le cascine ristrutturate si gode un bel panorama su Montalcino a Est e sulla Val D’Orcia. Il Borgo e le altre strutture contano in tutto 23 suites e 118 posti letto.

Entriamo con Azzurra in una delle suites, con spa, arredi lussuosi e rifiniti nei particolari, spazi esterni per la siesta e per l’abbronzatura, stanze ampie e materiali di prima qualità. Sono oltre 100 i metri quadrati a disposizione in ogni suite. Il costo in alta stagione supera i 1500 Euro a notte, ma il rapporto qualità prezzo è del tutto adeguato.

La clientela è essenzialmente straniera e le Agenzie e i Tour Operator con cui essi lavorano sono in grado di riempire l’offerta fino ai due terzi della capacità massima, in ogni stagione.

Nel Borgo c’è anche una bella chiesina, dedicata a San Michele Arcangelo, con un affresco di Pietro Lorenzetti del 1345 e una statua in pietra del Santo all’esterno sulla piazzola antistante l’ingresso.

È ora di pranzo. Oggi siamo ospiti dell’Osteria "La Canonica”, che sta a due passi dalla chiesina di San Michele.

Siamo disposti su due tavole rotonde nella veranda coperta dell’Osteria, con vista sul prato e sulla cucina dove lo chef Enrico Figliuolo, da Salerno, con i suoi aiutanti è alle prese con la cottura delle focaccine che ci farà avere calde con ognuna delle portate che ha preparato per la nostra visita.

Iniziamo con un aperitivo a base del loro Chardonnay, CdBianco, Toscana IGT 2011 di 12,5 gradi, fresco e piacevole, accompagnato dal tagliere di salumi con prosciutto crudo, capocollo e salame. Poi verdure in pinzimonio tagliate a julienne con il loro ottimo olio appena franto.

A seguire una “zuppa” di pecorino, carciofi e tartufo nero. In realtà si tratta di una insalata deliziosa in cui il formaggio è stato trasformato a fonduta e quindi si può mangiare anche col cucchiaio e le foglie di insalata multicolore servono a dare volume al piatto.

Con il successivo Brunello di Montalcino 2007, di 15 gradi, Enrico ci ha preparato un Peposo di manzo al Brunello, polenta e verdure al peperoncino, per un abbinamento perfetto e una carne tenera e saporita.

Per finire la Crème Brulée ai lamponi, perfetta.

Si sono fatte già le due e mezza del pomeriggio così riguadagniamo l’uscita attraverso il negozio di abbigliamento di Ferragamo all’interno del Borgo e il vialetto che ci riporta al piccolo bus.

Scendendo dalla collina guardo oltre i vetri gli ampi spazi verdi tra i boschi con le buche del campo da golf e ripensando alle suites, ai vini, al Borgo con il castello in cima alla collinetta, alla Chiesina, al Ristorante e al panorama che si vede di lassù mi viene da pensare che questo Eden, Castiglion del Bosco, è davvero un altro pianeta, confrontandolo con la memoria con le altre, pure straordinarie, locazioni visitate, sia in questo viaggio, sia in quello di due anni prima.

Foto Credit: Gabriella Repetto.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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