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Viaggi enogastronomici

Firenze GWC nel Chianti: Vinci, Bagno a Ripoli e Greve. (Seconda Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Borgo Allegro

Alle dodici i giornalisti del gruppo, insieme a Roberta, salgono su un pullmino alla guida di Nicola e si trasferiscono a Vinci per pranzare al Borgo Allegro, che ha vinto il premio nell’ultima tornata.

Il tempo sta virando lentamente al bello e squarci di azzurro strappano le nubi bianche e grigie. Si va verso Ovest fino alla vecchia stazione Leopolda e poi verso la FiPiLi, che annuncia vento forte verso nord fino a Rioveggio, sul cartello luminoso all’imbocco. Ecco perché il cielo si pulisce, pian piano.

Poco dopo Lastra a Signa sulla destra si intravvede una bella villa leopoldina, la cui torre svetta tra il verde degli alberi fitti. Ora la strada segue l’ondulatura delle colline. Passiamo Ginestra Fiorentina tra casolari puliti, boschetti verdi e gialli, qualche vigna, pini e sottili cipressi appuntiti.

Usciamo al chilometro 22, Empoli Est, sfioriamo Montelupo, costeggiamo il centro di Empoli a nord, fino a imboccare la SP13 a Mercatale. Al chilometro nove siamo a Vinci.

È il tocco in punto quando si scende in centro storico, al numero 20 di Via Renato Fucini, all’entrata del Borgo Allegro, Enoteca, Ristorante, Wine Bar. Due ampie sale con pareti su cui campeggiano le tele di Linda Francalanci con volti, e non solo, di donna e grandi fiori, talvolta in altorilievo.

Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: Convegno a Medici Riccardi (Prima Parte)
Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: Castiglion del Bosco. (Terza Parte) 
Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: Castello di Gabbiano e i vini internazionali. (Quarta Parte) 
Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: la RUFINA. (Quinta Parte)
Vedi anche Firenze GWC nel Chianti: il Mercato e Palazzo Pitti. (Sesta Parte)


Lo chef è Fabio Scali, di Empoli, di forte stazza e codino sul mento che scende da un leggero pizzetto. Il titolare è Samuele, attento e professionale nell’accoglienza.

Iniziamo il pranzo con un carpaccio di manzo e fagottini di funghi porcini e fonduta. Il vino è un Chianti DOCG Piazzano 2011 di 13,5 gradi.

Samuele ha cinque oli a disposizione dei clienti per il condimento. Li assaggio tutti e decido che il migliore è Il Genio, che uso per aggiungere al carpaccio, un velo. Degli altri un paio sono già lievemente difettosi.

A seguire le tagliatelle al cacao (non tengono molto bene la cottura e sono piuttosto spesse) con ragù di piccione (eccellente) e pinoli.

Il terzo piatto è lo stinco di maiale alla birra e carciofi fritti, purtroppo con un fritto non proprio asciutto.

Infine il flan di castagne con mousse di datteri che ho trovato eccellenti.

Villa Malenchini

Alle quattro del pomeriggio arriviamo a Bagno a Ripoli per la visita a Villa Malenchini. Svetta ancora al centro la torre più alta che nel 1100, quando fu costruita, era una torre di avvistamento. Fu Ferdinando de’ Medici a portarla nella struttura attuale. Una doppia scala in pietra porta dal cortile interno, dove svettano maestosi un grosso pino e una rara sequoia sopra alla fontana rotonda centrale in pietra con i papiri, alla terrazza superiore da cui si vede tutta Firenze, a pochi chilometri verso nord, in cui risalta la cupola del Brunelleschi, una macchia rossa bordata di bianco. La collina in primo piano verso nord est è il Belmonte con la Villa Ginori seminascosta dal verde degli alberi più alti.

Villa Malenchini è contornata da 42 ettari di olivi e da 28 ettari di vigna. Uscendo dal cortile centrale verso sud si sbocca nel giardino all’italiana con l’aranceto e la limonaia che d’inverno vengono coperti da teli per proteggerli dal troppo freddo.

Con l’enologo Stefano Corcinai visitiamo la cantina con vasche in cemento, che quasi tutte le cantine toscane hanno conservato, se le avevano, almeno in parte perché affinano in maniera diversa il vino che ci si mette dentro, e cilindri nuovi in acciaio.

Stefano ci specifica meglio i vigneti. Il 90% è Sangiovese e il resto Canaiolo e Cabernet. Sedici ettari di vigneto sono completamente nuovi, con viti piantate tra il 1997 e il 2007, ad una densità di 5000 piante per ettaro su metà delle installazioni e 7500 sull’altra metà.

L’azienda sta avviando la trasformazione in biologico. La produzione è di circa 120.000 bottiglie, di cui più di centomila sono inviate sui mercati esteri in Stati Uniti, Canada, Giappone ed Europa.

Prosegue la visita nella bottaia e nelle grotte dove si trova ancora qualche antica bottiglia, dal 1927 in poi e infine ci sediamo a un tavolo per assaggiare alcuni loro vini.

Il primo vino è un Chianti Colli Fiorentini 2011 di 14,5 gradi dal lotto L12282, da vigneti giovani e 100% Sangiovese. Le uve sono raccolte a mano e non fa legno. Ne produce circa 60.000 bottiglie.

È un vino fresco, giovanissimo, che evolverà positivamente perché ha una buona struttura ed è pulito. La disarmonia che presenta oggi è destinata a sfumare nel corso dell’affinamento in bottiglia.

Il secondo vino è ancora un Chianti Colli Fiorentini 2011 di 13,5 gradi dal lotto L12198, da vigneti di media età e con il 95% di Sangiovese e il 5% di Canaiolo. Il mosto macera sulle bucce dai 20 ai 25 giorni, poi il 50% va in botte grossa per sei – otto mesi. Se ne fanno 35.000 bottiglie.

È giovane e piacevolmente acido, pieno, caldo, armonico e in bocca si alternano il fruttato e lo speziato.

Il terzo vino è il Bruzzico, un Toscana IGT 2008 di 14 gradi dal lotto L11009, dal 70% di Cabernet, affinato in barrique, e 30% di Sangiovese, affinato in botte media.

L’ultimo vino che vorrebbe farci assaggiare è il Vin Santo, che purtroppo è finito. Ne fanno solo 800 bottiglie da mezzo litro.

Assaggio però volentieri il loro olio nuovo, estratto dalle 12.000 piante che si estendono sui 40 ettari. È un olio conn un bel fruttato, pieno e intenso, sul verde. Ha un amaro e un piccante di media intensità e ben equilibrati con una nota dolce finale. Al retrogusto lascia una piacevolissima nota di cuore di carciofo e una bella mandorla amara, con melanzana e peperoncino evidenti. È un olio eccellente, che in un panel d’assaggio supererebbe certamente il punteggio di otto decimi.

Verso le sei rientriamo, già nel buio della sera, fino all’albergo per una rinfrescata e poi si riparte per la cena in quel di Greve in Chianti.

La cena al Castello di Verrazzano

Arriviamo a Greve in Chianti e ci infiliamo subito nella sala del ristorante, reso caldo e familiare dal fuoco acceso nel camino accanto alla cucina dove si preparano le braci, siamo circa una novantina, da tutto il mondo, con le diverse delegazioni internazionali, i giornalisti, i produttori toscani e gli operatori.

A terra il cotto toscano, sulla testa i legni robusti e alle pareti un riposante colore terra di Siena bruciata leggermente rischiarato.

In attesa delle pietanze assaggiamo i vini rossi giunti in tavola, un Chianti Classico DOCG 2010, di 13,5 gradi prodotto da Castello di Verrazzano “viticoltori dal 1170” come sta scritto sull’etichetta. Poi Chianti Classico DOCG 2009 Riserva, di 14,5 gradi dal lotto L20911 sempre del Castello di Verrazzano e infine un Chianti Rufina DOCG 2007 Riserva di 14 gradi dal lotto L91621.

Stasera fa gli onori del padrone di casa il responsabile della logistica, Fabrizio Denci, che sostituisce il titolare Luigi Giovanni Cappellini, che è in viaggio per affari in Oriente.

Il primo Chianti è perfetto per il primo piatto di affettati misti arrivati in tavola, con prosciutto crudo, coppa, finocchiona, testa in cassetta e salame.

Nel frattempo è arrivato un altro rosso del Podere La Cappella di Natascia Rossini in quel di San Donato in Poggio, un Chianti Classico DOCG 2009 di 14 gradi dal lotto L02/11 da agricoltura biologica.

Si beve benissimo abbinato alla Pasta e fagioli con cavolo e olio nuovo toscano.

Il Chianti Riserva 2009 lo lascio per le pappardelle con ragù di cinghiale, ben fatte e strepitose.

Il Rufina 2007 lo abbino al piatto forte, il Brasato al vino rosso con erbe lesse.

Alla fine una bella insalata fresca per ripulire la bocca prima del dessert, un buon castagnaccio, forse eccessivamente imbevuto d’olio.

Ultimo vino un sorso di Vin Santo con i cantucci.

Ancora un caffè veloce preso sul bordo del camino ormai spento e poi si risale sul pullman per il ritorno.

Si arriva a Firenze poco prima dell’una di mattina.

Foto Credit: Gabriella Repetto.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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