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Candia, Caluso ed Erbaluce... come nelle favole

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Due giornate nel Canavese, luoghi di poesia e di sensazioni fuori del tempo, nuove e antiche, da riscoprire e valorizzare. Prodotti di eccellenza in un territorio ancora vergine, ancora incontaminato dalle tendenze modaiole. Due giorni a degustare i prodotti del territorio, vini, piatti antichi come i pesci di lago e di acqua dolce, e poi cioccolate e dolci e pani e biscotti. Ma soprattutto a trovare una strada per la promozione di queste eccellenze, con il Patrocinio dell'Ente di gestione del Parco naturale di interesse Provinciale del Lago di Candia.


Sabato 8 Settembre 2007

Partiamo da Genova con Gabriella proprio mentre a Modena si sta svolgendo la Messa funebre del grandissimo Luciano Pavarotti che ha fatto pari e patta col Signore lasciando questa terra al 71esimo anno e portandoci via quella voce sublime che risentiremo ancora per tantissimi anni dalle sue registrazioni. Mentre sentiamo alcuni suoi brani la strada scorre veloce verso Sant'Agata Fossili, a due passi dal paese dove era cresciuto un altro grandissimo, Fausto Coppi, il Fostò come lo chiamavano in Francia, il campionissimo, che non aveva rivali.

La lascio alla festa in casa di Roberto dove si sta preparando una bella grigliata in giardino, con assaggi di parmigiano di mucche rosse, mortadella bolognese, formaggi liguri e piemontesi, vini di Conterno a damigiane e poi birre, barolo chinato e spumanti e champagne e dolci e tante altre squisitezze. Gabriella ricorda che a Caluso abita la sua amica Elena Di Castro e che suo marito, Carlo Salvetti, è il direttore della Cantina sociale dell'Erbaluce di Caluso, così le telefona e le preannuncia il mio arrivo per il giorno successivo. Riprendo da solo la strada verso il Canavese.


La cena "Al Cantun" di Candia

Poco traffico, aria fresca, sole chiaro e cielo limpido mi accompagnano in questo viaggio ideale. Arrivo a Cigliano verso le sette, il cielo è basso all'orizzonte e devo fare altri chilometri tutti con il sole in fronte. Attraverso Mazzè e poi tocco Caluso e sono quasi accecato dal riverbero della luce viva dietro il parasole che tengo abbassato. L'andatura prudente mi consente di dare un'occhiata più accurata al paesaggio che mi sta intorno e veramente mi sembra di essere in un paesaggio da fiaba. Paesini lindi e curati, poca gente per strada, qualche ragazzino che gioca, un vecchietto in bicicletta, qualche pensionato sulle panchine di una piazza, un tratto di strada tutta curve tra Mazzè e Caluso, che attraversa un bosco verde e silenzioso, e poi l'ultima parte verso Candia quando senti la presenza del lago ma non lo vedi. Mi infilo nel paese seguendo la freccia che indica il centro e sbucando da un portico in un tratto di strada in curva mi trovo proprio di fronte al "Cantun", il ristorante dove ci dobbiamo incontrare per un'anteprima d'informazione sul Pesce di Lago e Grandi Vini Bianchi Italiani.

Ci hanno preparato la stanza al primo piano, quella del camino, con le pareti beige, le spighe appese a una parete, una bella credenza per vini e bicchieri, stile fine '800 e una tavolata a "L" per una ventina di persone. Ci sono giornalisti, produttori, qualche politico. Ha organizzato l'incontro Giorgio Raimondi Dalla Barba, che fa anche da "moderatore" o meglio da stimolatore della conversazione toccando le corde giuste perché sia una serata vivace. La sua parlata è sempre schietta e sincera, e diretta al suo obiettivo. La accompagna poi una verve che mi fa venire in mente la potenza della voce di big Luciano e oso paragonarlo al Pavarotti della comunicazione. Giorgio è il Presidente de "L'Italia del Gusto". Polemizza con la festa dell'uva 2007 e al limitare la presenza dei produttori di Erbaluce alla sola zona di Caluso, credo per ragioni di "budget".

Alle otto e cinque ci siamo tutti, il Presidente dell'Ente di Gestione del Parco Provinciale del Lago di Candia, Mario Mottino, il Presidente della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, Marco Tronzano, i produttori Gabriella e Sergio Delzutto dell'azienda agricola Santa Clelia, Daniele Giacone e alcuni suoi collaboratori e collaboratrici, dell'Agriturismo "Il Grappolo", nonché fondatore di "Settima Pietra", un'associazione per la valorizzazione del territorio di Settimo Vittone (di qui il nome), Simona Bergaglio e marito dell'azienda La Chiara di Gavi come ospite con il suo Gavi 2006 e infine una enotecaria, Giuliana Fisanotti, dell'Enoteca Perbacco, che a fine cena ci prenderà tutti per la gola con i cioccolatini di Nella, al 66% e al 72% di cacao, di una delicatezza infinita.

Tra i giornalisti, oltre a Giorgio e al sottoscritto, c'è Gianluigi Veronesi, Direttore di Degusta, Gianluigi Pagano, responsabile degli eventi speciali per la rivista Il Sommelier e Presidente nazionale di Sapori e Sapere, Associazione no-profit dei Comuni d'Italia, e poi ci sono il braccio destro di Giorgio, Mauro Viotto vice presidente di "Italia del Gusto", Mario Damasio, Direttore della Gazzetta del Canavese, e Anna Anrò giornalista di Caluso, che scrive dei problemi del territorio e non solo.

Il primo pensiero di Giorgio va a Massimo Villa, che ci ha lasciato di recente e che lui paragona a Nuto Revelli, laddove ne "Il mondo dei vinti" parla dello spopolamento delle valli e dei paesi di montagna. Massimo ha avuto la forza e la perseveranza di girare questi territori, di conoscere i tanti "artigiani del gusto" che qui lavoravano e vivevano e di far conoscere i loro prodotti al resto del mondo portandoli in giro per l'Italia e anche oltre confine.

Intanto i camerieri versano nei calici il primo vino, un Erbaluce spumante metodo classico fatto da Sergio Delzutto e dalla moglie Gabriella. È un vino del 2005 che ha avuto un affinamento di 18 mesi in bottiglia. Ha un bel colore giallo paglierino, un naso pulito e di media intensità, con una bocca piena ed equilibrata. Pecca ancora nelle bollicine, che sono poco intense, ma la struttura è buona e l'evoluzione sembra interessante. Lascia un retrogusto delicato di erbe aromatiche, proprio come l'altro vino di Sergio, l'Erbaluce classico, che non sfigurerebbe in un concorso di vini bianchi.

Sergio ci tiene a farci sapere che l'Erbaluce nella versione Passito è stato tra i primi tre passiti italiani disciplinati dal regolamento nazionale, insieme al Passito di Pantelleria e allo Sciacchetrà delle Cinque Terre. Nei 10 ettari di vigneto Sergio produce quasi tutto Erbaluce, nelle versioni Spumante Metodo Classico e Charmat, Erbaluce classico e Passito. Poi fa anche un Canavese rosso con Barbera al 50% e Freisa e Bonarda al 25%. Il rosso qui consente l'utilizzo anche di altri vitigni, che molti coltivatori usano per antiche tradizioni, ma stasera berremo solo bianchi, proprio per accompagnare meglio la delicatezza del pesce di acqua dolce.
Mentre si riprende a parlare dei problemi dell'Erbaluce, cominciano ad arrivare i piatti, in abbinamento ai vini del territorio.

Si comincia con un do di petto, un luccio e tinca in carpione. Il piatto è fatto con una carpionatura leggera, tuttavia il vino in abbinamento, l'Alba di Daniele Giacone, un ottimo vino per profumi e per struttura, non riesce a contrastare adeguatamente l'aggressività del piatto, che tuttavia è ben fatto e molto saporito. L'enologo di Daniele racconta qualche particolarità dell'Alba, vinificato in ottica estrattiva con i grappoli più spargoli e commercializzato come vino da tavola perché i vigneti sono al di fuori del territorio della DOC. Il vino subisce un affinamento di 15 mesi in bottiglia prima di essere avviato alla vendita.

A seguire un tortello di pesce persico e seirass, raccolto in una cialda di pasta al forno, su fonduta di borragine e decoro di gamberetti di fiume. Un piatto originale, saporito e delicato nello stesso tempo, ben abbinato al Gavi dell'azienda La Chiara, illustrata da Simona Bergaglio, la terza generazione della famiglia che aveva iniziato con due ettari di vigneto coltivato dai nonni. Oggi gli ettari sono 21 e l'obiettivo dell'azienda è di continuare nel miglioramento della qualità del prodotto, con acquisizione dei mercati nazionale ed estero.

La discussione ogni tanto prende una piega che si allontana dall'argomento della serata e si disquisisce di territorio e di prodotti ma senza dare loro un connotato di tipo comunicativo e allora Giorgio deve cercare di ricondurre la discussione nei giusti binari.
Il piatto forte è la zuppa di coregone su fette di pane grigliate e un decoro di pomodoro fresco e cipolle, eccellente nella sua semplicità per sapore, fattura e qualità delle materie prime. In abbinamento il Clelia di Santa Clelia, un Erbaluce classico di grande personalità.
Nel frattempo è arrivato a trovarci e a illustrare gli obiettivi e gli intenti di chi gestisce le problematiche del territorio Roberto Tentoni, Consigliere Regionale. Ribadisce che è necessario un lavoro di coesione e di convinzione da parte di tutti gli attori del Canavese. Ma è solo dall'interno di questo organismo che può arrivare una spinta a creare un territorio con forti connotati di ospitalità e di promozione turistica.

Non si deve aspettare un aiuto dall'esterno, che può essere solo di stimolo e di avvio, che può preparare la cornice del quadro, ma poi i colori e il disegno devono essere dati da chi sta sul territorio e da chi giorno dopo giorno ne vive i problemi e le difficoltà. Il percorso sarà lento ma porterà un vantaggio per tutti. Ciò avverrà solo se ognuno degli interessati saprà dare la giusta "vibrazione di appartenenza", per dirla con il Consigliere. Intanto arriva in tavola il dolce, una pesca cotta con amaretto al cacao e decoro di cioccolata e cannella, molto delicato e saporito. A parte piattini di meringhe e cantucci da gustare con e dopo il caffé. E ultimo giro con la cioccolata strepitosa della Pasticceria Nella di Ivrea, quella al 66% e al 72% di cacao, portata da Giuliana.

Chiude la serata Gianluigi Pagano con una celebrazione del territorio e dei suoi prodotti, come ricerca e come cultura, per un grazie da parte di tutti al ristoratore e ai suoi collaboratori.

La serata si è fatta fresca e Anna ci accompagna fino al Piccolo Principe, il cinque stelle di Caluso dove passeremo la notte in attesa della tavola rotonda di domani nello stesso Hotel. Bello il giardino davanti all'ingresso, con la cancellata maestosa e le luci che illuminano statue e fontanelle. Dormirò nella "Elena", una bella stanza al primo piano, con vista sul piccolo parco d'ingresso, con pareti rosa antico e tende damascate pesanti alle finestre.


Domenica 9 settembre 2007

La sveglia dell'albergo è puntualissima. Dalle tende ben chiuse trapela solo un leggero contorno di luce. Mi affaccio al balcone al primo piano con un bel cielo azzurro e camerieri in cortile che stanno preparando tavoli e attrezzature per un ricevimento di matrimonio che ci sarà al pranzo. Si sono sposati Salvatore e Svetlana, che incontreremo solo verso le tre, quando arrivano su un maggiolone infiocchettato dopo le foto fatte chissà dove prima del pranzo, mentre gli altri ospiti sono già lì da quasi due ore. Lui ha l'aria da manager cui piacciono molto le belle donne, lei è una bionda nordica di una bellezza che sembra far inorgoglire Salvatore che la tiene a braccetto alla sua destra. La colazione al Piccolo Principe è, per mia scelta, parca: solo un caffé d'orzo con latte, un cornetto, uno yogurt fresco posato in una vaschetta con cubetti di ghiaccio e una susina fresca dal vassoio della frutta. Per ultimo un bicchiere di spremuta d'arancia. Esco nell'aria fresca a godermi il primo sole con i giornali che la receptionist, gentilissima, mi ha procurato.


L'erbaluce e il Canavese. Un po' di storia

In una saletta a pian terreno c'è già Giuliana che sta preparando per il dibattito che è previsto per le dieci. Alcuni sono già arrivati, come Giorgio e i due Gianluigi che hanno dormito in una struttura fuori Caluso. Con Pagano si parla di olio e mi dice che a Settimo Vittone, il paese di Daniele, c'è una buona produzione. Mi annoto un assaggio per la prossima volta. Poco dopo le dieci inizia la tavola rotonda sull'Erbaluce, un grande fra grandi vini, un vino che è stato il primo bianco doc piemontese e che ha perso un po' di smalto comunicativo negli ultimi lustri.

Ci sono gli stessi personaggi che la sera prima al Cantun di Candia avevano cominciato a commentare questa situazione. In più si sono aggiunti Roberto Rabachino, presidente dell'ASA (Associazione Stampa Agroalimentare) e direttore di SKY TG Gusto, Remo Falconieri, Presidente del Consorzio di tutela dei vini del Canavese e titolare dell'Azienda Cieck di San Grato ad Agliè, Gianluigi Orsolani, presidente nazionale di ANIMA e vicepresidente del Consorzio di tutela, nonché produttore di Erbaluce, Mauro Viotto, Stefano Anzola, Vice sindaco di Mazzè, Armando Viglione, responsabile della filiale di Caluso di Banca Mediolanum.

Ci sono anche altri ospiti di altre realtà territoriali: un aostano, Alessandro Cortinovis, vicesindaco di Arnad, dove oltre al lardo fanno anche dei grandi vini bianchi, accompagnato dalla moglie e dalla più piccola delle figlie, da Castelnuovo Don Bosco Ezio Graglia delle omonime cantine e Riccardo Nardo, suo collaboratore, e infine dalla Liguria Mara Musante, la responsabile di "Italia del Gusto" per la Liguria e il basso Piemonte. Nel corso della mattinata arrivano anche Carlo Salvetti, della Cantina Sociale dell'Erbaluce di Caluso, e Lidia Massi, la giornalista de "La Sentinella del Canavese" che con un suo pezzo del 9 agosto 2007 aveva creato le premesse per questo dibattito.

Avvia il dibattito Giorgio Raimondi Dalla Barba con alcune provocazioni volutamente tese a risvegliare un po' di interesse sull'Erbaluce che non sembra molto in salute ma soprattutto su che cosa si può fare di più per rimetterlo in corsa nel panorama nazionale e internazionale dei grandi vini, cui appartiene per caratteristiche. Il grappolo di Erbaluce, in autunno, si colora di riflessi ramati e di un giallo oro quasi arancio. Il vino che se ne ottiene ha un'acidità spiccata e dei profumi su tonalità non solo fruttate ma anche balsamiche, rari da trovare. Infine in bocca si presenta delicato e fine, ma anche ricco di struttura e di piacevole beva, con un retrogusto lungo e persistente di mandorla e di fiori di anice.

La produzione complessiva conta circa 100 ettari vitati, che non sono molti, ma i più vecchi ricordano che nel primo ma anche nel secondo dopoguerra molti colli che oggi sono prati o boschi erano coperti di vigne. Il vitigno risale al tempo dei Romani e ne parlava già Giovan Battista Croce, gioielliere di Sua Altezza il Duca Carlo Emanuele I, nel 1606 in un suo scritto: "Elbalus è uva bianca così detta, come Albaluce; fa li grani rotondi, folti e copiosi, ha il guscio, o sia scorsa dura. Matura diviene rosita e colorita e si mantiene su pianta assai. È buona da mangiare, e a questo fine si conserva. Fa li vini buoni e stomacali".

L'esplosione industriale degli anni '60 e '70 ha spopolato le campagne e la vite è stata abbandonata, ma nulla impedisce di rimettere in terra altre barbatelle di Erbaluce e recuperare quei terreni alla produzione di vino. Occorre solo una grande volontà imprenditoriale da parte dei Canavesi più coraggiosi. Dopo l'intervento di Giorgio, Remo Falconieri fa un po' di storia del vino e ricorda che tra le due guerre l'Erbaluce era molto conosciuto e aveva un bel mercato sia in Piemonte sia in Lombardia tra la borghesia soprattutto nella versione Passito, apprezzato soprattutto dalle signore come aperitivo e digestivo.

Con l'abbandono della terra negli anni '50 altri vini piemontesi come quelli delle Langhe, del Roero e del Monferrato hanno rosicchiato sempre più fette di mercato a spese anche dell'Erbaluce. Negli anni '80 e '90 c'è stata una piccola ripresa grazie agli sforzi della CCIAA e della Provincia di Torino, che ne hanno promosso l'immagine qualitativa, sia nella versione base, sia in quella passita e poi si è iniziato a fare anche lo spumante, metodo classico o in autoclave.


Alcune idee per la promozione dell'Erbaluce

L'attività attuale del Consorzio è condizionata fortemente dalla scarsità del budget. Oggi si fanno molte più bottiglie di una volta, anche se il volume del prodotto non è aumentato. Il Consorzio sta seguendo diverse iniziative nazionali di presentazione del vino. A Montefalco saranno presenti nove produttori con il passito e la cena di gala sarà accompagnata esclusivamente da bottiglie di Erbaluce, dagli antipasti al dessert. Sono previste decine di serate di promozione della versione spumante sia in Piemonte, sia in Liguria, nonché varie serate nei ristoranti della zona che hanno avuto una stella Michelin nell'ultima guida. Uno stand a Cuneo, alla rassegna del "Marrone" sarà riservato all'Erbaluce. Infine si sta lavorando dal punto di vista di studi scientifici per migliorare i vini del territorio, nelle versioni base, spumante e passito e anche sui rossi con il Carema, il Nebbiolo del Canavese.

Giorgio Raimondi Dalla Barba e Roberto Rabachino fanno notare che probabilmente c'è bisogno di una maggiore comunicazione, non tanto dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto qualitativo, selezionando sia i canali giusti, sia le modalità corrette, secondo un piano di intervento che segua un filo logico e che punti verso obiettivi chiari e definiti. Come dice Giorgio non si fa comunicazione mettendo in fila una serie di manifestazioni, se non sono finalizzate a uno scopo ben preciso e studiato in anticipo. Si rischia di essere poco incisivi e di sprecare risorse prezioso, proprio perché il budget è molto limitato.

Gianluigi Orsolani conferma che manca la comunicazione, ma mette il dito sul fatto che il Canavese ha saltato almeno una o forse due generazioni di imprenditori che hanno risposto alla sirena dell'industrializzazione. Ora si sta recuperando con una generazione di giovani coraggiosi che rimettono in piedi imprese agricole. Precisa che la comunicazione dovrebbe essere compito dell'Enoteca regionale, mentre il Consorzio dovrebbe impegnarsi a stimolare gli Enti locali a mettere in fila manifestazioni che richiamino l'interesse verso i prodotti e le bellezze di questo territorio e dei suoi paesi. Rafforza il concetto Roberto dicendo che è essenziale abbandonare la monocultura industriale e promuovere il territorio nella sua globalità di risorse.

Marco Tronzano ricorda un po' la storia della Cantina dei Produttori, nata nel '75 e che inizialmente vendeva quasi solo esclusivamente damigiane. Allora si imbottigliavano solo duecento ettolitri. Oggi, dopo un periodo di crisi con l'invio del vino in distilleria perché invenduto, si imbottigliano quasi duemila ettolitri perché le damigiane non le compra quasi più nessuno e alcuni produttori per liberarsi la cantina per la vendemmia successiva devono svendere parte del loro prodotto.
Mario Damasco ricorda che si sta lavorando sugli Stati Generali del Canavese, sui protocolli di attuazione, sulla formazione di una cabina di regia per individuare nuovi canali ed elementi catalizzatori legati all'industria del divertimento e del turismo, ma il tutto avviene molto lentamente e occorre accelerare questo meccanismo. Il vero problema è che nessuno cerca il Canavese e quelli di qui non fanno nulla per richiamare gente da fuori, ma sono anche restii e titubanti a parlare tra loro dei loro problemi e cercare di fare qualcosa tutti assieme. È la solita mentalità italiana dei comuni e delle parrocchie, che è dura a morire. È la solita mancanza di volontà politica, nel timore che il vantaggio mio possa diventare vantaggio anche del mio rivale.

Giorgio puntualizza che non si riesce a trovare un filo logico del piano di comunicazione probabilmente perché le attività di cui si è parlato magari qua e là sono anche avviate, ma proseguono con troppa lentezza. Gianluigi Pagano aggiunge al concetto di territorio fisico quello antropologico, delle persone che vivono sul territorio. I Canavesi dovrebbero mettersi in gioco individualmente e svincolarsi dalla monocultura tecnologica di Olivetti prima e di Fiat poi. Si dovrebbe tirar fuori "l'orgoglio canavese" per suscitare una grande e proficua forza di volontà e rivitalizzare ogni angolo del territorio.

Infine Roberto Tentoni si dice soddisfatto dell'incontro e rileva che queste occasioni sono utili se aiutano le comunicazioni, se aiutano a riflettere su come migliorare, se fanno aprire ai problemi e suscitano questa voglia di emergere. L'opportunità di organizzarsi e di migliorare la comunicazione deve essere colta da tutti i partecipanti alla filiera, dai produttori ai politici. Molti produttori sono già partiti individualmente e lavorano bene e con soddisfazione ma ora occorre fare gruppo e lavorare assieme. Occorre riflettere e far riflettere sul territorio verso il quale c'è amore da parte dei Canavesi e sulle sue opportunità che può dare, cercando di individuare i limiti che esistono con l'obiettivo di smussarli ed eliminarli.


I vini in degustazione e il pranzo all'Hotel Piccolo Principe

A questo punto si passa alla degustazione dei 15 vini bianchi in assaggio elencati in tabella e suddivisi per regione:

Regione Produttore Vino
Piemonte Cooperativa Produttori di Caluso Erbaluce
Azienda Agricola Orsolani Erbaluce
Azienda Agricola Cieck Erbaluce
Graglia Arneis
La Chiara Gavi
Liguria Lunae Vermentino Lunae
Vermentino Cavagino
Valle d'Aosta La Kiuva Chardonnay
Veneto Riva dei Marchetti Prosecco "sur lie"
Chardonnay
Friuli Russolo Doi Raps
Campania (Ischia) Mazzella Biancolella
Forastera
Vigna del Lume
Villa Campagnano

Alla fine della degustazione, dopo le fotografie e i saluti per quelli che non si fermano a pranzo, si sale al piano ammezzato dell'Hotel, in una sala lunga dove è giù pronta una tavolata per una ventina di posti per l'ultimo incontro conviviale. Si chiacchiera di comunicazione, di viaggi, di appuntamenti, di programmi ma anche di vini, soprattutto a commentare la deliziosa Malvasia rossa di Castelnuovo Don Bosco che Ezio Graglia ha portato da abbinare alle sfoglie di zabaione di Erbaluce preparate dallo chef del Piccolo Principe. Una sinfonia di profumi nel bicchiere, dalla rosa alla ciliegia alla nocciola e una morbidezza stravolgente nel piatto con quei cuscini di zabaione che debordano dai dischi di pasta leggera quando la forchetta si abbassa bel taglio del boccone da portare alla bocca. Con Ezio ci eravamo contenuti nei piatti precedenti, ma col dessert riusciamo a fare il bis con mezza porzione a testa in più. La giornata di lavoro finisce qui e dopo i ringraziamenti al Pavarotti della comunicazione e i saluti a tutti gli altri, riprendo la strada del ritorno in compagnia di Gianluigi Pagano, che lascerò alla stazione di Tortona per accelerare il suo viaggio di ritorno a Bologna.

Da Tortona a Serravalle seguo la strada statale per godermi le luci del pomeriggio sereno di oggi. Paesini quasi deserti, qualche cartellone che parla di sagre, una cura particolare dei segnali stradali sui limiti di velocità. Prima di Cassano Spinola un trabocchetto: un lungo rettilineo precede l'abitato. Due chilometri prima un segnale indica "fine del limite dei 70 orari", quindi si può arrivare fino a 90 all'ora. In vista delle prime case del paese all'improvviso un unico cartello con il limite dei 50 e dopo cento metri la pattuglia della stradale, che ovviamente sanziona quasi tutte le auto che non sono del posto. Ma dico io ci vorrebbe tanto a mantenere i 70 su tutto il percorso e ad aggiungere un cartello dei 50 magari 500 metri prima dell'abitato?

Evidentemente certe amministrazioni in Italia sembra che si divertano a mettere in piedi questi miserabili trucchetti per arrotondare gli incassi a spese di chi viaggia per strada, magari per lavoro! Non si rendono conto, gli addetti alla sicurezza, che frenare improvvisamente per rallentare in cento metri da 90 a 50 all'ora può essere causa di tamponamenti e di incidenti più gravi, con un costo aggiuntivo per tutta la comunità? Sono anche queste le situazioni che denotano quanto certi amministratori pubblici siano incompetenti e che fanno perdere l'interesse verso il bene comune.

A Serravalle riprendo la A7 verso Genova e arrivo in tempo per godermi un bel tramonto sul mare con la luce gialla arancio che colora i monti verso Savona e degrada su tonalità pastello chiaro fino a Ventimiglia e la Francia.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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