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Viaggi enogastronomici

DOP Brisighella: Nel faentino romagnolo per olio e … altro (Prima Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

L’olio questo sconosciuto, si potrebbe dire mettendosi nei panni del consumatore finale, che nulla sa di questo straordinario alimento. Qui a Brisighella un convegno per fare il punto sull’olio extra vergine di oliva di eccellenza, la prima DOP italiana, grazie al grandissimo Gino Veronelli e ai monocultivar suggeriti da lui con la nostrana di Brisighella e la ghiacciola. Da Nerio Raccagni a Franco Spada i brisighellesi che si sono dati da fare per un prodotto di qualità. Dunque la preistoria dell’olio buono italiano in un ambiente ricchissimo di cose da scoprire: il frantoio della cooperativa agricola brisighellese, la Pieve romanica di Tho e la sua antica macina di frantoio, e poi vicinissime le Terme, accoglienti e moderne, la rocca e il mastio di Riolo Terme, a pochi chilometri. Non da meno il centro storico di Faenza e la visita alla bottega della ceramica di Mirta Morigi, da non perdere se andate da quelle parti. Per ultimo il borgo medioevale di Brisighella, la passeggiata lungo la caratteristica Via degli Asini e la sagra dedicata al maiale o porco, come lo chiamano qui, che poi è il baghin o bagoin del riminese. Per condimento al convegno e alle visite, i locali tipici romagnoli e gli assaggi di cappelletti, affettati, tagliatelle e tagliata, dolci, vini bianchi e rossi e tante altre cose buone e genuine, da “leccarsci i baffi”, prodotti di una cucina che ancora oggi si ispira al genio di Pellegrino Artusi, grande maestro culinario.

Venerdì 7 Novembre 2008.

Verso Brisighella

Lascio Genova e il suo cielo ancora coperto poco prima delle dieci di mattina. Sulle facce della gente il mugugno, inevitabile dopo troppi giorni di pioggia, mareggiate disastrose con venti a 130 all’ora, barche rovesciate e baracche scoperchiate. Il traffico è scorrevole e dopo Tortona il cielo comincia anche ad aprirsi qua e là, poco dopo il sole fora le nubi più leggere e in un attimo si arriva a Bologna. Oltre le colline di nuovo nubi più fitte ma nessun segno di rovescio.
Alle due e mezza circa sono alla Meridiana di Brisighella, dove alloggeremo durante il convegno.
Stefania è sul piazzale che aspetta gli ospiti e quando tutti siamo arrivati si parte per Riolo Terme con un piccolo bus che si arrampica deciso lungo la collina e i tornanti che separano i due paesi.
Stefania fa parte del Consorzio Terre di Faenza.

Le Terme a Riolo

La prima visita è a Riolo Terme alle Terme. Ci riceve il direttore Gian Marco Lanzoni nell’atrio delle Terme, davanti al grande bancone circondato, anzi abbracciato da un doppio scalone che porta al ‘piano superiore dove si fanno le cure, di ogni tipo e per tutte le età, per respirare bene e avere una bella pelle e far sparire gran parte degli acciacchi che con l’età si accumulano nell’organismo.
Le Terme accolgono circa 18.000 visitatori l’anno.
Con il Direttore facciamo un giro per le varie strutture fino ad arrivare alla grande piscina dove gruppetti di due, tre persone ciascuno stanno conversando piacevolmente mentre l’acqua li avvolge e tonifica i loro corpi senza nessuna fatica da parte loro.
Poi una visita alle strutture delle inalazioni e anche fuori, all’interno del parco secolare che circonda l’edificio termale.
Il centro termale rimane chiuso tutto l’inverno, in pratica da fine Novembre fino a tutto marzo dell’anno successivo, quando riapre per la nuova stagione. Questi sono praticamente gli ultimi giorni del 2008.
In realtà la struttura rimane aperta anche d’inverno, tranne che da Natale a fine Gennaio, come servizio ambulatoriale su prenotazione per visite specialistiche e per l’accesso al Centro di riabilitazione, al Centro Nutrizionale e dietologico, al Centro di metodologie naturali, al Centro di Medicina Estetica e al Reparto Otorinolaringoiatrico.
La storia delle terme in questa parte della Romagna risale ai Romani ma negli ultimi due secoli è nel 1870 che il Consiglio Comunale approva il progetto per la costruzione dello Stabilimento Termale proposto dall'ingegner Antonio Zannoni e ci vollero sette anni per arrivare all’inaugurazione ufficiale del 24 Luglio 1877. Da allora Riolo si chiamò Riolo dei Bagni e poi dal 1957 Riolo Terme, come oggi. Dal novembre 2001 Riolo Terme è diventata Città per decreto del Presidente della Repubblica, nonostante gli abitanti siano meno di 6.000.

La rocca, il Museo, il Torrino a Riolo

Lasciamo il Centro delle Terme per una visita al centro storico. La Rocca è caratteristica, ma mentre sulle colline della Romagna che conosco, quelle del Montefeltro o dell’entroterra rivierasco tra Rimini e le Marche le rocche sono comunque su picchi o collinette e si ergono rispetto alle case circostanti, qui a Riolo la Rocca è proprio al centro della piazza, circondata dalla strada, con le case che quasi la soffocano. Ci sono banche, case, la farmacia, i negozi.
Tutto intorno un fossato ma ovviamente senz’acqua e una muratura in mattoni pieni messi a spina di pesce.
All’interno ha mantenuto tuttavia la sua bellezza e il suo fascino storico.
Alla fondazione nacque come torre di guardia nel 1388. Solo nel 1450, sotto i Manfredi, fu allargata fino quasi alla struttura che vediamo oggi e completata dopo una trentina d’anni.
All’interno scendiamo nella sala del pozzo di Caterina Sforza, arredata con oggetti più o meno d’epoca, dal quadro che la ritrae a un bauletto, da una spada con elmo a uno specchio e anche il candeliere.
C’è anche una bombarda che sembra sia del 1445.
In una saletta vicina sono stati esposti dei curiosi modellini delle armi da assedio, la catapulta, l’ariete, il mantelletto, la torre mobile, il trabucco, il mangano, il gatto, che non è altro che un ariete coperto alla vista degli assediati.
Un’altra sala è dedicata all’esposizione delle armature e di alcune spade.
Ci accompagna nella visita Gabriella Zauli, che ci racconta le differenze tra queste armi antiche e altre cose sull’etica e sulle norme della cavalleria.
Saliamo al primo piano della rocca a vedere il plastico mobile con le torri che appaiono e scompaiono, per far capire meglio ai visitatori l’evoluzione storica dell’edificio.
C’è ancora un piano superiore con il Museo del Paesaggio dell’Appennino faentino dove si possono vedere le fasi geologiche che circa sei milioni di anni fa hanno dato origine alla Vena del Gesso, che caratterizza il territorio faentino brisighellese.
Prima di terminare la visita un incontro con il sindaco di Riolo Terme, Emma Ponzi e poi tutti assieme una bevuta di vini del territorio nel Torrino annesso alla Rocca. È una vecchia torre di guardia perfettamente restaurata che accoglie un bancone per la mescita dei vini e qualche punto di appoggio fatto a isola per uno spuntino con dei salumi di qui preparati da Deborah e Diego che gestiscono il locale..
Assaggiamo un Sangiovese Colli di Faenza DOC 2005 di 14 gradi dei fratelli Umberto e Giuseppe Tarroni di Castel Bolognese. Ha un colore rubino caldo e brillante. Al naso è intenso, pulito e presenta un sentore fruttato persistente con gradevoli note speziate. In bocca è lievemente squilibrato sui tannini con un corpo di pronta beva e lascia un retrogusto di prugna rossa.

La cena a La Cavallina

Qui pochi decenni fa c’era la casa di campagna del padre di Vincenzo. Oggi ci sono sempre l’orto e i suoi prodotti ma al posto della casa c’è questa bella locanda / ristorante dove ai clienti arrivano le verdure fresche dell’orto, la cucina genuina di Marco Casadio e Matteo Ravaioli e altri prodotti eccellenti del territorio di questa meravigliosa Romagna non di riviera, che forse pochi conoscono.
Con noi ci sono anche Vincenzo Tronconi, assessore al Turismo del Comune di Brisighella e Franco Spada già Presidente del CAB, Cooperativa Agricola Brisighellese.
Siamo una quindicina alla lunga tavola in fondo alla sala.
Si comincia con uno strepitoso culatello di mora romagnola.
A seguire squacquerone (Squaquaron, in dialetto romagnolo) e fichi caramellati tra due fette di pane abbrustolito con la cialda al forno fatto in casa.
Mentre aspettiamo che i cappelletti in brodo, eccellenti, si intiepidiscano, con il vicesindaco si parla delle eccellenze vinicole dei colli faentini, che stanno crescendo con forze giovani e qualificate.
Accompagniamo i piatti con un Ordelaffo Sangiovese IGT 2006 di 13 gradi dal lotto LOR08 dell’Azienda Agricola Calonga di Maurizio Baravelli in Castiglione (Forlì).che trovo ben strutturato e con un bel corpo, equilibrato. Mi fa venire in mente qualche Pinot nero assaggiato di recente.
Intanto è arrivato in tavola il piatto forte, una Tagliata di mora romagnola con verdure fresche appena bollite, pomodori, cavolo bianco e cavolo nero.
Eccellente anche la successiva Mousse di formaggio caprino e frutti di bosco, con cui assaggiamo un Montalbana Passito, Albana di Romagna DOCG di 13,5 gradi dal lotto L8.127 e bottiglia N. 0021 con collarino AAA00984811 di Ca’ Montalbano s.a.s. di E. Montuschi in Brisighella. Un vino dal colore rosa antico. Al naso sentori di frutta secca, miele e fungo. In bocca una bella armonia, equilibrio di sensazioni e un retrogusto piacevolissimo di mela renetta. Le uve sono Albana 100% con una raccolta selezionata e tardiva e un appassimento in cassette. Invecchia in barrique per 12 mesi e subisce un affinamento in bottiglia.

Alla fine una variazione al menù con il filo d’olio nuovo, appena franto e ancora di un bel verde non filtrato, sul dessert al formaggio, per ingentilirlo e renderlo armonico e ancor più gradevole.
Si rientra in compagnia di Pierluigi nell’aria fresca che taglia la pelle del viso e preannuncia i primi freddi invernali.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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