Senza rivali a primeggiare nei vini, i francesi avevano già legiferato in materia di “Cru” del Pinot noir almeno due secoli fa mentre, nelle Langhe albesi, il Barolo e il Barbaresco erano ben al di là da venire. Poi, negli anni ’80 come sappiamo, cominciò la rimonta costellata dai successi che conosciamo. In lingua italiana il corrispondente di “Cru” non esiste ma c’è un’assomiglianza nel dialetto piemontese nel termine “Sorì” con il quale si intende un vigneto ben esposto al sole.
“Sorì” venne usato, tempo addietro, per il dolcetto di Diano d’Alba e per quello di Dogliani ma per il Barolo e Barbaresco si è preferito optare per “Menzioni geografiche aggiuntive” che ora stanno ad indicare in etichetta una “sottozona” particolarmente pregiata dei due vini. Sentendosi ,ora, senza complessi di inferiorità verso i cugini d’Oltralpe, è venuta l’ora di un confronto tra il nebbiolo e il Pinot noir.
L’occasione propizia è stata la manifestazione “Le loro Maestà” svoltasi il 21 e 22 novembre tra Alba e La Morra per iniziativa di “Artevino” in collaborazione con il Consorzio di tutela del Barolo e Barbaresco. Sono convenuti 20 produttori della Langa e 20 della Borgogna ma nel dibattito svoltosi all’Ampelion di Alba sul tema “Cru: sintesi di valori” mentre i francesi sono quasi sempre rimasti in silenzio, i viticoltori dell’albese hanno dimostrato pareri diversi tra chi ritiene che ogni “Menzione” abbia qualitativamente e commercialmente lo stesso spessore e coloro invece ritengono una soluzione “troppo democratica” – come ha sostenuto Franco Ziliani, giornalista- per cui un determinato “Cru” per esempio di Serralunga d’Alba, non potrebbe essere paragonabile ad un equivalente di La Morra.
Aggiunge Massimo Martinelli, produttore di Barolo in quest’ultima località: “I francesi hanno maturato da lungo tempo la volontà di presentarsi compatti senza differenze tra un “Cru” e l’altro. Forse si inchinano solo in casi eccezionali difronte a nomi prestigiosi come “Romanèè Conti” mentre da noi serpeggia ancora una certa rivalità. Per superarla è necessario un salto culturale nella mentalità dei nostri viticoltori” .
Dal Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco il presidente Claudio Rosso smorza i toni sostenendo che “Come Consorzio ci siamo attivati per ottenere – per legge – l’uso delle menzioni che sennò sarebbe decaduto. Ora spetta ai singoli produttori valorizzarle individualmente. Inoltre c’è da tener conto che la Borgogna è una realtà ben più grande delle Langhe e due secoli di “Cru” alle spalle hanno permesso ai vignerons di trovare maggiori punti di intesa”.
Intanto i francesi hanno atto che il nebbiolo è un grande vitigno accettando, per la prima volta, quello che doveva essere, nelle intenzioni, un confronto. Alla sala polifunzionale di La Morra è seguita la degustazione sia del Barolo che del Pinot noir dei 40 viticoltori partecipanti all’evento.
Fonte news: Medusa Giornalismo - Luciano Scarzello
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