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La Tuscia viterbese al Salone del Gusto di Torino

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Al Salone del Gusto di Torino venerdì 27 ottobre è dedicato uno spazio particolare ai prodotti tipici della Tuscia, il territorio del viterbese al confine con la Toscana dove prosperano realtà gastronomiche di grande spessore e di vera resistenza umana.

Venerdì 27 Ottobre 2006

I 5000 e più operatori presenti a questo sesto Salone Internazionale del Gusto di Torino si sentono tutti. È un pullulare di gente che ogni anno aumenta e da un po' non si vedeva da queste parti.
Arriviamo alle cinque della sera, per dirla con Garcia Lorca, alle cinque in punto della sera. Sul piazzale un andirivieni di gente, code ai sette sportelli di ingresso, fila normale all'unica uscita. C'è un'aria di pace, di serenità, di freschezza, un vociare sobrio e spensierato di giovani, operatori che informano chi si è quasi perso. Cerco Alessandra che ci aspetta all'ingresso. Non ci siamo mai visti, ma basta una rapida occhiata per incontrarci e salutarci.

Entriamo nel grande salone al piano terra e localizziamo subito lo spazio Palatium dove alle 20.30 si terrà la cena "A tavola con la Tuscia viterbese".
È appena terminato il laboratorio sugli oli extravergini DOP Tuscia e DOP Canino, con assaggi e degustazioni guidate, attraverso le più belle realtà che ultimamente hanno ricevuto vari premi di riconoscimento anche internazionali. Sta per cominciare una presentazione del pane casereccio di Genzano, a cura dello stesso Consorzio, un prodotto IGP di qualità da assaggiare.
In attesa dell'ora di cena giriamo per gli stands di questa edizione.
Anche quest'anno la Regione Piemonte, insieme a Slow Food e, per la prima volta, Città di Torino sponsorizza il Salone del Gusto

Cominciamo la visita dal Padiglione 1, dedicato al Mercato internazionale. Si trovano prodotti da tutto il mondo. Riusciamo a trovare quasi subito uno stand francese dove si possono assaggiare le carnose ostriche di Bouzigues. Che sapore! Sembrano appena raccolte dal mare.
Vediamo prodotti tedeschi, inglesi, le aringhe della Norvegia, gente che assaggia, che chiede. Aiuto una coppia di sudamericani, marito e moglie, che vogliono conoscere un po' più a fondo le caratteristiche di un maiale nero francese, il Noir de Bigorre, di cui sono proposti assaggi di prosciutto, eccellente. La signora al bancone parla solo francese e loro non capiscono quello che dice e non sanno come fare domande. Dopo il lavoro di interprete mi fermo dalla signora per raccontarle come anche noi italiani siamo fieri dei nostri maiali neri della cinta senese, che come quelli che conosce lei, vivono allo stato brado e si cibano di ghiande e tuberi.

Dopo una rapida occhiata all'enoteca passiamo al Padiglione 2, che ospita il vastissimo Mercato Italiano. Qui i corridoi tra gli stands sono diventati delle vie, quella dei dolci e degli spiriti, quella dell'olio e dei conservati, quella dei formaggi, quella della birra, quella degli orti e delle spezie. I prodotti che si possono assaggiare sono veramente tantissimi e inebrianti sono i profumi che arrivano dagli stands al centro delle vie di passaggio. Non posso non fermarmi allo stand della pera cocomerina (ha l'interno rosso chiaro, proprio come un cocomero non ancora ben maturo), un frutto romagnolo come me, che viene da Verghereto, e che non avevo mai sentito nominare prima.

Non possiamo mancare di visitare e fermarci agli stands della Liguria, con una bella esposizione da ponente con l'aglio di Vessalico all'estremo levante con lo Sciacchetrà delle Cinqueterre. Bello e accattivante lo slogan Liguria TerradaMare. Inebriati dalle tantissime cose nuove di questo padiglione passiamo quasi senza accorgercene al Padiglione 3, quello dei Presidi e della Fondazione Slowfood per le biodiversità onlus, quello forse più folcloristico e ricco di ospiti da tutto il mondo, in particolare dal Sud America e dall'Asia, che presentano i loro prodotti, a noi spesso sconosciuti.

Un pensiero di riconoscenza va a tutte queste persone che fanno nascere e diffondono questi ottimi prodotti, che non si trovano certo nei nostri supermercati e che al confronto sono dei giganti di gusto e qualità. Verrebbe voglia di mettersi a girare il mondo per cercarle e scovarle, queste bontà, se non fosse che qui oggi ne possiamo cogliere almeno l'esistenza, anche se non siamo in grado di assaggiarle tutte, è già importante sapere che ci sono e che possiamo arrivarci. Ma la riflessione principale è che i prodotti "omologati" che ci propone l'industria alimentare sono lontani anni luce dalla varietà e dalla qualità di tutto quello che sta su questi banchi.

Abbiamo fatto in un attimo le otto e mezza e torniamo allo spazio Palatium, che si comincia a riempire per la cena proposta da Carlo Zucchetti che gestisce a Viterbo il ristorante enoteca La Torre.
Il menù prevede una rassegna dei prodotti della Tuscia preparati dal cuoco giapponese del ristorante, il giovane Noda Kotaro. Siamo una quarantina di ospiti, politici, assessori, giornalisti, accompagnatori. Tra le autorità presenti: Daniela Valentini, assessore all'agricoltura della Regione Lazio; Alessandro Mazzoli, presidente della Provincia di Viterbo; Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo; Mario Trapè, assessore provinciale all'Agricoltura; Massimo Pallottini, commissario straordinario dell'Arsial. La serata è condotta da Paolo Zaccaria, giornalista del Gambero Rosso. Al nostro tavolo l'esuberante e simpaticissimo Emilio Ferracci, dell'Osteria San Cesareo di Roma, non solo ottimo gourmet, ma anche valente archeologo e guida turistica.

Abbiamo assaggiato il Pomodoro scatolone di Bolsena farcito di coregone del Lago di Bolsena con salsa di ricotta e prezzemolo, delizioso e ben amalgamato, accompagnato da un Est Est Est di Montefiascone 2005, un vitigno Trebbiano Montefiascone di 12,5°. Per primo Gnocchi di castagne marroni dei Monti Cimini su zuppa di Lenticchie di Onano al rosmarino con crema di Pecorino con un vino grechetto 100% passato in barrique Latour a Civitella 2004 di Mottura, di 14°. A seguire il Coniglio verde leprino, che è un marchio Tuscia Viterbese, farcito di olive Canino con millefoglie di patate dell'Alta Tuscia e in accompagnamento un Montemoro Puri Charlotte Rosso Lazio IGT 2004 di 13°, un uvaggio di Merlot, Sangiovese e Montepulciano. La selezione di affettati e formaggi della Tuscia è proposta con un Attemi Isabella Mottura Rosso Lazio IGT 2005 di 13°, di Merlot e Sangiovese. Infine lo sformato di Nocciole Gentile Romana dei Monti Cimini con spuma di aleatico alla cannella e tozzetti della Tuscia seguito dalla Pasticceria secca della Tuscia. Ottimi anche i vini in abbinamento. Per calmare la sete Acqua di Nepi.

I piatti proposti da Noda Kotaro sono stati preparati con prodotti tutti rigorosamente provenienti dalle terre di Tuscia e offerti dalle 14 aziende della Tuscia che espongono al Salone del Gusto:
per carni e salumi Macelleria Nardi Mario, Antica Norcineria Morelli, Azienda Agricola Serpepe e Azienda Agricola Fratelli Stefanoni;
per i legumi Azienda Agricola Biologica Marco Camilli;
per i formaggi Alta Tuscia Formaggi, Società Agricola Fattoria Lucciano, Formaggi Chiodetti, Caseificio di Farnese;
per i dolci De Angelis, Agrifruit e Azienda Agrituristica La Vita;
per le nocciole Azienda Monti Cimini;
per il coregone Bolsena Pesca

tutte queste aziende, insieme alla Provincia di Viterbo, hanno aderito al marchio collettivo Tuscia Viterbese istituito nel 2003 dalla Camera di Commercio di Viterbo per favorire l'identificazione e la valorizzazione dei migliori prodotti e servizi realizzati ed erogati dalle imprese della provincia. Tutti questi operatori sono consapevoli che la storia, le tradizioni e l'ambiente contribuiscono a rendere unico questo territorio vocato all'agricoltura di qualità. Lo scopo ultimo é valorizzare e promuovere il patrimonio esclusivo di sapori tipicamente "Tusciani", attualmente identificati nei prodotti di seguito elencati:

Olio extravergine di oliva dop di Canino
Olio extravergine di oliva dop Tuscia
Coniglio verde leprino di Viterbo
Patata dell' alto Lazio
Carni bovine, ovine e suine
Formaggi
Miele e prodotti delle api
Pasticceria e prodotti da forno
Ceramiche artistiche
Hotel e alberghi (di qualità) / quality hotel

La serata si conclude verso le undici. La luna alta nel cielo rischiara il ritorno in direzione di Asti verso l'agriturismo Locanda di Valbella della famiglia Quirico, in località Rilate, in piena campagna, a respirare quell'aria che fa crescere cardi gobbi deliziosi, buoni vini e ottime carni, e domani riprendere il viaggio verso nuove mete di tipicità e tradizione.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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