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Viaggi enogastronomici

Due giorni a Mangiacinema: Pupi e Antonio Avati (Prima parte).

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Con Gabriella arrivo a Salsomaggiore nel primo pomeriggio di una serena giornata di primo autunno con il trenino da Fidenza, una piccola metropolitana senza fermate intermedie. Solo sette minuti di viaggio,

Una passeggiata nel parco davanti alla stazione e in dieci minuti siamo ai piedi della scxalinata che dà accesso a Il Baistrocchi. Siamo ospiti di Mangiacinema, la manifestazione giunta alla quinta edizione per la direzione di Gianluigi Negri, giornalista professionista e critico cinematografico, ideatore di Mangia come scrivi, Mangiamusica, organizzatore di eventi, rassegne, mostre e concerti.

Abbiamo un paio d’ore per sistemarci in albergo e per conoscere i principali angoli di Salsomaggiore. Alle cinque siamo alle Terme Berzieri, nel Salone delle Feste, per le manifestazioni di oggi, sabato 29 settembre.

Si comincia con La ruota del Rock, il nuovo spettacolo interattivo di Ezio Guaitamacchi (il critico musicale più rock d’Italia) e della cantante Brunella Boschetti Venturi.

 

A seguire “Formaggio stagionato, formaggio gelato”, degustazioni di formaggi stagionati e di Parmigiano Reggiano, più una speciale versione “gelata” preparata dallo chef Antonio Ranieri, presentati da Aurelio Borlenghi della Stagionatura dei Gesuiti e dell’Agrinascente di Fidenza.

Servono in sala i ragazzi dell’alberghiero che distribuiscono gli assaggi a cominciare dal più fresco, tre mesi di stagionatura, dal delicato sentore di erbe, seguito dallo stagionato di 24 mesi, croccante, sapido, nel morso senti il saapore di latte che ti persiste in bocca accompagnato da un eccellente fico settembrino caramellato e infine il formaggio gelato, cremoso e morbido, una delizia.

Un intervallo di un quarto d’ora per la sistemazione della sala precede l’arrivo dei fratelli Avati, evento clou della giornata, per i 50 anni di carriera.

Alle 18.30 siamo pronti. La sala è piena. Pupi e Antonio Avati sono sul palco a raccontare sé stessi e il loro cinema, stimolati dalle domande del direttore artistico Gianluigi Negri.

Mentre sfuma la sigla musicale, l’allegra e invitante Jazz Band di Hengel Gualdi, Pupi Avati racconta di avere iniziato a fare cinema il 18 settembre 1968, con “Balsamus, l’uomo di Satana”, da lui pronunciato con voce profondamente diabolica e che fu un flop pazzesco. La scintilla che gli cambiò la vita fu l’uscita di Otto e mezzo, di Fellini, che consigliò a tutti i suoi amici. Il suo nome è Giuseppe ma mamma Ines lo ha sempre chiamato Pupi, le piaceva e le ricordava un Joseph violinista austriaco che lei chiamava Pupi. Lui fino a 15 anni si vergognò di quel nomignolo, ma poi lo adottò,

Antonio invece ha frequentato l’Accademia Teatrale Antoniana di Bologna, poi andò a Roma e iniziò come produttore e sceneggiatore fondando nel 1983 la DueA Film (Avati e Avati) che ha prodotto diversi film, di Pupi ma anche di altri registi. La linea editoriale si focalizza su un cinema minimalista, attraverso eleganti commedie incentrate sui sentimenti umani.

Le parole di Pupi spiegano, meglio di ogni altra considerazione, il suo modo di fare cinema: “Nella vita di molte persone accade qialcosa di assolutamente misterioso e affascinante … accade che si ha la sensazione che il futuro sarà peggiore del passato ed è per questo che ci si attacca al passato … e ti accorgi che stai ritornando indietro nel tempo con le tue emozioni e hai nostalgia della tua infanzia, della tua CASA e te ne accrgi e te ne rendi conto e ti rendi conto che hai ottant’anni”.

Antonio riporta il dialogo su un piano meno emozionale ricordando che lavorare insieme per due fratelli come loro significa anche litigare tutti i giorni ma poi fare subito pace in modo automatico, semplicemente cambiando argomento.

Pupi non può fare a meno di tornare alla sua vena poetica raccontando la bella storia di vita con Amelia Turri, che diventerà sua moglie, della sua Bologna del secondo dopoguerra, dei loro primi approcci.

Antonio ricorda invece gli attori tra i più significativi dei loro film: Cavina, Capolicchio, Bonetti, Haber ma anche Marcoré, Incontrada, Giannini, Anna Longhi, Sandra Milo e tanti altri.

Infine in chiusura l’assaggio a tutti i presenti della torta dei 50 anni di grande cinema, la speciale torta delle “nozze d’oro” con il cinema dei fratelli Avati, realizzata dalla Nuova Pasticceria Lady di San Secondo (la migliore della provincia di Parma per Gambero Rosso: due Torte sulla Guida Pasticceri & Pasticcerie) presentata dall’anfitrione Angelo Pezzarossa.

Ormai è ora di cena e si torna al Baistrocchi.

La serata si concluderà alle Terme Berzieri dopo le 21 con la consegna del Premio “Mangiacinema – Creatori di Sogni” a Pupi e Antonio Avati, con l’accompagnamento al pianoforte del compositore Francesco Nigri, in uscita con il primo album Lifestream. La componente edonistica prevede gli assaggi di cioccolatini artigianali preparati da Marco Biolzi della Gelateria I Portici.

Infine la proiezione de Il cuore altrove (2003) presentato dai fratelli Avati.

Passiamo la notte nella quiete del Baistrocchi in questa atemporale e pacata Salsomaggiore autunnale.

Fotografie di Gabriella Repetto.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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