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Viaggi enogastronomici

L'olio e i tesori di Lucca

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Avevo trovato in Camera di Commercio di Genova una locandina su questa manifestazione, prevista per due settimane, dal 12 al 27 novembre, a Lucca. Con Gabriella abbiamo dato un'occhiata ai nostri impegni e deciso che il periodo migliore era il week-end del 12 e 13, e così siamo partiti.


Sabato 12 novembre 2005

Mettiamo la sveglia alle 6.50 perché bisogna essere a Lucca entro le 10.30. Colazione e via in macchina per Lucca. Il cielo è coperto, ma poco dopo Chiavari si rischiara e spunta il sole. Tra Deiva e La Spezia un po' di foschia rallenta la media, ma poi si rischiara di nuovo e alle dieci esatte siamo al casello di Lucca. Abbiamo mezz'ora per cercare l'albergo (Hotel Villa Agnese, una chicca) e per trovare Palazzo Tucci. Siamo puntualissimi alle 10.30 dentro Palazzo Tucci, a venti metri daVia Fillungo, la strada principale di Lucca.
La Camera di Commercio di Lucca ha operato egregiamente per organizzare questa manifestazione.

Natasha Stefanenko emerge dalla folla di fotografi e di operatori che riempiono le sale del Palazzo. È una professionista seria e intelligente, più bella di persona che in televisione, disponibile a farsi fotografare con chi le sta vicino, spiritosa ed educata. L'agenzia Davis & Franceschini di Firenze ha scelto lei come madrina della manifestazione, azzeccando ogni mossa e impostando un programma fitto e interessante. Il Presidente della Camera di Commercio di Lucca, Claudio Guerrieri introduce la manifestazione, un buffet freddo nella sala principale consente un buon ristoro agli intervenuti e poi si gira per le varie sale e salette del palazzo, al primo piano, per ammirare tanti prodotti dell'artigianato lucchese da tavola, dell'arredo della casa e dei prodotti tipici agroalimentari. Ancora più bello da ammirare è il palazzo, i suoi soffitti, le pareti con i decori, i tappeti, i quadri e poi i mobili, le tappezzerie, le scale, gli stucchi, in una sala ci sono due tavole apparecchiate con stoviglie e arredi originale del 1700 … ragazzi, l'Italia è stracolma di bellezze che abbiamo sotto il naso giorno e notte, ma non le sappiamo apprezzare perché fanno ormai parte di noi stessi, ma quando vengono inglesi, francesi e americani, restano stupefatti, si innamorano di queste bellezze e non andrebbero più via. Lucca poi è un concentrato di queste magnificenze.

Alle 11.30 usciamo da Palazzo Tucci e ci spostiamo in Via Gallitassi per visitare Palazzo Mansi, una chicca dei Tesori di Lucca. Il Palazzo è famoso per la camera degli sposi, ma al suo interno nasconde una serie innumerevole di oggetti storici (carrozze del '700, portantine, quadri, arazzi, tendaggi, stoviglie e mobili, e tante altre ancora. La camera degli sposi è una vera opera d'arte, sontuosa e unica, nel suo genere. Natasha ha espresso bene il sentimento di meraviglia dicendo, appena entrata nella terza delle numerose stanze: "Questo palazzo non è bello … è … è … di più!" perché in effetti non esistono aggettivi adeguati per esprimere quello che si prova visitandolo. Nella camera degli sposi ci ha onorato della sua presenza anche la marchesa Mansi, attuale proprietaria del palazzo, una signora squisita e ospitale. La visita prosegue attraverso Lucca. Per strada la gente che incontra il gruppo si segna col gomito "Guarda c'è quell'attrice della televisione, come si chiama? Ah, sì, la Stefanenko" e riscuote un gran successo, dall'alto del suo metro e novanta e passa.

Ora si va in Via del Battistero, la strada degli Antiquari di Lucca, che hanno allestito Tavole storiche apparecchiate una più bella dell'altra e i fotografi che ci accompagnano riprendono la nostra madrina in tutte le pose. Ci accompagna nella visita Francesco Colucci, il Direttore dell'APT di Lucca, un ottimo anfitrione e cicerone, che sa tutto della storia e delle leggende seicentesche di Lucca, da Lucrezia Bonvisi, murata viva per nove anni nel monastero, a Lucida Mansi, che fece un patto col diavolo per restare sempre giovane e morì nella carrozza in fiamme che precipitò dalle mura di Lucca dentro il cimitero degli appestati. La più bella invece è quella della pietra del diavolo, la pietra lunga sul lato destro della prima finestra di destra del palazzo Bernardini, che, dopo che i muratori la misero in posa, pensò bene di staccarsi dal muro, ma solo nella parte inferiore, restando ben attaccata in alto, come se fosse un trave di legno scaldato dal sole e deformato. I muratori la rimisero in posa fissandola con un ferro, ma quella tornò in fuori di dieci centimetri e più finché si decise di farle un sostegno metallico fisso, tuttora in piedi, che la regge nella parte bassa: un vero mistero della natura …

Alle 12.45 siamo in Villa Bottini, una delle poche ville con un ampio parco ancora presenti dentro la cinta muraria, dove è allestita una mostra fotografica sull'archivio storico di Lucca, al primo piano, e una degustazione di oli nuovi lucchesi, al piano sotterraneo. Mi fermo a degustare mentre una parte del gruppo va a visitare la mostra. Assaggio quattro oli, tutti buoni e con caratteristiche organolettiche abbastanza diverse, considerato lo stesso territorio e le stesse cultivar: uno piuttosto dolce, due aromatici ma amari e piccanti, un quarto di sole olive frantoio, estremamente interessante e piacevole per caratteristiche aromatiche e organolettiche in generale. Dopo il saluto a Natasha, che deve rientrare per altri impegni di lavoro, alle 13,20 si torna, sempre a piedi, verso Palazzo Tucci a ritirare i soprabiti. Le strade di Lucca sono meravigliose, senza macchine, con i palazzi originali e ben ristrutturati, le finestre e i decori storici incantevoli. È un piacere camminare dentro un concentrato di storia.

Alle 13.30 siamo alla Buca di Sant'Antonio, il più famoso ristorante di Lucca, per il pranzo offerto dalla Camera di Commercio. Le portate sono eccellenti, il servizio è professionale e vini e oli all'altezza.
Alle 16, in ritardo di un'ora rispetto al programma stabilito (merito … dell'ottima cucina della Buca), si sale in macchina e si va a visitare Villa Oliva in località San Pancrazio. Ci accolgono la Signora Oliva e il figlio, ingegnere, e ci fanno visitare il complesso. Prima andiamo nella vecchia scuderia dove è stata imbandita una tavola apparecchiata con stoviglie antiche per dieci persone e due maestosi cavalli lipizzani di legno, a fare da copritavola. Nella stessa stanza degustiamo il loro olio d'oliva, eccellente e poi saliamo al piano superiore, dove c'era il fienile ed ora sono stati ricavati alcuni appartamentini adibiti ad agriturismo e ricavati dai locali della vecchia scuderia e del fienile, con materiali originali di cotto e legno. Gli ambienti sono caldi, confortevoli ed è possibile ristorarsi d'estate sia nella piscina ricavata dietro la villa, sia passeggiare tra i magnifici giardini all'italiana che coprono oltre sei ettari della superficie della proprietà. Lasciamo la villa che sta per imbrunire, ci aspettano alla Fattoria Colle Verde di Capannori, località Castello Matraia, a pochi chilometri da Villa Oliva, per una degustazione di vino e di olio, tutti prodotti da loro.

Infine l'ultima visita alla Cooperativa Agricola Frantoio Sociale del Campitesi, la più interessante perché arriviamo mentre alcuni soci (la cooperativa ne conta più di mille) stanno conferendo le loro olive e i macchinari sono in funzione per estrarre l'olio. Il frantoio lavora a ciclo continuo, ad una temperatura che non supera mai i 29 - 30 gradi. Ci accompagnano il presidente e il vice presidente che ci raccontano la struttura della Cooperativa e ci illustrano il ciclo di lavorazione. Nel 2004 hanno lavorato oltre 26.000 quintali di olive producendo olio con una resa tra il 15% e il 17%. Quasi tutti i macchinari non hanno più di due anni e riescono a lavorare fino a 10 quintali di olive l'ora. Il ciclo ha una durata di 90 minuti, dallo scarico delle olive, all'uscita dell'olio nei contenitori. I produttori possono, a loro scelta, decidere di ritirare tutto l'olio, oppure solo una parte, lasciando il rimanente alla cooperativa per la commercializzazione. Ovviamente, in questo secondo caso, il ricavato finale verrà consegnato ai produttori, dopo avere dedotto le spese generali (un 30% circa).

Lasciamo la cooperativa con il gradito omaggio di una bottiglia della nuova produzione e si torna all'albergo. Dopo una breve sosta di riposo si esce di nuovo per una visita notturna della città, quanto mai suggestiva, soprattutto nei sentieri illuminati che passano sotto le mura di cinta. Le strade sono pressoché deserte, a parte il Fillungo, la strada principale, la strada di ritrovo dei giovani lucchesi, la strada dei bei negozi (ci sono delle salumerie da rimanere a bocca aperta). Ritorniamo a vedere San Michele, che quasi tutti i forestieri scambiano per il Duomo perché è in centro, ma il Duomo non è in centro e neanche a Nord, lì c'è San Frediano, che forse è la più bella delle chiese di Lucca, ma è a Sud, a ridosso della cinta muraria, ed è dedicata a San Martino, ed è anche la meno conosciuta e la meno apprezzata (dai forestieri).

Arriviamo infine all'Anfiteatro, altro meraviglioso concentrato di storia e tradizione e ci fermiamo per un piatto al Baralla, una vecchia osteria del centro, ancora con i muri in mattoni rossi, un po' intonacati e un po' no, dove si mangia secondo la tradizione toscana: una buona minestra di farro, fagioli e olio nuovo, una bistecca di cinta senese, ceci all'olio, cantucci (morbidi come si conviene) e vin santo, vino Montecarlo rosso Doc. Usciamo che sono passate le undici, la luna splende in cielo, quasi piena, l'aria novembrina è un po' frizzante, le strade e le case e tutta la città sono le più suggestive che si possano avere … e ci perdiamo. A Lucca è praticamente impossibile, se non si è accompagnati da qualcuno del posto, non perdersi. Giriamo per mezz'ora attorno all'anfiteatro, convinti di andare sempre diritti finché ci ritroviamo al punto di partenza (forse sarà il Montecarlo rosso), ricalcoliamo la rotta e finalmente imbocchiamo la strada giusta per l'Hotel Villa Agnese, una costruzione deliziosa subito fuori le mura dove passiamo la notte.


Domenica 13 novembre 2005

Ci svegliamo alle 9.30 dopo tutta una tirata. Si dorme magnificamente e gli scuretti alle finestre non lasciano passare il minimo raggio di sole. Il tempo è bello. Dalla finestra della camera si vede il giardino della villa, la palazzina di dietro e un magnifico pino marittimo in fondo al parco. Scendiamo per la colazione al primo piano sotterraneo. La stanza è linda e ben apparecchiata. Una cameriera ci attende per chiederci se abbiamo particolari desideri ma ci basta quello che vediamo a buffet: caffé, latte, the, yogurt, succhi di frutta, marmellate, miele, formaggi, bresaola, frutta fresca, prugne cotte, brioches, panini freschi, e persino un cestino di noci.

Dopo una buona colazione usciamo nell'aria fresca della mattina. Ripassiamo nel sottopassaggio delle mura, annusati da due cuccioli di pit-bull che corrono sull'erba attorno alle mura, subito richiamati dai padroni. Andiamo prima a visitare San Frediano, che non abbiamo ancora visto dentro. È bellissima, piena di quadri, praticamente vuota e godibile nella sua architettura di cattedrale a navata lunga. Poi andiamo in San Michele. C'è la Messa ed è uno spasso lo spettacolo dei ragazzini e delle ragazzine che tra una chiacchiera e l'altra cercano di seguire le parole del prete e di farsi gli scherzi più divertenti. Torniamo a Villa Bottini per riassaggiare con calma qualche olio dell'esposizione e poi a Palazzo Tucci per un assaggio di vino più approfondito.

Ormai sono le tre. Ripassiamo in Fillungo e ci concediamo l'ultimo caffè nel Caffé Di Simo, quello del droghiere Alfredo Caselli, che lo fondò e scrisse "Le memorie di un droghiere" per lasciare ai suoi amici un ricordo delle persone importanti che aveva conosciuto nella sua lunga vita di mecenate, da Passcoli a Giocosa, da Puccini a Mascagni e altri, e alcuni racconti e aneddoti della loro vita. Torniamo alla macchina per Fillungo mentre una coppia di musicisti ambulanti (fisarmonica e contrabbasso) intona le note di "Sous les ponts de … Paris … vont les amoureuses" e ritornano in mente le emozioni di trent'anni fa e gli occhi si inumidiscono un po' guardando quelli di Gabriella.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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