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Viaggi enogastronomici

Dop Aprutino Pescarese, luoghi e nomi (Seconda Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Martedì 3 Novembre 2009

La sveglia del cellulare suona puntualmente alle sette quando la luce si fa largo decisa tra i legni accostati della finestra. Il tempo è bello e me lo confermano l’apertura dei vetri e l’aria fresca della mattina che mi tonifica il corpo e i raggi del sole dietro il filtro delle foglie alte del platano che sta verso levante. In basso gioca a nascondino col cane un gatto bianco e nero, che sembra il Felix del computer, quello che fa da salvaschermo camminando tra le finestre aperte delle applicazioni.
Alle Magnolie si fa colazione nella sala a piano terra, insieme ad altri ospiti stranieri che stanno terminando il loro soggiorno. Mi servo dal tavolo dispensa una porzione di ricotta fresca di pecora e la condisco con un filo di olio nuovo, di un bel colore verde pallido, dal profumo di erba e carciofo e dal gusto di mandorla fresca. Poi una tazza di caffé d’orzo e latte caldo, due fette di pane con la deliziosa marmellata d’uva pulita dai vinaccioli preparata da Gabriella, una fetta di torta al cioccolato della sera prima e infine un mandarino dal cesto della frutta fresca.

Vedi anche DOP Aprutino Pescarese – Olio come Opera d’Arte (Prima Parte)

Vedi anche DOP Aprutino Pescarese – Eleonora, Maddalena … e altri (Terza Parte)

Il centro storico di Loreto Aprutino

Alle nove meno venti siamo già sul pullman guidato da Vincenzo che ci terrà compagnia per tutto il soggiorno e che si dimostrerà un autista bravissimo, imbattibile sui percorsi in retromarcia che qualche volta si deve inventare per uscire da qualche “cul de sac” imprevisto. Gli ho suggerito di tentare un percorso inedito in retromarcia per entrare nel Guinness dei primati!
Oggi si va a Loreto Aprutino. Il vento di ieri notte ha pulito l’aria e i verdi e i marroni e i rossi della natura autunnale, illuminati dal sole ancora basso, diventano luminosi.
L’agriturismo Le Magnolie è situato in una dimora storica del 1600 tra Pianella e Loreto Aprutino.
Loreto è il cuore della zona Vestina, come ci racconta Tamara, una ragazza davvero preparata e attenta che ci fa da guida e ci seguirà per i tre giorni del tour aprutino pescarese. I Vestini abitavano queste terre prima che Roma diventasse la padrona dell’Italia e del Mediterraneo. È ancora famoso il principale rappresentante di questa popolazione di guerrieri contadini, cioè il Guerriero di Capestrano e la sua lancia, con scritte sabelliche, conservato nel Museo archeologico di Rieti, con cui rivaleggia quello di Penne, per ricchezze di reperti e materiale storico.
L’Abruzzo è ricco di siti protetti, tanto da essere chiamato la regione verde d’Europa.
Intanto passiamo all’ingresso di Loreto, 307 metri s.l.m., come recita il cartello che sorpassiamo.
Risaliamo a piedi la strada che porta alla parte alta del paese, per una visita rapida al Castello Chiola, oggi un hotel quattro stelle tutto ristrutturato e dai bei saloni caldi e accoglienti. Con la chiesa di San Pietro, posta all’altra estremità della Via del Baio, sovrasta la città di Loreto e costituisce il più alto dei tre gironi che formano la struttura muraria.
Loreto è stato municipio romano come Castrum Loreti e poi, dal nono, decimo secolo, feudo normanno, poi possedimento degli Acquino e dei Caracciolo.
Oggi conta circa ottomila abitanti ed è una florida città d’arte che valorizza molto il territorio pescarese. Tamara ci racconta che tutte le principali dimore nobiliari possedevano al loro interno un frantoio, oggi alcuni esistono ancora ma non sono visitabili e molti sono andati distrutti. L’economia olearia è sempre stata trainante, insieme a quella delle lame e dei coltelli. Nella parte bassa del paese esiste ancora un vecchio “coltellaio”, come recita l’insegna della piccola bottega.
Il protettore di Loreto è San Zopito e il nome viene ogni tanto rinnovato a qualche nuovo nato.
In fondo alla Via del Baio visitiamo l’esterno della Chiesa di Santa Maria della Misericordia e la sua pietra bianca della Majella, che contrasta con il rosso del mattone.
Tutta la città infatti è ricca di edifici in cotto. Insieme a Penne sono i due esempi di architettura a mattoni della provincia.
Passiamo davanti al Museo Acerbo delle ceramiche, con quasi 600 pezzi storici. Entriamo velocemente per una visita guidati da Nicoletta. All’interno bellissimi pezzi di ceramiche castellane eseguiti da famiglie di ceramisti loretesi e non, come i Grue e i Gentile e altri dal 1500 al 1800.

Museo dell’olio e Oleoteca Regionale

Arriviamo da Via Baio a Via Unità d’Italia e scendiamo sulla piazza dove sta la chiesa di San Giuseppe, lasciata volutamente come è rimasta dopo il bombardamento subito nella seconda guerra mondiale per testimoniare ai più giovani le brutture e i disastri della guerra.
Una signora stende i panni al sole sopra la piazza e ci guarda passare incuriosita mentre entriamo nel Museo dell’Olio, all’interno di Palazzo Amoretti, un edificio costruito nel 1880, nel Castelletto. Ci accompagnano l’assessore Corradi e Sandra, una rara bellezza europea, di madrelingua italo francese, con rami genealogici anche da altre nazioni ma il cui padre porta ancora il nome Zopito, a testimoniare la sua profonda radice loretese.
Il palazzo era l’opificio oleario di Raffaele Baldini Palladini, un vero genio del marketing ante litteram, un grande diffusore del nome e della sostanza dell’olio d’Abruzzo. Nelle bacheche, oltre agli strumenti di lavorazione dell’olio, troneggiano ancora tutti i premi e coppe e medaglie vinte dai suoi oli nel mondo, come la prestigiosa medaglia d’argento assegnata nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi. Un elemento fondamentale che testimonia la sua lungimiranza come genio del marketing è soprattutto la bottiglia originale che aveva ideato alla fine del 1800 per diffondere il suo olio, di una forma del tutto innovativa e, a mio parere, assai più elegante anche della stessa bottiglia “Titulus” che da oltre 50 anni accompagna il Verdicchio marchigiano nel mondo.
Mi sono permesso di suggerire al presidente Ferri di rispolverare quel magnifico oggetto estetico per farne la bandiera di diffusione dell’olio DOP abruzzese o addirittura italiano nel mondo. Credo che ne valga la pena!
Scendiamo ancora a piedi nella parte bassa della città per una visita veloce al Museo di Storia dell’Arte Olearia di Abruzzo nella Oleoteca Regionale, dove sono esposti torchi e macine e altri attrezzi da metà ottocento ai giorni nostri. In una bacheca all’ingresso anche i vincitori del concorso Lorolio, un nome che gioca con oro, olio e loro, i produttori appunto, e che ogni anno premia i migliori, tra gli oltre 150 che partecipano, sia per la qualità dell’olio, sia per il packaging.

Forcella e Verde Abruzzo

Riprendiamo il pullman per raggiungere, lungo la SR151, l’azienda agricola Forcella, dove alcuni produttori ci stanno aspettando per una degustazione di olio. Una vigilessa troppo solerte se la prende con il povero Vincenzo perché sostiamo un po’ troppo a lungo sulla strada che sale, in attesa che il proprietario di un’auto in doppia fila che chiude il transito arrivi dal bar a spostare la macchina che la vigilessa dai capelli lunghi e neri non vedeva.
Arriviamo finalmente all’Azienda e con Paolo Iannetti si fa una breve passeggiata tra gli ulivi di Dritta, Leccino, Frantoio, Intosso, un’altra varietà autoctona, e qualche Toccolana.
Gli impianti più vecchi risalgono agli anni 50 e 60 e sono divisi per varietà. A Castel Sant’Angelo vi sono circa 1300 piante e altre 2000 sono a Loreto. La produzione media complessiva è attorno agli 80 quintali. Il mercato principale è quello italiano ma vi sono buone entrature anche nel mercato dell’estremo oriente e anche in quello londinese.
L’azienda produce tre etichette: un extravergine, un DOP e un monovarietale Intosso, la parte più pregiata, con formati da 10, 25 e 50 centilitri. La produzione viene conservata sotto azoto per mantenere al massimo la qualità dell’olio in qualsiasi momento.
La degustazione nella sala interna è guidata da Giorgetti.
Il primo assaggio è una dritta dal fruttato intenso di mandorla e di verde, fresco e persistente.
In bocca ha un bel livello di dolce e una giusta armonia tra l’amaro di buona intensità e il piccante, appena più pronunciato. Ho valutato personalmente un dolce di 8 e 3 e 4 rispettivamente amaro e piccante per un punteggio complessivo di 8,3. Il retrogusto di mandorla pulita e la giusta densità in bocca ne fanno un olio davvero eccellente e ben equilibrato.
L’assaggio successivo prevede un campione di Intosso monovarietale dal naso fruttato verde, fine e abbastanza intenso. Il dolce è meno percepibile rispetto al campione precedente perché sia l’amaro sia il piccante sono più elevati. Ho valutato 6 il dolce e l’amaro e 5 il piccante e 8 complessivamente l’olio, che nel retrogusto ha lasciato sensazioni di mandorla e pinolo, per una discreta armonia complessiva.
Mentre ci spostiamo verso il successivo frantoio, quello di Gianni Fragassi, Verde Abruzzo, il Presidente Silvano Ferri annuncia un successo dell’olio aprutino pescarese, che da questo mese sarà distribuito sui voli Alitalia da e per New York.
Al frantoio è in corso la lavorazione delle olive e Gianni ci mostra con soddisfazione le botticelle di aceto balsamico che tiene nella saletta di esposizione degli oli e degli altri prodotti.
Dall’azienda si gode una vista mozzafiato sul Gran Sasso con le distese dei vigneti gialli e rossi e il verde argenteo degli ulivi, che salgono lungo la collina di fronte fino alla vecchia casa padronale circondata da pini e querce, a spezzare i marroni più chiari e più scuri dei campi arati.

Il Casereccio

Tra l’una e le due raggiungiamo il ristorante di Moscufo dove è stato prenotato il pranzo. Si chiama il Nuovo Casereccio e si può pranzare sia nella sala, ampia e con un bel camino verso il fondo e le finestre, sia sulla terrazza, se il tempo lo permette. Da entrambe si vede la vallata glaciale verso sud est e più lontano appare uno scorcio della riga del mare. Distese di ulivi secolari e non, a perdita d’occhio, confortano la vista mentre vi servono piatti tipici abruzzesi di buona saporosità.
In attesa del servizio del pranzo si assaggiano altri tre oli di produttori locali, il novello e il 2008 di Antonella Ciarcelluto e quello di un altro produttore. Tutti e tre si sono mostrati di buona levatura, con punteggi tra il 7,2 e il 7,8.
In attesa dell’arrivo delle portate, spiego a Pietro e a Stefano, che continua a sostenere che nell’assaggio dell’olio si dovrebbe tener conto anche del colore, che proprio perché il colore non deve influenzare l’assaggio, né in positivo, né in negativo, si assaggia l’olio in bicchieri colorati, blu o marroni. Lui insiste sul suo concetto e per questo capita a fagiolo un bell’articolo proprio su questo argomento, reperibile a questo indirizzo: http://www.teatronaturale.it/articolo/7860.html. Si tratta del parere di una decina di “soloni” dell’assaggio che vale la pena di leggere per capirne di più di assaggio e di parametri di valutazione.
Il pranzo inizia con un antipasto di baccalà con peperoni, seguito da verdura con fagioli, trippa in umido, fegatelli a cubetti al pomodoro.
Come primo piatto anellini alla pecoraia con verdure miste, ricotta e formaggio pecorino. Gli anellini sono fatti con acqua e farina, senza uova, nella tradizione della cucina povera di una volta.
Il vino è il Montepulciano d’Abruzzo della casa, di discreta pienezza e armonia.
A seguire un piatto delizioso di agnello, cacio e ovo, preparato in bianco, davvero buono e saporito.
Dopo la pizza dolce, tipica abruzzese, un assaggio di amari preparati personalmente da Daniela, la Signora Ferri: ratafià, maraschino, melograno, con le giuggiole e altri.
Dopo il caffè preso al banco vicino all’uscita risaliamo sul pullman perché ci aspettano al frantoio Goccia d’Oro di Penne.

Il frantoio Goccia d’Oro

Giochi di luci si alternano in cielo sul Gran Sasso. Il sole dietro alle nubi grigie ne illumina i contorni, che sembrano incendiarsi, così come il profilo della montagna grande d’Abruzzo. È uno spettacolo unico e sconvolgente per la sua bellezza.
Al frantoio si alternano i produttori con le loro casse di olive, alcune sane e pulite, altre più trascurate. Anche gli oli che ne usciranno risentiranno di queste differenze.
Con Giuliano Giancaterini seguiamo attentamente tutto il processo di lavorazione. Si comincia dalla defoliazione delle casse conferite dai contadini per eliminare le foglie in eccesso e i piccoli rametti.
Segue il lavaggio in acqua fredda e il trattamento con la gramolatrice che immette il processo nel nuovo decanter centrifugo / centripeto delle Officine Meccaniche Toscane Impianti Oleari di Firenze, modello Euro X15 DE. È una macchina di nuova concezione che consente di controllare la temperatura del processo e mantenerla a livelli bassi, migliorando quindi la qualità dell’olio estratto.
Mentre visitiamo il frantoio in cucina le donne stanno preparando l’ennesimo spuntino e quando i fritti sono pronti ci sediamo attorno alla grande tavola ad assaggiare pomodori secchi e acciughe sott’olio, fagioli e ceci. Intanto i totani finiscono di friggere nell’olio nuovo in cucina.
In queste occasioni è proprio il naso il miglior termometro per rilevare la qualità e la piacevolezza di una frittura. L’ospitalità delle genti d’Abruzzo è sempre encomiabile e loro mai si smentiscono nel fare il massimo per far sentire l’ospite e proprio agio.
Si chiude la visita con l’intervista di Stephan e di Pietro che verrà poi trasmessa su Internet.
Per conoscere di persona Giuliano e il suo olio andate al link http://www.excellence-guide.tv/joomla/home/viewvideo/58/Vini-birra-distillati-cibi/Oleificio-Gocciadoro.html ... e buona visione.

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