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Viaggi enogastronomici

L'Umbria e l'Ercole Olivario. DOP e vincitori (Seconda Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Mercoledì 23 Marzo 2011

Oggi tutti i DOP

Anche oggi la giornata corre sulla falsariga della precedente. Colazione al Plaza alle otto, poi salita alla Sala Polivalente per gli oli a Denominazione di Origine Protetta. La sola differenza è che gli oli sono 50 e non più 42 come ieri. Sempre 30 oli al mattino e gli altri 20 al pomeriggio.
Stesse modalità di selezione, con una conclusione per oli mediamente più presenti verso l’eccellenza rispetto agli extravergine del giorno prima.

Nella tabella riporto le mie personali valutazioni della serie dei 50 oli extravergini a denominazione di origine protetta assaggiati oggi, valutati da sufficienti a eccellenti in funzione del punteggio mio personale assegnato ad ogni campione:

Categoria            Punteggio             Quantità
Sufficienti            Da 42 a 69                   5
Buoni                  Da 70 a 84                    8
Ottimi                  Da 85 a 89                  12
Eccellenti            Da 90 in su                  25
                                     Totale                 50

Nell’intervallo per il pranzo di oggi lo chef ha preparato maccheroncini al ragù, pollo arrosto con verdure alla brace e un’ottima crostata con cioccolato fuso.
Ad accompagnare il cibo un Bianco Pierleone Orvieto Classico 2009 DOP Cardeto, di 12,5 gradi dal lotto L 10280 – L2 e fascetta DOC AAE 04429355.
Molto buono il rosso Umbria IGT 2007 Scacciadiavoli di Montefalco, con 14 gradi alcolici dal lotto L300510.

Vedi anche L’Umbria e l’Ercole Olivario. Sono già 19 (Prima Parte).

Vedi anche L'Umbria e l'Ercole Olivario. Convegno di olio e di cibo (Terza Parte)

Vedi anche L’Umbria e l’Ercole Olivario. I premi a Spoleto (Quarta Parte).



La cena Al Sole

Stasera ceniamo a Perugia quindi solo uno strappo in auto fino a Piazza Italia, un paio di chilometri, e poi una passeggiata in compagnia lungo Corso Vannucci fino alla Fontana Maggiore in Piazza Quattro Novembre, a goderci la poesia delle luci gialle soffuse e dei palazzi antichi maestosi e pieni di storia in ogni pietra.
La Fontana è stata restaurata da poco e le sue formelle in bassorilievo emergono nella loro luce bianca, una diversa dall’altra, dietro la cancellata grigia che la protegge dai turisti invadenti.

Per raggiungere il ristorante Al Sole si ritorna verso il Palazzo dei Priori, grandioso e bellissimo, poi prendiamo Via Mazzini fino a Piazza Matteotti e a destra imbocchiamo Via Oberdan, a metà della quale sta il ristorante. La sua posizione è ideale per godersi la vista della piana sotto Perugia, sia di giorno quando l’aria è pulita, sia di sera quando, come stasera, si vedono tutte le luci in lontananza fino a Santa Maria degli Angeli e ad Assisi, di cui si vede bene il profilo illuminato e la basilica di San Francesco, che risalta come una stella cometa in questa notte fresca di inizio primavera.
Siamo nella sala al piano inferiore rispetto all’ingresso, ospiti del Sindaco Boccali, che è rappresentato dal suo assessore Ilio Liberati, già assessore allo Sviluppo Economico e al Turismo. C’è anche Mario Pera Segretario Generale della CCIAA.
Ci sistemiamo a due tavolate allungate. Il locale è arredato in maniera moderna, con luci a macchia. Alcuni posti sono ben illuminati, altri mangiano nella penombra. Il soffitto è troppo alto per il tipo di illuminazione scelta dall’architetto. Le lampade alogene che spuntano nel soffitto sono tutte accese, ma il fascio luminoso arriva troppo ristretto e non copre bene tutta la superficie sui tavoli.
Si comincia alle 20.30 con un antipasto di prosciutto, insalata di funghi, bruschetta, rotolino di melanzana, pancetta e formaggio.
Discreto il vino in abbinamento, un bianco Villa Medoro Trebbiano d’Abruzzo DOC 2008 di 12,5 gradi dal lotto L05108 prodotto ad Atri (Teramo) da Federica Morricone.
Seguono le mezzelune alla crema di zucca con una spolverata di ricotta salata, a scaglie, cui aggiungo un filo di olio umbro appena franto.
Con le Scaloppine di tacchino all’aceto balsamico e insalata mista viene servito un Petroro 4, Rosso Umbria IGT 2008 di 13,5 gradi dal lotto R01/09. Si tratta di un uvaggio di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon, affinato in acciaio per otto mesi e poi in bottiglia. Il viticoltore è la Società Agraria Sant’Antimo s.s. a Gualdo Cattaneo. I vigneti sono a Petroro di Todi e la cantina è Peppucci, di Todi. Un vino pieno e armonico, di gradevole impatto con il palato e buona struttura. Piacevole alla beva.
Si conclude con la Sfogliata di mele su crema all’arancia e una fragola rossa per un tocco di colore.
Si torna passeggiando fino a Piazza Italia e di qui al Plaza con il pullman.


Giovedì 24 Marzo 2011

La selezione dei vincitori

Terza e ultima giornata di assaggi. Oggi non è più lavoro di selezione ma si deve assegnare la palma ai vincitori. Si riassaggiano dunque i migliori oli extravergine emersi dall’assaggio di martedì, diciotto campioni così suddivisi: sei campioni di fruttato leggero, sette campioni di fruttato medio e cinque campioni di fruttato intenso.
Si riassaggiano anche i migliori oli extravergine a denominazione di origine protetta individuati nella selezione di mercoledì, ventidue campioni così suddivisi: sette campioni di fruttato leggero, sette campioni di fruttato medio e otto campioni di fruttato intenso.

La scelta dei due oli migliori per le sei classificazioni non è stata affatto semplice perché quasi tutti i campioni erano evidentemente posizionati nella fascia di eccellenza.
In questi casi la tecnica suggerisce di individuare i tre – quattro campioni migliori, tra quelli che si hanno davanti. Poi confrontarli a coppie scegliendo ogni volta l’esemplare che meglio risponde ai criteri di armonia e piacevolezza olfattiva e gustativa. Il confronto a coppie consente di arrivare alla sintesi finale dei due migliori. È un po’ come un piccolo torneo a spareggio con semifinali e finale. Il vincitore della finale parteciperà alla valutazione complessiva che consiste nel valutare la mediana dei voti assegnati da ciascun giurato allo stesso olio. Sarà infine il computer a fare velocemente il calcolo della mediana che si conclude con l’assegnazione dei due punteggi più alti per ciascuna categoria e tipologia.
Ovviamente i giurati non sono al corrente del nome del vincitore perché i codici dei campioni indicano solo la tipologia E per Extravergine e D per i DOP, un secondo carattere indica se si tratta di un fruttato leggero (L), oppure medio (M), oppure intenso (I), infine un numero da 1 a 8 è il terzo carattere che contraddistingue il campione. È solo il notaio che possiede le chiavi di abbinamento con i 92 produttori che hanno ottenuto quegli oli dalle loro olive.
Sapremo solo l’ultimo giorno, durante la premiazione a Spoleto, chi ha vinto, senza riferimento alcuno al punteggio ottenuto.

L’intervallo di pranzo di oggi prevede Gnocchi di patate e dadolini di pancetta, poi un buon agnello cotto al forno con fette di provola, infine un buon gelato di crema e nocciola e limone.

Un Rifugio per cenare

Si va a cenare piuttosto lontano, stasera, perciò la partenza dal Plaza è prevista alle sette di sera con il pullman piccolo da 25 posti. Saremo a Giano dell’Umbria, ospiti del Sindaco. La serata è più fresca. Il sole è appena tramontato. Si lascia Perugia in direzione sud sulla super strada Perugia Roma e poi si sale attraverso Bastardo sulle prime pendici dei Monti Martani.
Si arriva alle mura di Giano dell’Umbria e si continua a salire perché la cena è al Rifugio San Gaspare, a 1099 metri sul livello del mare. Il rifugio si presenta da fuori come un grosso cascinale circondato da un lato ad archi alti, un porticato con qualche attrezzo da cui si accede alle due sale del ristorante.
All’interno l’ambiente è rustico. Al centro della sala principale sta il camino, con la brace e le fiamme alte che lambiscono il muro. Sul davanti salsicce e carni che attendono la cottura.
Un tavolo a ferro di cavallo con una linda tovaglia bianca aspetta il nostro gruppo, cui si sono aggiunti alcuni giornalisti e buyers stranieri che assisteranno alle conferenze e agli incontri di domani e alla premiazione di sabato. In tutto siamo una trentina.
Sulle tavole alcune brocche di vino rosso Montefalco, dei piattini di olive nere aromatizzate con dadini di scorze di arancio e limone, alcune bottiglie di olio extravergine di oliva prima spremitura a freddo, da olive italiane coltivate in Italia, cultivar San Felice della Tenuta San Felice di Giano dell’Umbria.
Al centro del nostro tavolo il capo panel con il suo vice, poi il Presidente di Promocamere e il sindaco di Giano dell’Umbria, Paolo Morbidoni, persona amabilissima che racconta il viaggio recente all’Aquila in Abruzzo per consegnare a un piccolo comune terremotato i 138.000 euro che i cittadini del suo comune, meno di 4.000 anime, hanno raccolto per i loro vicini meno fortunati.
Una focaccia calda dal focolare dà il via alla cena, accompagnata alle olive nere leggermente agliate, a dei pezzetti di pecorino stagionato e scaglie di parmigiano e a un eccellente prosciutto crudo con fette di coppa. Il Rosso di Montefalco in caraffa è sincero, fresco e profumato di frutti rossi, ciliegia e mirtillo e scende allegro in gola insieme alla torta al testo e al prosciutto.
Seguono bruschette già oliate, un po’ troppo secche, poi le verdure crude per il pinzimonio, con un tripudio di colori delle carote arancioni, i peperoni verdi e gialli, il bianco dei finocchi teneri e del sedano e i rapanelli bianchi e rossi.
Arriva una frittata con asparagi selvatici che merita un certificato di eccellenza gastronomica per il sapore e la morbidezza. Ancora meglio la successiva frittata al tartufo, con lievi note di porro.
Intanto l’occhio mi cade sul fuochista poco lontano, il cui viso rosso fuoco mi ricorda gli “occhi di bracia” del dantesco Caron Dimonio.
Intanto arriva una bottiglia di Montefalco Sagrantino 2006 DOCG di 14,5 gradi dal lotto N. 044 e fascetta AAA 06612039 prodotto da Moretti Omero a Giano dell’Umbria da uve biologiche.
Ne celebreremo la complessità dopo un po’ di sosta nel bicchiere con la carne alla brace.
Prima dei piatti successivi una piccola sosta chiacchierando del Territorio di Giano, dell’Abbazia di San Felice e degli ulivi millenari di cultivar Raja, dei Monti Martani e della Strada del Sagrantino.
Ed ecco una semplicissima ma delicata zuppa di fagioli rossi cui aggiungiamo un velo di olio monocultivar sempre della Tenuta San Felice, del 2010, preparato in occasione della Festa della Frasca che si fa ogni anno alla fine della raccolta delle olive, in genere tra dicembre e gennaio.
Arriva la carne sulla brace, eccellente l’agnello, strepitose le piccole salsicce pepate, buona la fettina di maiale, la cui cottura è sproporzionata rispetto allo spessore della fetta, che risulta un po’ troppo asciutta. Per contorno ottime patate al forno con il rosmarino e un assaggio di insalata mista già condita. La cottura sulla legna conferisce ai cibi dei profumi e delle fragranze altrimenti introvabili.
La serata volge al termine.
Il fuoco sul camino è ancora acceso ma ormai la fiamma langue perché nulla più deve essere cotto. Lascia solo un po’ di tepore e un senso di malinconia per l’affievolirsi della luce sul muro nero di fuliggine.
In compenso la compagnia è allegra e piacevolissima. La lingua italiana rimbalza con diverse cadenze tra un lombardo e due abruzzesi, un umbro e un pugliese, un molisano e una marchigiana, un romagnolo e un ligure, due veneti e due lucani, una sarda e una romana, un toscano e un calabrese che fino a tre giorni fa non si conoscevano e ora sono uniti come vecchi amici d’infanzia col pretesto dell’olio buono, extravergine e DOP.
Per dolce una buonissima crostata di ricotta, morbida e fresca, ricoperta da una marmellata di frutti di bosco, soffice e saporita.
Ancora un caffè e un assaggio di morbida grappa al sapore di erbe prima di uscire “a riveder le stelle” e tornare verso il letto scendendo per una ventina di chilometri fino alla piana umbra che risale verso Perugia.
A rallegrare il rientro sul pullman, Gianfranco ci offre dal suo cellulare un piacevole sketch raccontato magistralmente da Alessandro Bocelli sull’uccellino entrato per caso nella chiesa piena di fedeli e sul sacerdote che vorrebbe farlo portar fuori dalla chiesa perché il suo cinguettare disturba l’assemblea dei fedeli. Gli equivoci sono inevitabili e il povero sacerdote se ne rende conto solo dopo averli provocati e ogni sua frase peggiora la situazione. Grande è l’ilarità mentre l’autista affronta una dopo l’altra le curve della discesa.

Foto Credit: Gabriella Repetto

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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