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Viaggi enogastronomici

Choco Lait Huile ? No. Choco La Thuile (Prima Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Alzi la mano chi non ama il cioccolato, magari in una sola delle numerose trasformazioni del cacao, quello fondente carico, il più amato, quello al latte per i palati delicati, con le nocciole per chi ama lo scrocchiare delle squisite palline sotto i denti, quello bianco, quello caldo in tazza da bere a piccoli sorsi, e così via.
Stendhal lo fa preferire all’imprigionato Fabrizio nella Certosa di Parma perché è uno dei pochissimi alimenti con cui non ti possono avvelenare. Di sicuro è uno dei regali più belli che l’America ha fatto al resto del mondo. E non parliamo delle sue virtù meritorie verso la salute e il benessere individuale (sempre a piccole dosi, come per il vino, l’olio extravergine di oliva, il latte e ogni altro elemento naturale) e quindi anche collettivo, mette allegria, ti fa vedere il bicchiere mezzo pieno, ti allunga la vita, è afrodisiaco, ecc.

Vedi anche: Choco La Thuile – Brera, Cantamont e i 91 chili di Mario (Seconda Parte)

Forse pochi sanno che nel 2009 La Thuile è stata nominata Città del Cioccolato, riconoscimento assegnato da Chococlub, associazione italiana amatori di cioccolato, grazie ai prodotti della Pasticceria Chocolat Collomb, la Tometta, il gelato "invernale" morbido, la cioccolata calda, la Fondue Chocolat con la frutta fresca, i cioccolatini ripieni di zafferano in pistilli di San Gavino, di peperoncino di cayenna, di lavanda di Provenza, di tabacco della Virginia.
Per celebrare la magia del cioccolato, due anni dopo, 27 e il 28 di agosto 2011 La Thuile promuove CHOCOLAThuile. Due giorni alla scoperta del cioccolato, per degustare, saperne di più, all’insegna della creatività e dell’arte con una bella mostra mercato.
Un viaggio nel cioccolato, organizzato dal Comune di La Thuile, dal Consorzio operatori turistici, Office du Turisme, CNA e PMI (Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa), Icam Cioccolato, CIOCCHinBO (Associazione maestri cioccolatieri), la pasticceria Chocolat di La Thuile.
Dalle dieci di sabato 27 a tutta domenica 28 vi raccontiamo il nostro viaggio attraverso i 30 stand di artigiani del cioccolato, le sculture di Mauro Chenuil (mastro ciliegia) e Giulio Jaquemod, passati dal blocco di legno al blocco di cioccolato, la galleria di disegni “Le dita nel cioccolato”, fatti dai bambini ma anche dagli adulti per ricordare le emozioni del cioccolato, la dozzina e passa di ristoranti che presentano piatti al cioccolato, la grande cucina di Emilio Brera, le lezioni di Riccardo Magni Pasticcere Cioccolatiere, i balli e infine la premiazione “Il tuo peso in cioccolato” tra tutti quelli che hanno acquistato qualcosa dal 20 al 28 agosto.
Un ricordo particolare va ai due pranzi in alta montagna, quello a Le Lapin, la malga a 1800 metri sopra La Thuile di Giusi e Aurelio, e quello allo Chalet Cantamont, sulla pista 16 del gruppo del Bianco da Elisabetta, Luca e Andrea, due posti incantevoli.
Un altro ricordo particolare, ma stavolta in negativo, a Matilde, dello stand Collomb, dalla quale ho acquistato la Tometta, da regalare a Chiavari, “da consumarsi preferibilmente entro il 30 gennaio 2011”, cioè già scaduta da otto mesi. Qualche nocciola in effetti aveva già rovinato il sapore pulito del prodotto e la crema di gianduia era ormai troppo indurita e secca. Peccato, mi auguro solo che sia stata una svista tipografica non controllata, perchè sarebbe poco intelligente un comportamento diverso. E poi che idea si farebbe la mamma che compera la tavoletta di cioccolato per i suoi bimbi?
Se volete vedere un breve video (200 secondi) sulla manifestazione, con qualche scena quasi sexi, realizzato dal bravo Gianpietro Cuppoletti, eccolo.

Venerdì 26 Agosto

Hotel Miramonti e cena

La telefonata di Federico mi arriva a Bordighera. Mi conferma l’invito a La Thuile per Chocolathuile a partire da venerdì sera. Parto dai 30 gradi di Bordighera a fine mattinata e faccio una puntata a Mentone per comperare un po’ di rosati, qualche rosso e del buon Montbazillac. Poi proseguo in territorio francese fino a Sospel e oltre, attraverso Breuil sur Roya e arrivo a Tenda. Al passo mi fermo per un tramezzino al bar dalla parte italiana. Il termometro segna 19 gradi alle due del pomeriggio. Si sta benissimo. Continuo per Cuneo e alle tre e mezza sono a Bra, con 32 gradi afosi. Faccio mezz’ora di sosta e recupero Luciano che mi accompagna nel resto del viaggio per Savigliano, Torino e poi l’autostrada per Aosta e uscita a Morgex, con una legera pioggia nell’ultimo tratto. Alle sette siamo a La Thuile e i gradi ora sonpo diciassette. Finalmente un po’ di fresco vero. Lasciamo l’auto nel parcheggio a destra dopo l’ultima galleria che sbocca sulle case del paese. Siamo al Miramonti, un tre piani di colore giallo proprio al centro del paese, di fronte all’ufficio postale e all’IPT. Ci si arriva passando l’ultimo ponticello sulle acque tumultuose della Dora Baltea che scorre veloce attraverso le case lungo la statale.
L’albergo è delizioso, come pure Elena alla reception, che ci accoglie con il suo sorriso incorniciato dai capelli nerissimi. La mia camera è al terzo piano, una singola con un arredo in legno tipico, un bel bagno e vista sul torrente che qui cogli nella sua rumorosità se apri le finestre per far cambiare l’aria.
Salendo in ascensore mi colpisce la proposta del loro centro benessere in occasione di Chocolathuile e sono curiosissimo di fare una prova, ma non so se avrò tempo. Cioccolato e benessere, si chiama l’offerta e prevede tre tipi di interventi:
massaggio al cioccolato da 50 minuti … oppure
scrub del corpo allo zucchero di canna e cioccolato da trenta minuti … oppure
trattamento fondente piedi o mani da trenta minuti.
Non vi viene voglia di immergervi anche voi solo a sentirne parlare?
Vedremo domani!
L’albergo fa parte della piccola catena dei C Hotels, dove C sta per Cuore nell’Ospitalità. Sono quattro alberghi, questo di La Thuile, due a Courmayeur, il Cresta et Duc e il Villa Novecento Romantik Hotel e uno, il Villa Pagoda, a Nervi, tutti gestiti dalla famiglia Cavaliere, di origine campano ligure.
Per stasera ci aspetta la cena insieme a Giampietro ed Elena che fanno parte del gruppo.
Siamo a un tavolo da quattro nella prima sala del ristorante, con muri in pietra e soffitti a volta e colonne basse in granito. Tovaglie bianche e bicchieri giusti, da acqua e da vino.
Il maître tradisce la sua origine sarda nel chiederci le ordinazioni e ci propone un buon rosso valdostano che accompagnerà i cibi che abbiamo ordinato, un NUS Vallée d’Aoste DOC 2010 di 14 gradi dal lotto L3/11 prodotto da Les Granges. Un bel rosso dal sentore vinoso pulito e di buon corpo e armonico in bocca e al naso, che deve la sua buona gradazione a una vendemmia leggermente tardiva e che finalmente non ha fatto legno. Una delizia.
La cena inizia con un maialino alla salsa tonnata con pomodoro e rucola, a seguire le mezze maniche al pomodoro e carote, oppure per me la crema di fagioli, servita in tazza, con un ciuffo di rosmarino, cui aggiungo un delizioso olio nuovo da oliva taggiasca monocultivar fatto da ROI a Badalucco, con scadenza gennaio 2013.
Il NUS raggiunge l’apice nell’abbinamento con i bocconcini di fassone e con il coniglio spezzato cucinato in tegame con pisellini e purè.
Chiudiamo con le fragole al limone oppure la crema catalana in alternativa al tiramisù. Infine il caffè al tavolo.
Domani, ci dice il maître, Raffaele Porcu, ci saranno i piatti cucinati con il cioccolato.
Alle undici proviamo a fare due passi fuori dell’albergo ma sta ancora piovendo e si sente quasi una pioggerella nevosa. Sembra che la temperatura sia scesa attorno ai sette gradi.
Non resta che andare in camera e dormirci sopra.


Sabato 27 Agosto

Finalmente Cioccolato

Ho chiesto la sveglia alle sette e quarantacinque ma il telefono suona un’ora prima così, visto che sono già sveglio, mi godo l’aria fresca e pungente della mattina con il rumore scrosciante della Dora tumultuosa sotto al Miramonti, che copre i suoni leggeri del bosco e del paese che si sveglia.
Alle otto scendo per la colazione, nella stessa sala ristorante di ieri sera. Prosciutto, pane fresco, marmellata di mirtilli, caffè d’orzo con latte, una fetta di torta di nocciole e un bicchiere di spremuta di arancia e ananas.
Alle nove e mezza ci incontriamo con Federico per iniziare la giornata inaugurale.
Si va al piazzale subito sopra il Miramonti per il taglio del nastro da parte del Sindaco, Carlo Orlandi, uno squisito pensionato che fa per passione il sindaco di questo paese di dodici frazioni e 750 anime in tutto.
Tagliato il nastro mi aggiro incuriosito tra i trenta stand dell’esposizione, a cominciare dalle sculture nel cioccolato. Mauro e Giulio stanno creando dal vivo le loro sculture nel blocco di cioccolato e procedono con molta cautela perché il materiale tende a sbriciolarsi.
Lì vicino ci sono i ragazzi di Zaeffiro, una rivista di moda e non solo, realizzata da un gruppo di ragazzi di Aosta e giunta già al quarto numero, che propone, tra l’altro, un lucida labbra al cioccolato, con tanto di impronta labiale.
Poi l’incontro con Stefano Collomb, l’ideatore della tometta, una squisita tortina di pasta di gianduia e nocciole tonda di Langa con cui La Thuile nel 2009 ha vinto il titolo di Città del Cioccolato. Insieme a Stefano anche Matilde, al di là del bancone, che fa assaggiare scaglie di Tometta ai passanti, vecchi, donne e bambini compresi.
Pian piano butto un occhio, talvolta due, talvolta anche la bocca per un sapore nuovo, agli altri stand e così assaggio i cioccolatini all’arancia, quello bianco con le fragole e i lamponi, quello al peperoncino. Stupefacenti gli oggetti d’uso quotidiano fatti con il cioccolato. Vanno molto gli attrezzi da ferramenta, le chiavi inglesi, le brugole del 10 o del 12, le pinze, le tenaglie, i martelli, ma anche le scarpine da bambina con il pizzo bianco o quelle da donna col tacco alto
Gli artigiani vengono un po’ da tutta Italia, Veneto, Sicilia, Umbria con lo squisito bianco perugino alla frutta di bosco, ecc.
Chiudo il giro che è quasi mezzogiorno con l’assaggio dello splendido zabaione al cioccolato e rhum preparato da Mengo e offerto nel bicchierino di cialda. Ti dà anche una ricetta per farsi degli ottimi cioccolatini utilizzando un po’ di ricotta, il suo liquore al cioccolato e i bicchierini di cialda, con un passaggio finale di qualche minuto nel congelatore prima di servire in tavola perché si consolidino adeguatamente.

Giusi e Aurelio, quasi in Paradiso

Si va a pranzo a Le Lapin, un agriturismo di Orgères, una delle frazioni di La Thuile, a sei sette chilometri dal centro in direzione del Passo del Piccolo San Bernardo, con deviazione verso destra proprio prima del vecchio ponte romano in corso di restauro.
È una bellissima malga, ristrutturata da una decina d’anni, proprio sotto un antico rifugio. La gestisce Giusi insieme al marito Aurelio. Hanno un centinaio di capi tra mucche e manzi pezzati rossi o neri valdostani. Hanno anche due maiali per quel tanto di salsicce e prosciutti che servono per i clienti della malga. Producono latte e fanno formaggi, sostanzialmente fontina e toma, che stagionano in un locale sotto alla sala pranzo della casa. La stagionatura può arrivare anche ai due, tre anni. Gli animali vivono al pascolo durante la giornata e sono munti due volte al giorno, ogni dodici ore, alle tre di mattina e alle tre del pomeriggio. Aurelio si occupa della mungitura e della conduzione della stalle e della lavorazione del latte per fare i formaggi. Giusi segue la cucina, conosce le ricette antiche e prepara i piatti per i clienti che osano arrivare fin quassù.
Giusi è di La Salle ed è salita a Orgères 24 anni fa perché Aurelio, che è di La Thuile, aveva qui il suo alpeggio. La vita in montagna a fare formaggi le è sempre piaciuta di più di quella di paese. A dirla col senno di poi è stata una scelta intelligente e lungimirante. È stata in un certo senso una pioniera, insieme ad Aurelio e la qualità della sua proposta gastronomica, che lei ha sempre perseguito offrendo prodotti fatti da loro secondo le ricette antiche con materie prime eccellenti, l’ha ripagata delle fatiche e dei sacrifici dell’avvio dell’attività. Oggi la sua è una vera offerta da chilometro zero perché praticamente tutto quello che mangiate qui viene dalla loro azienda, dagli antipasti agli infusi di erbe a fine pasto. Oggi l’unico cibo che non hanno prodotto loro è la farina della polenta che ci ha servito come contorno.
La strada, negli ultimi tre chilometri, va fatta con cautela, a meno che non abbiate un fuori strada. Ci si arriva solo nella bella stagione. Da ottobre a Maggio non è più praticabile. Ma se è aperta arrivate qui e vi sentite veramente in Paradiso. La quota è di circa 1800 metri e la vista sulla vallata della Dora è da mozzafiato. Boschi, pinete, ghiacciai in lontananza, piste da sci di tipo olimpico, con le discesa al 70% di pendenza, stradine in lontananza, le mucche che pascolano sotto i vostri occhi, a dieci metri di distanza.
Mi godo il paesaggio aspettando l’arrivo di Lucia e Gianni, i due amici di Genova che sono venuti a trovarmi e stanno risalendo lentamente in macchina il ripido pendio che porta a Le Lapin, per provare insieme a noi le delizie di Giusi.
Prima del pranzo una visita al locale di stagionatura del formaggio, umidificato estate e inverno dall’acqua di una sorgente naturale scoperta sotto alla casa che scorre in una infossatura del pavimento.
All’una ci sediamo a tavola e cominciamo a godere le delizie degli antipasti.
Si comincia col lardo, saporitissimo e con un bel magro nella parte centrale, poi le verdure sott’olio, la carne salada, il “baudin”, una salsiccia stagionata di carne di maiale, lardo, patate e barbabietola.
Poi ancora prosciutto magrissimo, la mocetta, il sanguinaccio e non ultimi la fontina di tre mesi e la toma stagionata dal sapore leggermente amarognolo per via delle erbe di montagna di cui si cibano le mucche.
Con i primi il riso in bianco con la fontina, le crespelle al forno con dentro il prosciutto e la fontina.
Per secondo la polenta concia con la salsiccia pepata dei loro maiali e lo spezzato di capretto, tenero e dal sapore che solo qui puoi trovare. E poi ancora la polenta fritta.
Il dolce è uno zabaione da urlo oppure una scodella di mirtilli dal bel colore blu intenso e per finire, dopo il caffè, un infuso di erbe e un genepì, entrambi fatti da loro con piante raccolte in montagna.

Foto Credit: Gabriella Repetto

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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