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Viaggi enogastronomici

Montiferru di Sèneghe - Olio, spiagge e cantine (Seconda Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

 Martedì 19 febbraio 2013

La seconda sessione di assaggio

Stamattina il tempo è sereno, ma l’aria è assai fresca, quasi pungente. Ho studiato sulla mappa di Oristano una possibile scorciatoia per la Camera di Commercio, per le vie dei musicisti, Donizetti e Verdi e, nonostante una sveglia ritardata, riesco ad essere in sala di assaggio alle nove in punto per i 36 oli che oggi ci aspettano. Non tutti sono perfetti. Ne trovo poco meno di una decina con qualche piccolo difetto, sentori di riscaldo, morchia, qualcosa di rancido, qualcuno avvinato, un paio lievemente terrosi.

Siccome si è fatto più tardi del solito e Giandomenico ci vuole coccolare, pranziamo attorno al grande tavolo della sala degustazione con due forme di pecorino stagionato e grana sardo da latte di pecora, accompagnati da pane carasau e pane normale.

Vedi anche Montiferru di Sèneghe – Olio e tradizione (Prima Parte)

Vedi anche Montiferru di Sèneghe – Abbardente e canto a tenores (Terza Parte)

Vedi anche Montiferru di Sèneghe – Tecnologia, Alta Marea e Mondo (Quarta Parte)

Vedi anche Montiferru di Sèneghe – Sa Tanka, Saluti e Cagliari (Quinta Parte)

San Giovanni e Tharros

Alle tre e mezza siamo sulla costa ovest della Sardegna, in uno dei punti più belli e interessanti, sia storicamente per le torri di avvistamento, per le rovine dell’antica città di Tharros, di origine fenicia, sia paesaggisticamente per il colle di Murru mannu, la spiaggia sabbiosa di Is Arenas, gli arbusti di mirto, di lentischio e la vegetazione mediterranea. Mentre passeggio in questo piccolo Eden osservo i cespugli piegati e corrosi dal vento che viaggia dalla costa est alla costa ovest e viceversa. Intanto il sole scende pian piano sul mare verso l’Africa e il primo quarto di luna appare già alto nel cielo verso la penisola italica con la gobba illuminata dalla parte del sole che se ne va.

Il percorso prosegue verso Cabras per una visita enoica

Cantine Còntini a Cabras

All’ora del te siamo alle Cantine. Ci accoglie Mauro, la quarta generazione della dinastia iniziata nel 1898 con il bisnonno Salvatore. Oggi insieme a Mauro lavora in azienda il cugino Alessandro che segue la parte commerciale. I vitigni principali sono la Vernaccia di Oristano e il rosso Nieddera, entrambi antichi vitigni autoctoni. Successivamente sono stati inseriti Vermentino e Cannonau.

I vigneti sono distribuiti in zona, specie sul Monte Arci, il Terre di Ossidiana, con suolo alluvionale e basaltico. Il tipo di coltivazione è ad agricoltura integrata, una scelta innovativa che consente un uso limitato di anidride solforosa, con conseguente maggiore piacevolezza dei vini prodotti.

L’azienda ha sia vigneti di proprietà, sia uve di conferitori per un centinaio di ettari complessivi, da cui ricava attorno a sette – ottocentomila bottiglie. L’enologo è Piero Cella.

Si fa una pre vendemmia a fine agosto per il Vermentino mentre il Cannonau si raccoglie a metà settembre e a ruota le altre uve. Un vino che li caratterizza è il Rosato da uve Nieddera.

Il ciclo di produzione è ovviamente diversificato per bianchi e rossi. I rossi subiscono una macerazione di non più di 7 – 10 giorni, per non dare eccessiva tannicità al vino. La fermentazione avviene quasi completamente in acciaio e poi segue un affinamento diverso per tipologia di vino, che può essere in acciaio, oppure in cemento e/o in legno, per rossi particolari. Una parte della vernaccia viene lasciata sulla pianta per essere raccolta tardivamente per la produzione del Passito di Vernaccia, che poi va a maturare in botti di legno di media capacità.

Le cantine sono mantenute a temperatura controllata attraverso un innovativo impianto fotovoltaico da 70 KWatt. La produzione è per il 55% – 60% di vini bianchi e il mercato principale è la Sardegna, che assorbe poco più della metà delle quantità prodotte. L’altra metà va in parti uguali sul mercato italiano e sul mercato europeo ed extraeuropeo.

L’affinamento dei rossi più pregiati avviene in barrique e tonneaux, per dodici mesi circa.

Le vernacce invece sono custodite in una piccola cattedrale sotterranea con punte di affinamento fino a trent’anni in bottaie non termo condizionate, ma rinfrescate naturalmente dal maestrale e dal levante, che entrano da finestroni sempre aperti sia a est, sia a ovest. I colori di questi nettari ultradecennali vanno dal giallo dorato all’ambrato scuro e i profumi sono un’esplosione di fiori e frutti freschi e secchi del bacino del mediterraneo.

Mauro ci racconta di un interessante esperimento di spumantizzazione con metodo Charmat, che è in corso tramite un’azienda dell’Oltrepo Pavese

Alla fine della visita all’azienda ci fermiamo a degustare cinque dei loro vini.

Primo vino: Attilio – spumante di Vernaccia Brut di 11,5 gradi che valuto 84/100, in vendita a 8 Euro in azienda.

Secondo vino: Mamaioa (significa Coccinella in lingua) IGT Isola dei Nuraghi 2012, bianco da agricoltura integrata da 100% di Vermentino di 14 gradi che valuto 86/100, in vendita a 7 Euro in azienda.

Terzo vino: INU Cannonau DOC Riserva 2009, di 14 gradi. Mi sembra ancora lievemente disarmonico per tannini ancora eccessivi e lo valuto 83/100, in vendita a 10,5 Euro in azienda.

Quarto vino: Vernaccia di Oristano DOC 1990, di 12,5 gradi. Notevoli i sentori di mela passita, albicocca, miele e fico e l’armonia in bocca. Non posso dargli meno di 90/100, in vendita a 18 Euro in azienda.

Quinto vino: Nieddera IGT Valle del Tirso 2012, di 13 gradi. Per l’interessante rapporto qualità prezzo, visto che viene venduto in azienda attorno ai 4 Euro, direi che si merita 84/100.

Finita la visita restiamo a Cabras per la cena.

Aquae Sinis Albergo diffuso e spa

Per entrare dovete suonare il campanello all’ingresso, sulla piazza di fronte alla chiesa del paese, come quando andate a trovare un caro amico o una vecchia zia che non vedete da tempo.

La struttura è un hotel de charme distribuito in dimore seicentesche: Thermae, Mistras e Pontis.

Il Wine Restaurant Aquae Sinis ha una sala ristorante con una trentina di posti all’interno e altri sulla terrazza panoramica con giardino pensile, in collaborazione con la nuova SPA perfettamente attrezzata.

L’ambiente è moderno, con arredo essenziale, in stile svedese e sulle pareti tre bei pannelli con danzatrici in costume sardo quasi a dimensioni naturali.

Siamo ospitati attorno a un grosso tavolo rettangolare con una ventina di coperti, tovaglie blu e copritavola di tela bianca, elegante e pulito

Si comincia con una portata di bruschette ai carciofi, alle olive, al formaggio e Olive verdi in salamoia, già in tavola. Si prosegue con vassoi di cozze e vongole, poi Insalata di polpo.

La cucina è essenzialmente sarda con qualche spunto di tipo internazionale, vista la clientela non solo isolana, e utilizza quasi esclusivamente prodotti locali da coltivazioni, allevamenti e laboratori di Cabras della costa ovest della Sardegna nel rispetto della filosofia del chilometro zero.

Due i tipi di vino, entrambi di Còntini: un bianco Tyrsos, Vermentino di Sardegna DOC 2012 di 13 gradi, piacevolmente aromatico e fruttato, armonico e pieno, che valuto 87/100, e un rosso Tonaghe, Cannonau di Sardegna DOC 2011 di 13 gradi, che trovo leggermente più squilibrato, sia al naso, sia in bocca e valuto 81/100.

Eccellenti i due primi serviti in tavola, gli spaghetti con ragù di muggine e gli spaghetti con la bottarga, sia per la freschezza del pesce, sia per la perfezione di preparazione, sia per la presentazione nel piatto e per il servizio.

La Corsa degli Scalzi di San Salvatore è uno degli argomenti delle discussioni a tavola. È una corsa che si tiene il primo week-end di settembre di ogni anno. Il percorso è lungo sette chilometri e la processione di corsa va dalla Pieve di S. Maria Assunta di Cabras alla chiesetta di San Giovanni di Sinis a San Salvatore il sabato, e da San Salvatore a Cabras la domenica.

I partecipanti (is curridoris) corrono senza scarpe, vestiti di un saio bianco stretto in vita da un cordone, intonano canti sacri  (is goccius) e fanno festa con mortaretti. La processione parte all’alba del sabato e trasporta la statua in legno di Santu Srabadori (San Salvatore). La leggenda racconta che durante un’incursione dal mare del 1506, essendo gli uomini impegnati a difendere le coste, le donne hanno portato in salvo il Santo dal villaggio fino a Cabras. La festa si conclude con un convivio corale in cui si mangiano anguille e muggini arrosto e si bevono calici di vernaccia, circondati da musicanti e fuochi d’artificio.

Sono certo che sarebbe una bella festa anche per i turisti che volessero visitare il paese e magari portare un voto al Santo.

Intanto è arrivato il piatto forte, un fritto misto di muggine, cozze, calamari e anguilla (sembra di essere alla cena della festa di fine estate) e poi uno squisito muggine al forno con pomodori.

Deliziosi e particolari i carciofi spinosi del Sinis accompagnati da un filo di eccellente olio Senolio dell’oleificio sociale della Cooperativa di Sèneghe.

Per finire una fresca macedonia di frutta di stagione e poi le immancabili e tradizionali seaddas appena fritte.

Caffè e mirto chiudono l’incontro a tavola.

Si torna all’Hotel, anche srasera verso mezzanotte, dopo una mattinata di lavoro e un pomeriggio dedicato alla conoscenza di questa sempre nuova terra sarda, ricca di culture antiche e di bellezze naturali inarrivabili.

Foto Credit: Gabriella Repetto.

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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