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La Compagnia dell'Arte dei Brentatori, di Pier Luigi Nanni

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La Compagnia dell'Arte dei Brentatori

di Pier Luigi Nanni

La Compagnia dell’Arte dei Brentatori trae il proprio nome dall’omonima compagnia sorta nell’anno 1250, della quale facevano parte i portatori di Brenta, particolare contenitore in legno, che divennero grandi intenditori sia di uve che di vini, quasi una sorta di esperti degustatori. A quei tempi, il contrabbando del vino era una frode tra le più comuni, per cui i Brentatori erano autorizzati dal consiglio comunale cittadino, oltre a trasportare vino, ad assaggiarlo ed a valutarne il prezzo a seconda della qualità, ne riscuotevano le imposte doganali: furono dei grandi intenditori di vini.

Dalle splendide e produttive colline felsinee, sia i dorati che purpurei grappoli o il solare vino bianco ed il sanguigno rosso, giungevano in città a Bologna sotto la scorta dei brentatori dopo che ne avevano controllata l’alta qualità per le tavole nobiliari e non solo, o per gli avventori delle innumerevoli osterie e bettole assai frequentate.

La sede, gestita sotto l’egida ed un severo controllo da parte delle autorità cittadine, era ubicata nel cuore della vecchia e storica Bologna medievale, in Via dei Dazi, oggi Via de’ Pignattari. Per far parte di questi “professionisti del bere sano e buono”, era necessario un selettivo e severo esame tecnico e pratico, nonché anche di forza fisica, poiché quando la brenta era colma di vino o di uva, il peso rasentava quasi 50 kg! Altra particolare attività a cui i brentatori dovevano sottoporsi dopo essere stati insigniti di tale titolo, era di fungere da improvvisati pompieri, in quanto dovevano mettersi a disposizione con le brente per il trasporto dell’acqua utile a sedare le fiamme, in quanto le abitazioni di allora erano costruite maggiormente in legno, per cui facilmente soggette a facili incendi.

Tale attività, col trascorrere del tempo, fu completamente abbandonata, fino a giungere al 7 novembre del 1970 che per merito di Vittorio Rocchi, grande esperto di enogastronomia e di fascino carismatico, di Bazzano, ridente cittadina sita sulle prime propaggini collinari ad ovest di Bologna, la Compagnia dell’Arte dei Brentatori la cui denominazione, come già accennato, deriva dall’omonima compagnia che si occupava del trasporto del vino o uva, nelle brente coniche di legno portate a spalla, fu ricostituita.

Ancora oggi e più che mai, la rinata compagnia, partendo dalle proprie antiche origini, pone il vino come valore della sua specifica tradizione ed importante elemento culturale, recuperando tradizioni e prodotti non solo del territorio, pure regionali e nazionali.

Dalla rinascita della compagnia nel 1970 ad oggi, i brentatori hanno ampliato, via via, il loro raggio d’azione, tanto da arrivare in varie nazioni europee ed oltre, fino in Kenia, dove è attivo un ben organizzato TREBBO, ossia la delegazione locale.
Momento particolarmente suggestivo negli incontri, è quello dell’intronizzazione, cioè l’ingresso ufficiale nella compagnia di nuovi adepti brentatori. Il Consiglio degli Anziani, vestito dei solenni abiti realizzati sui seicenteschi disegni di Gian Maria Mitelli, accoglie nella Compagnia alcuni nuovi membri che alla domanda di rito “BEVI O VATTEVE”, seguono la procedura e superata la prova bevendo d’un fiato un calice di vino, vengono riconosciuti brentatori dal sempre ironico Maestro della Compagnia, che li sfiora sulle spalle con un grosso e centenario tralcio di vite per attestarne l’avvenuto ingresso.

Una curiosità: in uno degli affreschi dell’abbazia di Pomposa, nel ravennate, si nota un antico brentatore che porta la personale brenta sulla schiena, narrando ancor oggi il suo ruolo nell’antichità.

Anche chi scrive, da innumerevoli anni si onora di appartenere alla compagnia partecipando fattivamente alle attività che consistono in quattro capitoli, incontri conviviali da tenersi in ogni momento stagionale. Inoltre, anche durante interessanti altri incontri arricchiti da avvenimenti culturali legati alla filosofia della compagnia e non solo.

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