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Assenzio, di Pier Luigi Nanni

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Assenzio

di Pier Luigi Nanni

A causa del personale ed intrinseco gusto decisamente e marcatamente amaro, gli antichi greci hanno dato alla pianta il nome “ASSENZIO”, che significa “privo di dolcezza”, per cui occorre molta fiducia nella sua efficacia per tollerarne il sapore sgradevolissimo. E’ talmente amaro che nelle sacre scritture viene usato per simboleggiare le vicissitudini ed i dolori dell’umana esistenza. Fin dai tempi antichissimi, l’assenzio era apprezzato per le sue proprietà terapeutiche, infatti, tant’è che era citato in un papiro egizio risalente al 1600 a. C.

Celti ed arabi ne raccomandavano l’uso, in quanto i medici dell’antichità lo reputavano un toccasana per curare reumatismi, peste, colera, paralisi, itterizia, orecchioni e tante altre malattie, quasi fosse un magico elisir per infiniti mali. Inoltre, era comunemente utilizzato contro i topi, i tarli e per tenere lontane le mosche, mentre nel medioevo addirittura per “ammansire” le donne bisbetiche o comunque come rimedio per gli individui di cattivo carattere: sarebbe sicuramente necessario ai giorni nostri, viste tante deplorevoli situazioni che si sono venute a creare causa incompatibilità e mancata intolleranza!

Il liquore di assenzio era in gran voga alla fine dell’800 e primi del XX° sec soprattutto in Francia e tra gli artisti pittorici in quanto si “dice” che ispirasse loro quei quadri che sono diventati poi famosi. Tant’è che Manet nel 1876 ci rivela un’opera dal titolo, appunto “L’assenzio”.

Questo liquore contiene un olio essenziale che in forte somministrazioni è un vero e proprio veleno, perciò l’abuso prolungato provoca gravi ed irreversibili intossicazioni. La preparazione e vendita di questo liquore sono proibite in numerosi paesi della Comunità Europea, anche se è risaputo che esiste una vera e propria produzione e diffusione illegale, soprattutto nei paesi dell’est e dell’ex impero sovietico.


La pianta di Assenzio

Il nome scientifico è “ARTEMISIA ABSINTHIUM L.” e cresce spontaneo in tutta Italia, con eccezione delle isole, fino ad un’altezza di circa 2000 m in zone soleggiate su terreni incolti, aridi e ricchi di nitrati. Può essere anche facilmente coltivata in quanto necessita di poche esigenze a parte operare qualche volta delle saltuarie sarchiature. E’ coltivata anche in tutta Europa con esclusione del nord, Asia occidentale ed Africa settentrionale.

Pianta erbacea perenne con un rizoma legnoso ramificato dal quale si sviluppano le foglie basali in rosetta; i fusti fioriferi, alti anche fino a due m e variamente ramificati nella parte superiore, sono di colore bianco per la presenza di peli fitti e corti. Le foglie basali e quelle dei fusti che non fioriscono sono lungamente picciolate e bi o tri-pennatosette con segmenti lineari; le foglie dei fusti fiorali sono sessili e sempre più semplici a mano a mano che si sale in alto fino a quelle superiori che sono sempre semplici ma lanceolate; tutte le foglie sono pelose con pagina superiore argenteo-sericea mentre l’inferiore è verde cenerina. I fiori, disposti in piccoli capolini penduli di forma globosa, sono glabri o minimamente pelosi e gialli. Il frutto è un piccolissimo achenio glabro e senza pappo.
Le sostanze medicamentose sono esclusivamente nelle foglie e nelle sommità fiorite.

Le foglie si raccolgono staccandole una per una durante tutto il periodo vegetativo della pianta, da marzo a settembre. Le sommità fiorite si recidono in luglio-agosto prima della fioritura completa tagliando con le forbici i rami fioriti con una parte delle foglie ma evitando le parti grosse e quasi lignificate che si trovano alla base della pianta. L'essicazione deve avvenire in luogo aerato all’ombra disponendole in sottili strati prestando attenzione a rimuoverle stesso per evitare la formazione di muffe la cui spore le farebbero immancabilmente marcire. Le sommità fiorite invece, si uniscono a mazzetti ed appesi in un locale termoventilato. Una volta perfettamente essicate, entrambe si conservano in sacchi di tela o di carta.
La pianta emana un odore gradevole e fortemente aromatico, soprattutto se si strofinano con le mani i fiori, ma ha un sapore estremamente sgradevole.


Le proprietà dell'assenzio

I principi attivi solo l’olio essenziale, il glucoside amaro, absintina, resine ed acidi organici vari. L’assenzio è tradizionalmente noto a tutti per le sue caratteristiche spiccatamente amare e per la diffusa credenza che le sue preparazioni sono tossiche. In effetti, nel suo olio essenziale è presente una sostanza, tujone, che ad alte dose può dare seri disturbi, tuttavia, contenendone il consumo alle reali necessità e non superando le dosi indicate, le preparazioni di assenzio possono essere utilizzate con buona sicurezza ed efficacia. Si eviti al più di consumare liquori a base di assenzio poiché risulterebbero particolarmente ricchi di questa sostanza, il tujone appunto e quindi dannosi alla salute.

Diffusamente impiegato per il suo gusto amaro aromatico sia nell’industria delle bevande alcoliche in quanto componente fondamentale nella prepararazione dei vermouth, che nelle bibite analcoliche, mentre nell’industria farmaceutica si usa come correttivo del sapore.

Le virtù salutari riconosciute all’assenzio sono quelle di promuovere l’appetito e di favorire la digestione stimolando lo stomaco ed il fegato. Sono sfruttate anche le proprietà antisettiche, vermifughe ed emmenagoghe, tuttavia si può ottenere un miglior risultato ricorrendo a piante più specifiche.


Alcune ricette a base di assenzio

- per stimolare l’appetito - Mettere in infusione in un litro di buon vino bianco non frizzante 50 g di foglie essiccate e lasciare riposare in un luogo fresco per quindici giorni agitando ogni tanto e poi filtrare. Si consiglia di berne un sorso prima dei pasti per 3-4 gg.

- per migliorare la digestione - Unire 100 g di cime fiorite essiccate ad un litro di buon vino bianco non frizzante, aggiungere 10 petali di rosa rossa essicati, due cucchiaini di cannella in polvere e 400 g di miele. Lasciare riposare per almeno 7-8 gg ricordandosi di agitare ogni tanto e poi filtrare. Si consiglia di berne un sorso prima dei pasti per almeno 3 gg.

- per abbreviare una convalescenza - Dopo una malattia o un intervento chirurgico far macerare per 4 giorni in un litro di buon vino rosso maturo di 2-3 anni non frizzante, 5 g di radice di genziana maggiore e 20 g di di cime fiorite di assenzio e filtrare. Si consiglia di berne un bicchierino prima dei pasti per almeno 5-7 gg.

- per febbre alta - Lasciare in infusione per dieci mnui 10 g di sommità fiorite essiccate in un litro di acqua bollente e poi filtrare. Si consiglia di berne una tazza al giorno per almeno 2-3 gg.

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