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Export del vino, i valori del made in Italy, di Pier Luigi Nanni

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Export del vino, i valori del made in Italy

di Pier Luigi Nanni

La qualità del made in Italy a riguardo dei prodotti enologici non si arresta, in quanto i nostri vini sono sempre più apprezzati in tutto il mondo per cui….le esportazioni volano!In controtendenza però, avviene che il consumo interno è passato dai quasi 100 litri pro-capite degli anni ’70, acirca 49 nell’arco del corrente anno.Il vino italiano, oltre a conquistare nuovi mercati, in quanto costituisce il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari negli USA, Canada e nell’estremo oriente quale il Giappone, acquisisce nuovi proseliti, soprattutto tra i giovani.È risaputo che attualmente gli States sono il primo mercato del comparto vitivinicolo, ma occorrerà individuare nuovi spazi ed essere in grado di rispondere alle reintegrate esigenze qualitative ed immagini degli appassionati del settore bacchico.

Analizziamo, velocemente, la produzione vinicola del bel paese, che è iniziata già venti anni fa.Dal 2004 ad oggi, la produzione mondiale di vino è stata di circa 300 mlni di hl. ed il 60%, cioè 170, è stata quella dei paesi UE. In Italia si è prodotto il 17% del totale mondiale, mentre nell’ambito comunitario è del 30%, cioè 48,4 mlni di hl. che, pur essendo un totale di notevole rispetto, evidenzia un progressivo calo della quantità: si è passati dalle notevoli produzioni del decennio 1987-’96 con 61,7 mlni di hl, ai 51,4 del periodo 1997-2006. Tale situazione produttiva rispecchia la netta diminuzione della superficie vitata che oggigiorno è di 792 mila ha. e che in quindici anni ha evidenziato una riduzione pari a 178 mila ha. Oltre il 60% produttivo rientra nelle denominazioni IGT, DOC, DOCG e, contemporaneamente, sono in netta crescita sia i volumi che i valori delle esportazioni. I soddisfacenti valori esportati nel 2006, in quanto hanno fatto registrare un record nella crescita pari al 3,2 di mldi di euro, mentre il primo semestre dell’anno appena trascorso, conferma un netto e marcato incremento pari al 14,5% dei volumi e ben l’11,4% del valore rispetto allo stesso periodo del 2006.

La splendida e fattiva ripresa dell’export vinicolo italiano è cominciata cinque anni fa: il 2003 ha rappresentato lo spettro della recessione che, con la caduta dei volumi pari al 16%, ha diffuso inquietudine e paure. La ripresa non ha tardato a palesarsi, soprattutto nel 2004 in quanto si era evidenziata un’ottima ed inaspettata crescita del 6% in volume e del 4% in valore; nel 2005, un +10% in volume e +3,1% in valore, per giungere all’eccezionale 2006 che si è chiuso, rispettivamente, con +11,5% e +5,8%.Il comparto vitivinicolo, con 10 mldi di euro, quasi un terzo e pari a 3,2 mldi, è rappresentato dall’export per cui non deve sorprendere che 2 mldi siano ottenuti dalla produzione dell’elevata qualità della tecnologia di attrezzature enologiche nazionali.I sopraccitati dati, per quanto siano solo ‘freddi numeri’, ma che rappresentano l’operato delle piccole, medie e grandi aziende dell’enologia, sono pur sempre da considerarsi ottimali e spronano a migliorarsi sempre più anche se, come già accennato, in Italia si beve sempre meno ma sicuramente si tende a ricercare nel vino una elevata qualità.

Il vino, acquisito che è uscito dal contesto di berne un ‘dito’ a tavola e dalla quotidianità, è entrato a far parte dei cosiddetti beni lussuosi, in quanto la rarità e qualità del prodotto richiesto, composto di un costo sempre maggiore, soprattutto se tale scelta cade da gustare in compagnia o in un momento conviviale alquanto particolare.La nuova realtà del vino ‘Made in Italy’ ha superato il caratteristico ‘prezzo-qualità’: binomio che, se pur consacrato e sempre vivo, è tendente ad essere abbondantemente surclassato da immagini ed identità dei prodotti nostrani. In altre parole, puntare sulla comunicazione e del valore aggiunto che l’immagine stessa rappresentano, poiché solo così si potranno asservire nuova clientela ma, senza dimenticare che il futuro del vino italiano trae origine dalla capacità di discernere e conseguire nuovi ambiti all’estero.

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