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Muller Thurgau Doc Trentino, genialità enologica

di Pier Luigi Nanni

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Nell'errare continuamente alla ricerca di rinomati prodotti bacchici, travalichiamo in vallate e contrade alquanto vocate quale è il Trentino: un grande bianco che impersona le caratteristiche delle genti di queste amene terre, il "muller thurgau". Questo vino, ottenuto dall'innesto di due diverse tipologie di vitigni, si tinge di un piccolo giallo, enologico appunto, in quanto sulla natura dei suddetti ceppi si presentano varie incognite.
Un po' di storia di questo bianco che in Trentino ha trovato condizioni ambientali tali da potersi esprimere al meglio.

Siamo nel 1882, quando lo studioso Prof. Herman Muller, cittadino svizzero del Cantone Thurhau, nonché direttore dell'istituto di ricerca agraria di Geisenheim, in Germania, rincorre quella intuizione necessaria per poter ottenere la sua "creatura enoica". Costretto a lasciare tale istituto a causa di questioni etniche e religiose poiché stava "manipolando" la naturale produzione delle piante, proseguì le ricerche presso un altro istituto, a Wadensweill in Svizzera, in cui portò con sé 150 esemplari della nuova barbatella per poter operare ulteriori selezioni.

I vitigni innestati sono da sempre stati identificati nel riesling renano e nel sylvaner verde, ma recentissime analisi del DNA del neo vitigno così ottenuto, ne evidenziano sì le tipicità del primo ma non quelle del secondo: il vero ceppo utilizzato dal nostro professore, è lo chasselas dorato, un tipo di uva molto diffusa sul lago di Costanza, vicino al proprio paese natio.

L'eco di questa nuova varietà, denominata solo in un secondo tempo "muller-thurgau" in onore appunto dell'illustre ricercatore, non poteva certo non farsi sentire anche in Trentino, la cui viticoltura ha sempre avuto molti punti di contatto con quella dell'Europa centrale. Fu introdotto nel 1939, confermando, negli ambienti di alta collina, le doti riscontrate nel paese d'origine, inoltre, preferisce il clima fresco e piuttosto continentale di zone poste tra i 500 ed i 700 m. s.l.m. con terreni ben esposti e non troppo fertili. Coltivato nei piccoli e ripidi terrazzi vitati della valle di Cembra, dove la particolare natura del terreno consente di ottenere un prodotto dalle caratteristiche organolettiche molto particolari; a Faedo, borgo viticolo molto rinomato; sulle colline di Trento e nella suggestiva valle dei Laghi, costellata da una miriade di bacini lacustri; sull'altipiano di Brentonico ed in alcune località in quota della Vallagarina. In tali aree, le particolari condizioni climatiche e marcate escursioni termiche nel periodo che precedono la vendemmia, influiscono positivamente, rendendo questo vino unico ed inconfondibile. Il vitigno è coltivato con la tipica pergola trentina o a controspalliera, sistemi di coltura le cui tradizioni si perdono nella notte dei tempi per altre tipologie di vitigni e che donano al paesaggio una suggestiva bellezza.

L'iscrizione al "Catalogo nazionale delle varietà di vini" nel 1970, ne identifica vitigno semiaromatico avente foglia di media grandezza, pentalobata, con pagina superiore verde opaca e glabra, mentre l'inferiore è più chiara e quasi glabra. Il grappolo, piuttosto piccolo, è cilindrico-piramidale, spesso con un'ala molto pronunciata e mediamente compatto; l'acino, medio ed ellissoide, con buccia pruinosa e punteggiata, sottile, dal colore giallo-verdognolo e dorato nella parte esposta al sole, inoltre, ha sapore varietale sottilmente aromatico. Sensibile a parassiti vegetali, tipo marciume ed a quelli animali, soprattutto le cicaline, si applica la potatura corta con max. tre gemme. In Trentino la produzione copre poco più di 200 ha. con resa max. di 130 q/ha. e titolo alcolometrico minimo naturale del 10,5%, mentre quello volumico minimo per l'immissione al consumo, deve essere del 11%. È stato riconosciuto DOC nel 1988.

Viene elaborato sia frizzante che spumante metodo charmat, però è maggiormente gradito nella peculiare e piacevole versione di tranquillo. Si presenta giallo paglierino scarico dai netti e splendidi riflessi verdolini, brillantezza innata da giovane, mentre di un caldo dorato se all'apice dell'affinamento, cioè verso i 20-24 mesi; profumo complesso ed intenso, persistente ma soprattutto delicato insieme di frutta bianca acerba e fiori campestri, gradevole finale che ricorda erbe officinali e muschio, nonché note velatamente minerali e speziate. Al palato si presenta secco e di buona freschezza, struttura non impegnativa per cui è un vino di pronta beva, sapido e gradevolmente pieno dalla leggera e rilevante aromaticità.

Degustato a 8-10°C in brillanti bicchieri a tulipano stretto, è un ottimo aperitivo e perfetto con antipasti delicati a base di pesce, verdure e formaggi; primi piatti in brodo o con intingoli sempre di pesce o verdure, molluschi, frutti di mare e conchigliacei in genere, pesce nobile, anche di lago, sia al forno che al cartoccio: degna conclusione con formaggi di vaccino o di pecora molto freschi e teneri.

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