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Il lambrusco reggiano

di Pier Luigi Nanni

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La zona di produzione del Lambrusco Reggiano comprende tutto o in parte, i territori di ben trentadue comuni quali Albinea, Bagnolo in Piano, Baiso, Bibbiano, Poretto, Brescello, Cadelbosco Sopra, Campagnola, Campegine, Canossa, Carpineti, Casalgrande, Castellarano, Castelnuovo Sotto, Cavriago, Correggio, Babbrico, Gattatico, Gualtieri, Montecchio, Novellara, Poviglio, Quattro Castella, Reggio Emilia, Rio Saliceto, Rolo, Rubiera, San Martino in Rio, San Polo d’Enza, Sant’Ilario, Scandiano, Vezzano sul Crostolo e Viano.

Il riconoscimento DOC è avvenuto con DPR del luglio 1971 ed il disciplinare di produzione attualmente in essere, è stato fissato con DDL del novembre 1996 e successivamente modificato definitivamente sempre con DDL del 5 e 26 maggio 1997.

I vitigni autorizzati che possono essere utilizzati per la produzione, sia insieme che disgiuntamente, esclusivamente della tipologia dei “lambrusco” e sono: marani, maestri, montericco, salamino, sorbara, grasparossa, viadanese, barghi, oliva, enantio, malbo gentile, ancellotta e fogarina.

La produzione massima consentita è di 150 quintali per ettaro con resa massima delle uve in vino di 70%. La foglia si presenta di media grandezza e rotondeggiante, trilobata e talvolta intera col lembo contraddistinto da bolle a profilo involuto e con i lobo poco marcati. Il seno peziolare è a forma di “V” molto aperta, mentre i seni laterali sono sempre a “V” ma poco profondi. La pagina superiore è glabra dal colore verde intenso avente tonalità opaca; quella inferiore è sub-lanuginosa e dello stesso colore. Il picciolo è di media lunghezza e grossezza, glabro e con tonalità verde-rosata. Il grappolo che è di media grandezza ed allungato, si presenta con forma cilindrica o cilindrico-piramidale e mediamente compatto. L’acino, che ha forma regolare e sferoidale, è di media grandezza, mentre la buccia è pruinosa, spessa e consistente, dal colore blu scuro tendente al nero ed a volte può presentare una evidente acinellatura verde. La suscettibilità alle fitopatie ed ai parassiti animali e vegetali rientra nella norma.
La scheda ampelografia appena riportata, non si riferisce precisamente ad una delle tipologie di uve di lambrusco, ma in generale, poiché tutti i suddetti vitigni sono molto simili tra loro.

È ammessa l’irrigazione di soccorso e per la corretta maturazione, necessita di sommatorie termiche elevate.

Il lambrusco reggiano ha un vivace colore rosso rubino intenso con piacevoli riflessi tendenti al violaceo e profumo floreale e fruttato sottilmente di lampone, persistente ed intenso, gradevole; si produce in varie tipologie, dal secco all’amabile e dolce, ottima tannicità e rilevante caratteristica freschezza, sapido e tipici sentori di piccoli frutti di bosco e di fiori freschi, leggero di corpo e di pronta beva, accattivante nelle ricche fragranze.

Il disciplinare di produzione consente che questo vino possa essere tranquillo, novello ma solo secco, con titolo alcolometrico minimo di 10,5%, mentre, se rosato e frizzante, con titolo alcolometrico minimo di 11%.

Perfetto mariàge con i classici salumi emiliani e non solo, minestre e tortellini, cappelletti e lasagne al forno, ma non disdegna nemmeno le classiche tagliatelle al ragout o la gramigna con la salsiccia! Ottimo connubio con zampone o cotechino con l’immancabile purea di patate, piccola cacciagione alla griglia e le succulenti carni del maiale sia arrosto che al forno; inoltre, nella tipologia dolce, è perfetto col tipico dolce locale: il bensone, ma anche con ciambella, spongata o torta di riso, è veramente superbo ed unico!!!

Stappare al momento e servire in calici di media grandezza, fresco di cantina, 12-13 °C.


[Foto credit: concorsolambrusco.it]

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