Ho ricevuto e letto un paio di segnalazioni di attacchi violenti di peronospora sui grappoli in questo caldo mese di Luglio. Vediamo se magari con l'aiuto di qualcuno più esperto di noi riusciamo a capirci qualche cosa. I casi che propongo riguardano un Piccolo Vignaiolo di Sarzana e il nostro adepto Garagista Angelo. I casi hanno due cose in comune: riguardano vigne localizzate nell'alto litorale Toscano o nella Lunigiana Ligure, su terreni prevalentemente pianeggianti; quindi sono pedologicamente simili.
Inoltre in entrambi i casi siamo in presenza di attacchi tardivi sul grappolo formato, e quindi della forma così detta "larvata" di peronospora. Molto diverso invece mi sembra sia stato l'approccio, a base anche di prodotti citotropici nel caso di Angelo e totalmente biologico (solo rame) nell'altro caso.
Cliccando sull'immagine si apre uno slideshow di alcune foto scattate da Angelo Mignosa alle sue viti
Innanzi tutto mi sembra sia il caso di ricordare che annate come questa sono davvero difficili, e mettono a dura prova qualsiasi vignaiolo nella scelta dei tempi e del tipo di trattamento più opportuno. Un'altra cosa che penso si possa osservare è che la localizzazione delle vigne su terreno pianeggiante e favorevole a ristagni di umidità rende il compito ancora più complicato. Le vigne dei nostri amici sono state colpite nel momento in cui "normalmente" si incomincia ad abbassare la guardia, a causa del progredire della bella stagione e della diminuzione delle precipitazioni, e probabilmente questo è stato l'errore fatale, indipendentemente dall'approccio biologico o convenzionale.
Ricordiamo brevemente che l'attacco della peronospora avviene in due fasi. In una prima fase il fungo sale sulla pianta a seguito di precipitazioni abbondanti (>10 mm) e con l'ausilio di temperature > 10°, se i tralci hanno raggiunto la lunghezza di almeno 10 cm, si insedia nei tessuti fogliari, dove dopo un periodo di incubazione variabile tra 5 e 15 giorni germina dando origine alle classiche chiazze giallognole nelle foglie o a attacchi più gravi a carico dei grappolini ancora in forma di boccioli o appena fioriti. Si tratta dell'infezione primaria, che nei limiti del possibile va combattuta impedendo al fungo di "salire" sulla pianta.
Questo risultato si può ottenere con trattamenti PRECEDENTI la pioggia infettante con sali di rame o altri prodotti di copertura. I prodotti di copertura agiscono ESCLUSIVAMENTE dove riescono a proteggere gli organi vegetali con la loro presenza, e pertanto è estremamente importante l'uniformità della distribuzione attraverso atomizzatori in perfetta efficienza. Per lo stasso motivo una eccessiva massa fogliare ostacola la penetrazione del prodotto e quindi la sua efficacia.
In annate molto piovose come è stato il 2010 fino alla fine di giugno, è quasi impossibile riuscire a impedire l'infezione primaria mediante l'azione preventiva di prodotti di copertura.
E' possibile però "eradicare" l'infezione dopo che ha infettato la pianta mediante prodotti sistemici, che entrano nel circolo linfatico della vite e quindi si possono spostare nei diversi organi, o mediante prodotti citotropici, che non entrano nel circolo ma penetrano in profondità nei tessuti solo localmente.
Per questa ragione vale per i citotropici la stessa necessità di uniformità del trattamento che vale per i prodotti di copertura.
Solo con prodotti citotropici o sistemici è possibile eradicare una infezione primaria, ma solo se i trattamenti sono effettuati "a regola d'arte", rispettando la posologia e gli intervalli di trattamento forniti dai produttori.
L'uso del rame quindi in annate difficili, ma direi quasi sempre, non elimina l'infezione primaria, ma è in grado di tenere a bada le successive e insidiose infezioni secondarie.
Quando infatti il fungo è insediato sulla pianta, non è più necessario un periodo di incubazione piuttosto lungo e una pioggia consistente come nel caso dell'infezione primaria per propagarsi alle foglie e ai grappoli sani, ma è sufficiente un velo di umidità come nel caso di rugiada notturna e pochissime ore per diffondere il contagio.
Il mese di Luglio è stato privo di precipitazioni, ma l'elevata umidità di certe zone unita alla scarsa ventilazione ha determinato condizioni favorevoli a consistenti rugiade notturne per tutto il periodo. Si veda a questo proposito la tabella in figura che può essere usata per calcolare il rischio di rugiada, anche se i bollettini regionali di solito sono abbastanza efficienti nel lanciare gli allarmi.
Cosa si può fare in questi casi? Solitamente si consiglia di trattare con prodotti di copertura con grande attenzione all'uniformità di trattamento e ai periodi di dilavamento dopo i quali il trattamento deve essere ripetuto. Nel caso del rame c'è però una limitazione sulla quantità di metallo che si può distribuire a causa della sua tossicità, fissata dai regolamenti in max 6 Kg per ettaro all'anno.
I disciplinari più restrittivi riducono questa dose a solo 3 Kg per ettaro per anno, per cui occorre fare attenzione a gestire bene l'esigua quantità di prodotto a disposizione. In realtà la dose si intende come dose media su più anni, per cui è possibile in annate "toste" come questa eccedere il limite fissato, a patto di "recuperare" l'anno successivo, sperando esso sia più propizio meteorologicamente parlando!
Ecco un link utile ad approfondire la gestione del rame nel vigneto:
http://www.centrovitivinicoloprovinciale.it/controlpanel/uploads/ridurre%20rame%20in%20viticoltura%20biologica.pdf
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Inserito da Riccardo Francalancia V. S.
il 28 luglio 2010 alle 18:29Ci tengo a precisare che sono solo consigli di un apprendista enologo infatti alla fine del messaggio fornisco il contatto di un agronomo molto valido e fidato.
Ciao Luca,
Ho visto le foto e purtroppo è ben chiaro che il fungo ha già fatto notevoli danni alla produzione.
Vista la stagione stramba suppongo proprio che ci sia stata una sottovalutazione del rischio di infezione secondaria e quindi i viticoltori abbiano "abbassato la guardia" nel mese di Luglio, come dici bene te!
Comunque, vista la situazione io direi di intervenire il prima possibile con delle miscele di sistemico + copertura, che consentono di svolgere un'azione completa sul fungo che, a questo punto, può benissimo produrre ulteriori infezioni, sia sulle foglie, che sul rachide e sul grappolo (la peronospora è in grado di dare fino a 15 infezioni stagionali se le condizioni climatiche glielo consentono!!).
Una miscela che mi viene in mente è quella tra il citotropico/endoterapico Cymoxanil ed il copertura specifico per la peronospora Mancozeb.
Volendo si può optare anche solo per un sistemico, tipo l'Iprovalicarb, che inibisce le zoospore e va bene un po' per ogni fase dello sviluppo fungino, ma a mio parere sarebbe meglio la miscela e, una volta controllata l'infezione, passerei ad un prodotto di copertura (anche la classica poltiglia bordolese) fino all'invaiatura.
Per ogni evenienza ti lascio il cell. di Folco Bencini, un agronomo fiorentino molto esperto. Dì pure di chiamare a mio nome.335297121
Ric.