Non so chi si ricorda questo post su due vitigni della Val di Vara conosciuti localmente come Seraxina e Buttigiasca. Mi sembrava interessante approfondire la questione dei vitigni autoctoni, e in particolare dell'uva Buttigiasca, ancora presente sporadicamente nei paesi di Buto e Montale.
Nei comuni di Sesta Godano e Carro è presente un'altra uva con le stesse caratteristiche chiamata localmente Seraxina. Nel libro “Buto, la storia il folclore e..” a pagina 40 si descrivono i prodotti dell'agricoltura di quel paese nei tempi passati, e a proposito della viticoltura si legge “Tipi d'uva: albarola, pignola, merella, clintu, seraxina, monferrato (dolcetto) bottigliasca, tintoretta, negrone”. Sembrerebbe trattarsi dunque di due varietà diverse, anche se è possibile che l'autore abbia riportato due nomi diversi con cui era noto lo stesso vitigno.
Grazie alla dottoressa Schneider dell'Istituto di virologia vegetale del CNR di Torino, un ampelografo e un agronomo sono successivamente venuti a prelevare diversi campioni dei due vitigni a Carro e a Montale, facendone sia una analisi ampelografica completa sia l'analisi del DNA.
I risultati sono arrivati solo recentemente, e sono abbastanza interessanti. Nonostante la Buttigisca sembri generalmente più colorata della Seraxina, si tratta di due cultivar identiche. Inoltre il profilo ampelografico e genetico non è sovrapponibile a quello di alcuna altra varietà nota, e quindi siamo in presenza effettivamente di un vitigno auotctono, non inserito in alcun elenco regionale o nazionale di varietà viticole. Siccome queste piante sono risultate oltretutto esenti da virosi, esse rappresentano un patrimonio storico da salvaguardare. Sono stati quindi prelevati alcuni tralci per la riproduzione e propagazione presso il campo sperimentale di Grinzane Cavour.
Sono decisamente soddisfatto per questa piccolo risultato e spero che la nascente produzione vinicola di qualità della Val di vara tenga conto anche di questa risorsa, oltre agli immancabili merlot-cabernet-syrah, al ciliegiolo e alla bianchetta.
Una questione interessante potrebbe essere come utilizzare questa uva vigorosa, robusta, resistente alle crittogame e molto produttiva se non si interviene con potature corte e diradamenti.
Si tratta di una varietà con buccia debolmente colorata, al punto che alcuni acini possono anche non invaiare affatto se non esposti bene al sole. Tradizionalmente era una varietà da uvaggio, magari con il rustico e colorato ciliegiolo. In tempi di interesse crescente per i vini rosati, anche una vinificazione con questo scopo potrebbe rivelarsi utile. La mia opinione personale è però che il meglio di sè la seraxina/butiggisca possa darlo vinificata in bianco, in purezza o in uvaggio con la bianchetta.
Il lavoro su Seraxina, Buttigiasca e altre varietà minori della Liguria orientale è stato oggetto della tesi di laurea della Dott.ssa Cuneo che ringrazio moltissimo insieme alla Dott.ssa Schneider per l'interesse mostrato. La tesi può essere consultata a questi Link
Parte 1, Parte 2
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Inserito da Filippo Ronco
il 18 gennaio 2012 alle 01:34Ciao, Fil.