Cosa serve?
Le attrezzature strettamente necessarie per provare a produrre 50-100 l di vino sono tutto sommato poche. Le trovate tutte qui , o qui o qui , ma anche qui o in ogni negozio di enologia e/o agraria della vostra città/regione.
Spazio
Un piccolo spazio disponibile è la prima necessità. Il vino non si fa in cucina, in salotto o in ogni altro posto frequentato da esseri umani senzienti ma disinteressati allo scopo. Lo spazio che serve è piccolo, 2-3 mq sono sufficienti, ma sappiate che almeno da settembre ad aprile tale spazio dovrà essere completamente occupato dal vostro armamentario enologico. Il vostro angolino è bene che sia piastrellato, lavabile, e possibilmente dotato di acqua corrente. La vostra mini-cantina non deve essere dotata di impianto di riscaldamento. Eventualmente se servisse si può usare un piccolo termoconvettore elettrico. Un banco o altro supporto alto circa un metro è utile per appoggiarvi le damigiane al momento dei travasi.
Mastello
Un catino o bacinella di plastica abbastanza grossa è indispensabile. Deve essere di plastica abbastanza robusta (polietilene o moplen) e abbastanza grosso da……poterci entrare dentro.
Tino
Questo è il vero investimento. Si tratta di un tino semprepieno della capacità di almeno 100 l. Tenete conto che per 100 Kg di uva (il ns. limite max.) sarebbe meglio uno da 150 l. Vedete voi se essere ottimisti o pessimisti. Il tino dovrà essere di acciaio inossidabile o di vetroresina per uso alimentare. Dovrà avere un rubinetto con valvola a sfera a circa 5-10 cm dalla base e un coperchio superiore tipo pentola. Soprattutto il vs. tino dovrà essere dotato di un secondo coperchio interno di tipo galleggiante oppure a camera d’aria. E’ questo il dispositivo che proteggerà nei mesi il vs. vino dall’aria. Il coperchio galleggiante comporta l’utilizzo dell’olio enologico per proteggere il vino dall’aria. E’ pratico, costa poco, ma l’olio è un po’ fastidioso da gestire. Il coperchio con camera d’aria è più costoso, più comodo, ma ogni tanto bisogna controllare la pressione della gomma per verificare la corretta chiusura. Mettete in conto un 200 euro circa per il tutto. Il tino (se non comperate anche l’appoggio) dovrà essere posto ad una altezza non eccessiva, quella sufficiente a farci stare sotto una tanica da 25 litri o una damigiana da 27. Ad esempio due seggiole di legno contrapposte possono andare.
Bastone follatore
E’ indispensabile. La pala raschia braci in inox di un forno a legna andrà benone. Ho visto gente usare una zappa. Secondo me anche un bastone (nuovo e pulito) di quelli per lavare i pavimenti può andare bene. In sostanza si tratta di un bastone con una parte finale fatta a T, magari un po’ larga, in legno o in altro materiale lavabile e risciacquabile.
Damigiane
Queste possono essere sostituite da più comode taniche di plastica durante i travasi. Serviranno tre/quattro taniche da 25 litri e altrettante damigiane. Le damigiane è bene siano a scalare, cioè due da 27, due da 12 e due da 5. Se avete spazio e la possibilità di acquistare due tini, potete fare a meno delle damigiane. Ogni damigiana dovrà essere corredata di un tappo di plastica con microforo, tappo di sughero e tappo gorgogliatore.
Accessori vari
Tubi di gomma alimentare, imbuti, secchi, scolavinacce, tiraolio ecc fanno parte di una normale accessoristica. Ovviamente avrete bisogno anche di una tappatrice per tappi di sughero o a corona manuale. Esistono un sacco di altri gingilli per semplificarsi un po’ la vita, ma qui ci limitiamo all’essenziale.
SO2
Acquistate in un negozio di enologia o drogheria molto ben fornita un sacchetto di metabisolfito di potassio. Esso serve a determinare nel vino il giusto contenuto di anidride solforosa o SO2. Non vi spiego qui a cosa serve l’SO2. Lo trovate qui. Essa non fa bene in eccesso, però, credetemi se vi dico che è indispensabile, soprattutto in una produzione casalinga come quella che andremo a fare. L’uso accorto della SO2 può fare la differenza tra un vino accettabile ed uno imbevibile. Se la userete avremo qualche speranza di portare in bottiglia un liquido potabile, sennò…peggio per voi!. Io non mi assumo responsabilità. Arrivare a fare il vino senza l’uso di SO2 è possibile, ma è un triplo salto mortale senza rete. Qualcuno ci riesce. Tuttavia ritengo sia meglio cominciare da esercizi più semplici per farsi le ossa. Io per parte mia mi impegno a farvi usare un quantitativo di SO2 ampiamente al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, diciamo minore di 80 mg/l.
Lieviti selezionati
Si acquistano nei negozi di enologia. Siete liberi di usarli oppure no; dipende dalla vostra filosofia di vita. Si potrebbero scrivere fiumi di parole a proposito della diatriba lieviti-si/lieviti-no, e io non ho intenzione di farlo, anche se in realtà un po’ lo ho fatto qui. Mettiamola così: se li userete vuol dire che siete tipi prudenti, se preferirete il fascino del lievito selvaggio, vuol dire che amate l’avventura. Il mio consiglio è che anche se deciderete di farne a meno, è bene che ne abbiate a portata di mano una bustina di riserva. Non si sa mai!
[L'immagine in primo piano è stata "chiesta in prestito " qui]
Il mio interesse per il vino è cosa relativamente recente. Risalgono a ottobre 2001 i miei primi due post per chiedere informazioni sul...
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Inserito da Paolo Carlo Ghislandi
il 19 febbraio 2009 alle 08:49Mi ricordi quel cominciar d'autunno del lontano 1998 con la mia vasca da 5 Hl in acciaio, coperchio con camera d'aria, senza oblò ( la conservo ancora ) e le mie prime 300 bottiglie di "vino" casereccio fatto vendemmiando e pigiando indistintamente tutti i pochi grappoli a disposizine, che fossero a bacca rossa o bianca, poco importava.
Ricordo che il cappello fu così spesso e duro che dovevo scaricare dal basso a secchi e rimontare a mano, secchio dopo secchio, tre volte al giorno, per settimane, per riuscire a tenere umido il cappello stesso.
Ricordo l'emozione, dopo 20 esagerati giorni di permanenza delle bucce, la svinatura, vedere uscire dal rubinetto quel liquido meraviglioso, fra l'altro profumatissimo per la presenza di uva moscato nel barbera ( puoi immaginare ...)
Ricordo anche i salti mortali senza rete nel tentare di separare il piede dal vino fiore cercando di limitare al massimo lo spreco di vino, inclinando dolcemente la vasca ( operazione davvero improba )
E poi quella Pasqua del 1999, il primo imbottigliamento, con dosaggio spannometrico di SO2 ( un cucchiaio, due cucchiai... ) bottiglie borgognotte prese al consorzio e tappo a corona con disegnati sopra dei graziosi grappoletti violacei..
Fu questo che, da appassionato, mi avviò alla professione di produttore.
Grazie per avermelo fatto ricordare.
Ciao
Paolo