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La prima guida termodinamica dei vini italiani, di Enzo Zappalà

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La prima guida termodinamica dei vini italiani

di Enzo Zappalà

In un recente articolo ho spiegato, in modo forzatamente semplificato, la straordinaria scoperta relativa alla qualità del vino, ossia al suo calore gustativo oltre che termico, derivante dal secondo principio della termodinamica. La conclusione che ho raggiunto (confortata da una corretta e generalizzata applicazione delle equazioni di Boltzmann) dice che se mettiamo a contatto, in un sistema psicologicamente e visivamente chiuso, un vino estremamente caldo (ossia molto buono o meglio ancora osannato dalla critica) e uno decisamente freddo (ossia mediocre e sconosciuto ai più), il calore del primo (ossia la qualità gustativa) si trasferisce al secondo, lasciando immutate le meravigliose caratteristiche organolettiche del primo.

In poche parole, partendo da un ottimo vino si ottengono due vini altrettanto buoni. Al di là dell’indubbio interesse sollevato dai risvolti puramente scientifici, tra cui il più clamoroso riguarda l’andamento dell’entropia in funzione della freccia del tempo, mi è balenata una folgorante idea su una stupefacente applicazione pratica che ora vado a spiegarvi nei dettagli.

Uno dei maggiori problemi che coinvolgono il mondo del vino è quello relativo alla soggettività dei giudizi. Ciò che a un esperto sembra fantastico viene invece reputato banale e trascurabile da un altro. Le guide hanno in tutti i modi cercato di sopperire a questo inconveniente, raccogliendo insieme tutte le valutazioni dei più grandi conoscitori. Malgrado lo sforzo e la dedizione di questi ultimi, però, le discrepanze continuano a manifestarsi drammaticamente. In poche parole, manca ancora una vera valutazione oggettiva dei vini.

Ebbene, la mia scoperta può risolvere, una volta per tutte, questo annoso e -spesso- imbarazzante problema. Le operazioni da fare sono molto semplici. Innanzitutto, va scelto un vino che, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, sia veramente pessimo (una “ciofeca”, insomma, come diceva il grande Totò). Penso che non sia difficile trovare questo fondamentale punto di partenza e di riferimento. L’importante è che sia sempre lo stesso per tutti gli esperimenti che si vogliono effettuare. A suo stretto contatto vengono inseriti, uno alla volta, tutti i più grandi vini oggi in commercio (o almeno ritenuti tali dai maggiori esperti).

Ovviamente il sistema deve essere chiuso nel significato più ampio del termine (se no … addio alle equazioni di Boltzmann, come potete facilmente intuire). La prima conclusione dell’esperimento è banale: se il vino pessimo diventa rapidamente discreto, buono o superlativo, abbiamo la sicurezza che il vino “caldo”, selezionato per la prova, ha veramente una qualità sopraffina. I diversi livelli ottenuti dal vino “ciofeca” forniscono una scala oggettiva di valutazione per il vino “donatore” del calore qualitativo.

Ovviamente, se il vino pessimo resta tale, significa, senza ombra di dubbio, che anche il vino considerato meraviglioso e caldissimo non vale un accidenti. Insomma, abbiamo nelle nostre mani un metodo veramente oggettivo ed estremamente sicuro per valutare i vini già apprezzati in un modo o nell’altro dalle guide in circolazione.

Tuttavia, esiste una seconda e più interessante fase dell’esperimento: al posto di un vino già considerato fantastico, possiamo tranquillamente inserire, nel sistema chiuso, un qualsiasi altro vino sconosciuto alla critica. Il secondo principio della termodinamica non riconosce le etichette e agisce secondo regole fisiche immutabili. Normalmente, dovremmo aspettarci che il vino di riferimento (la “ciofeca”, insomma) rimanga sempre tale e quale, confermando la freddezza e la pochezza dei vini testati. Tuttavia, potrebbe anche capitare che qualche prodotto anonimo e sconosciuto faccia salire il valore qualitativo del vino di pessima qualità. Avremmo, allora, scoperto delle nuove stelle da far entrare nel firmamento dei grandi vini. E voi sapete quanto io sia sensibile alle stelle dell’Universo, anche se ancora sconosciute.

La mia prima idea era di mettere il dispositivo a disposizione dei grandi esperti (ovviamente con un giusto e modesto rimborso per le spese mentali e tecnologiche affrontate) affinché potessero vedere confermate le loro brillanti e specialistiche valutazioni. Una vera oggettività, pensavo, deve essere più importante e ambita di qualsiasi altra motivazione. Ho, però, riflettuto e tergiversato a lungo, temendo che la legge di Boltzmann non venisse correttamente recepita nella sua applicazione più sottile e innovativa.

Alla fine, ho cambiato idea. Perché non utilizzare direttamente la mia eccezionale scoperta fisica per un qualcosa di estremamente pratico e fruibile da tutti (e magari capace di integrare la mia modesta pensione)? E così ho deciso di fare. Sto analizzando centinaia e centinaia di vini, sia famosi che no e i risultati sono spesso sconvolgenti. Tra non molto, e vi farò partecipi dell’evento, pubblicherò la Prima Guida Termodinamica dei Vini Italiani. L’unica veramente OGGETTIVA, in quanto basata su un principio fisico considerato inattaccabile da secoli e secoli e confermato dall’intero Cosmo che ci circonda.

Che dirvi? Sono doppiamente fiero di me. Più della volta scorsa.

Voglio sentitamente e dovutamente ringraziare Luigi Bellucci che, con il suo commento lucido e profondo all’articolo precedente, ha permesso che nella mia mente si accendesse la luce necessaria a ottenere questo insperato risultato di scienza applicata.

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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