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Una donna del vino che non è una Donna del Vino, di Enzo Zappalà

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Una donna del vino che non è una Donna del Vino

di Enzo Zappalà

Questa volta vorrei parlarvi della donne del vino, ma non delle Donne del Vino. Non sobbalzate sulla sedia. La maiuscola non vuole essere sinonimo di importanza… assolutamente no, a volte, anzi, è il contrario. Intendo per Donne del Vino, e sono fortunatamente sempre di più, le signore o signorine che il vino la fanno e lo rappresentano ufficialmente. Il loro nome è legato strettamente all’etichetta e al prodotto. Di loro se ne parla sempre con maggior frequenza e sono sorte associazioni, gruppi, concetti comuni, ecc.

Tutto importante e meritorio, ma a me interessano di più le donne del vino, ossia le figure femminili che vivono, lavorano, sostengono l’uomo che rappresenta un vino, magari molto famoso, ma che restano nell’ombra, apparentemente slegate dalla visione mediatica delle bottiglie che escono sul mercato.

A volte esistono Donne del Vino che sono anche donne del vino, in quanto non solo escono allo scoperto in prima persona, ma svolgono anche quelle operazioni nascoste che ben poco sembrerebbero incidere sulla veste ufficiale della cantina. Ne conosco parecchie e alcune, in particolare, mi sono estremamente care. Non è, però, questo un articolo dove far nomi, anche se chi mi conosce, capirà perfettamente. Queste donne che lottano, sudano, si affannano alle spalle del nome simbolo (solitamente un uomo, ma non è sempre detto) sono spesso un tassello fondamentale per il successo o anche solo per il mantenimento di un’azienda. Aiutano a superare i momenti difficili, permettono alla “pedina” ufficiale di lavorare con serenità e senza altri intoppi che non la consueta fatica di vigna, di cantina e di apparizione mediatica.

Queste grandi donne possono essere mogli, madri, sorelle, figlie, addirittura solo amiche o dipendenti. Insieme al mio grande amico e co-autore del libro “Canti Eno-notturni di Langa”, Giorgio “Ballarin” Viberti, abbiamo l’idea di scrivere un libro su questo argomento, sempre sospeso tra cruda realtà e sogno e fantasia. Purtroppo, il progetto va a rilento per ovvi motivi “enoici”: questa uva è proprio una rompiscatole! Continua a svolgere il suo ruolo naturale anno dopo anno, senza prendersi mai ferie.

Mi sono permesso, allora, di esternare una mia riflessione personale. Vorrei in particolare riferirmi a una donna (faccio grande fatica a mettere la “d” minuscola, ma ormai avete capito il suo significato) che segue da vicino da molti anni uno dei maestri indiscussi del vino delle Langhe. Un mito, un uomo che sa essere ingenuo e dolce come un bambino, ma anche furbo e astuto come un diavoletto. Un uomo con occhi speciali, che sanno leggere dentro l’animo di chi gli sta davanti e che poi gli fanno assumere l’aspetto più consono, sia di pura sincerità, sia di finzione teatrale. Chi lo conosce bene, sa leggere queste variazioni di lucentezza dei suoi occhi. A quel punto, diventa banale comprendere i suoi pensieri.

Non voglio, però, parlare di lui (l’ho già fatto altre volte), ma di sua moglie. Vera e propria valvola di scarico, sa perfettamente smussare i momenti più estroversi e dirompenti, sia quelli più depressi e tristi del celebre marito. Si ritira in un angolo quando è necessario, magari superando piccole rabbie, incomprensioni, momenti troppo esaltanti ed esaltati, con pazienza e anche -a volte- con un po’ di sofferenza. Quando però le cose prendono risvolti più seri, magari drammatici e tragici, ecco che torna a prendere in mano la situazione come un gigante. Diventa lei il collante che tiene insieme brani di vita che potrebbero rompersi e frantumarsi.

Come avete già capito, non è una figura passiva, schiva, fuori dal mondo turbinoso e spesso farneticante e fasullo del vino parlato. No lei osserva, segue, controlla, come un pescatore che ha catturato un’enorme preda e la lascia sfogare senza fretta, in attesa di dare il colpo risolutivo. Lei è così. Poco visibile nei momenti di gioia e felicità apparente, potente, risolutiva, concreta nei momenti difficili. Ne ho avuto anche prove dirette, personali. Quando c’è un bisogno reale, le parole si fanno scarne, crude, esecutive, utili e fondamentali.

Il suo lento, continuo lavoro psicologico e fisico non ha mai riposo e lei non può mai abbassare la guardia. Negli ultimi anni ha svolto un’opera titanica, perfetta, vincente, ma, come al solito, discreta e pressoché invisibile.

Grande donna veramente, che ricorda le eroine delle tragedie greche, apparentemente figure di secondo piano e invece sempre presenti con la loro straordinaria forza razionale. La sostengono un amore tenace, una logica sempre lucida, una rapidità di azione paragonabile a quella degli enzimi nelle reazioni chimiche che danno luogo al fantastico vino di “famiglia”. Punto di riferimento incrollabile, che il marito sa di poter trovare sempre e comunque e di cui magari a volta se ne approfitta inconsciamente un poco. Ma anche lui è persona di intelletto superiore e in cuor suo la ringrazia, silenziosamente, sempre e dovunque.

Infine, un pregio che è veramente di poche persone e contraddistingue i Grandi di animo e di spirito. La nostra donna del vino non solo rimane in disparte e non tende a mettere la sua persona in primo piano (e ne avrebbe tutte le ragioni) nella vita di tutti i giorni e negli eventi più celebrativi. Anche quando qualcuno (ma deve volerle bene e capirla nel profondo) individua chiaramente questa sua dote di umiltà culturale sublime e la mette di fronte alla realtà del suo lavoro immenso, non cade nel tranello e non si lascia andare a sfoghi o a commiserazioni o ad ammissioni. No, continua a sminuire, mostrando una virtù che è di pochi: la sincerità verso se stessi, l’assoluto disinteresse nel voler dimostrare qualcosa, l’inutilità di scalare scalini verso il rispetto e la notorietà. Non ne ha bisogno. Come le eroine greche sa benissimo che quello è il suo compito e lo accetta, qualsiasi siano i sentimenti che la colpiscono di volta in volta.

Il rispetto lo conquista con l’esempio e non ha bisogno di stimolare gli altri a comprenderla a fondo. Chi capisce avrà conosciuto una grande donna e una grande amica, chi non capisce… pazienza: peggio per lui!

Questa è una vera donna del vino, presente nei momenti più brutti, defilata nei momenti di felicità sia reali sia imposti dai soliti adulatori cartacei. Lei e il marito sono coppia di granito, di forza, di grandi emozioni e sensazioni, ben superiori a quelle -ineguagliabili- dei loro vini.

Grazie, donna del vino, per quello che hai fatto, stai facendo e farai! Un grazie che giunge dagli amici veri e sicuramente anche da chi ti sta vicino da una vita intera e magari fatica a dirtelo a parole: in fondo, cosa sono le parole rispetto ai sentimenti, anche se apparentemente muti? Un niente… spesso inutili rumori di fondo, fastidiosi come una ripetitiva musica da discoteca.

Come già detto non voglio dare un’identità a questa figura, sapiente maestra di vita. Userò un nome a caso:

grazie Giuliana, tu capirai… e non solo tu.

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2 Commenti

Inserito da Alessandra Rossi

il 29 agosto 2011 alle 10:00
#1
Plaudo a questo articolo/riconoscimento. Girando per 6 anni nelle cantine ne ho incontrate tante, di donne *nel* vino, più che del vino :). Cambiare la preposizione aiuta a capire la differenza che giustamente tu sottolinei.
Alessandra

Inserito da Enzo Zappalà

il 29 agosto 2011 alle 14:36
#2
brava Ale! Molto bello il cambiamento di preposizione... ti ringrazio!

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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