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Il vino fa buon sangue, di Enzo Zappalà

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Il vino fa buon sangue

di Enzo Zappalà

Il vino è ormai considerato un nemico della sicurezza stradale. E’ anche spesso oggetto di polemiche e di scandali. Tuttavia, una “realtà” astronomica legata al mondo del vino potrebbe permettere in un futuro magari non troppo lontano la riconquista dello Spazio. Una fiaba finalmente positiva ed un augurio di Buon Anno da parte di tre vini veramente “spaziali”.

Dopo la terza terribile guerra mondiale che aveva coinvolto tutte le nazioni della Terra e che aveva portato la distruzione di gran parte della tecnologia conquistata nel ventesimo e ventunesimo secolo, le poche centinaia di milioni di sopravvissuti avevano cominciato lentamente la ricostruzione del mondo. Forse sarà stata la devastazione così estesa e ancora ben visibile, oppure quel senso profondo di colpa per tutto quello che si era conquistato e che era stato gettato letteralmente al vento, fatto sta che la popolazione mondiale intraprese una via decisamente più pacifica.

Con le scarse tecnologie ancora a disposizione e con le grandi difficoltà di spostamento e di contatto reciproco, nacquero nuove nazioni. Generalmente erano monarchie con a capo i discendenti dei personaggi che più si erano impegnati per la ricostruzione del mondo andato pressoché distrutto. Come spesso accade, i discendenti non sono sempre all’altezza di chi ha iniziato un profondo cambiamento, tuttavia i nuovi “monarchi” erano abbastanza illuminati e i sudditi contenti. Le risorse e il lavoro non mancavano, l’agricoltura aveva decisamente preso il sopravvento, mentre le industrie erano ridotte al minimo necessario per fornire un conforto generale agli abitanti.

Nel territorio che aveva visto una volta fiorire la Francia, l’Italia e la Slovenia regnava il giovanissimo Vincenzo III, pronipote di uno dei più audaci e illuminati condottieri del dopoguerra. Aveva una visione democratica sicuramente accettabile, non amava vivere nello sfarzo sfrenato e non esigeva tasse troppo salate. Insomma era un buon monarca, anche se non gli mancavano lati un po’ “eccentrici”. Egli era un amante acceso del buon cibo e ancor di più del buon vino. Aveva fatto ripiantare le vigne nei posti che una volta erano stati i più prestigiosi, e aveva ristabilito i nomi arcaici alle colline e ai vigneti. Ai viticultori venivano assegnati fondi speciali affinché riuscissero a migliorare sempre di più la qualità del prodotto che Vincenzo III tanto amava e di cui andava così fiero.

Tra le varie zone vinicole che cercava di riportare all’antico fulgore, la preferita era la zona delle Langhe piemontesi, dove una volta si producevano tre splendidi esempi di vino a base nebbiolo, il barolo, il barbaresco e il roero. Nonostante la distruzione quasi totale, qualche bottiglia dell’epoca pre-bellica si era salvata e qualcuna era ancora bevibile. Il monarca aveva quindi un’idea abbastanza chiara di quale fosse il suo vino ideale. Questa eccentricità del re, anche se a volte quasi maniacale, faceva sorridere un poco i sudditi, ma era vista con simpatia anche perché portava in fondo lavoro e commercio.

Fu il ritrovamento di polverosi documenti tra le rovine di antichi archivi che fece prendere alla situazione una piega ben diversa. Si scoprì, infatti, che, molto tempo addietro, l’astronomia ufficiale (una scienza molto sviluppata a quei tempi) identificava, proprio con i nomi dei vini preferiti dal re, tre asteroidi della fascia principale. Poco ormai si sapeva del Sistema Solare, in quanto la ricerca scientifica era scarsamente seguita e di secondaria importanza. La mente di Vincenzo III cominciò perciò a lavorare in modo frenetico e a cercare risposte che nessuno era più in grado di dargli. Perché tre piccoli pianeti portavano il nome di tre grandi vini? Non poteva certo essere un caso. Un onore così grande doveva avere una ragione non certo banale.

Il re Vincenzo III cominciò a immaginare se stesso come una specie di nuovo condottiero e l’idea di sapere cosa legasse il suo amato “vino” allo spazio interplanetario non lo fece più dormire. La sua piccola mania divenne un’ossessione, l’unico scopo che meritava di essere perseguito con ogni mezzo. Aumentò le tasse ed elargì fondi a chiunque desse anche un piccolo aiuto per permettere di fare il grande balzo verso quei tre misteriosi asteroidi. Ormai si era fissato su una sua convinzione personale e voleva a tutti i costi raggiungerli. A nulla valsero i tentativi disperati dei suoi collaboratori più stretti e dei pochi scienziati ancora in attività per rimuoverlo da quest’assurda avventura. Il malcontento cominciò a serpeggiare tra i sudditi, ma ci fu ovviamente chi approfittò della situazione per arricchirsi. Furono rispolverati tutti i documenti che riguardavano i viaggi spaziali e molti sudditi cominciarono a trovare esaltante il progetto al di là dello scopo insignificante per cui era stato iniziato. Sfruttando la mania ossessiva del monarca, rifiorì in breve tempo la voglia di conoscere lo Spazio e di poterlo conquistare nuovamente.

In modo quasi incredibile, quando Vincenzo III, seppur molto vecchio, era ancora vivo e vegeto sul trono, il razzo che doveva portare i nuovi astronauti sui tre asteroidi fu in rampa di lancio. La partenza fu vista da milioni di persone accorse intorno al luogo dell’avvenimento, tutti presi da un’emozione fortissima verso un qualcosa che era già successo, ma ormai del tutto dimenticato. Nessuno ovviamente pensava allo scopo che re Vincenzo III continuava ad avere ancora ben fisso nella sua mente. Poco importava. Si stava ritornando a essere viaggiatori dello Spazio.

L’astronave si accostò lentamente al primo asteroide. Tirò fuori le lunghe “zampe” di ancoraggio per bloccare al suolo la nave spaziale. E infine le inserì profondamente nel terreno. In quel momento accadde qualcosa d’incredibile. Un potente getto di liquido scuro fuoriuscì dai fori creati dalle “zampe” meccaniche, come se si trattasse di uno smisurato pozzo petrolifero. Lo stupore avvolse tutti, sia gli astronauti sia i milioni di abitanti del regno di Vincenzo III. Tutti fuorché il re, il quale reagì soltanto con un compiaciuto sorriso e, dopo un’attenta analisi dell’immagine, sussurrò tra sé e sé, “2004, mi sembra, grande annata!” Adesso bastava solo portare un po’ alla volta sulla Terra il prezioso contenuto delle gigantesche “botti” planetarie.

Chi volesse saperne di più sui tre oggetti celesti dedicati ai grandi vini piemontesi può andare sul sito della NASA e trovare tutte le informazioni ufficiali. Potrete anche vedere dove si trovavano e si troveranno in qualsiasi momento passato o futuro (cliccare su “orbit diagram”)

http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=barolo
http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=roero
http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=barbaresco

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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