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Home > Esperti > Vino

Nella Terra del Timorasso (Prima parte)

di Enzo Zappalà

MappaArticolo georeferenziato

Quando si esce al casello di Tortona e si seguono le indicazioni per Val Curone, sembra quasi che quattro regioni italiani facciano a gara per prendere possesso di quel luogo magnifico: il Piemonte con le sue colline, la Lombardia con la sua pianura, l’Emilia con le sue vette appenniniche e la Liguria con i suoi fiumi. Lo stesso Walter Massa, definisce il suo territorio e il suo vino come un “qualcosa” creato e dominato da quattro elementi fondamentali: la terra del Piemonte, l’acqua della Liguria, l’aria della Lombardia e il vento dell’Emilia. La natura ha innescato un vortice di forze benigne per questa sua magica invenzione.

Ma torniamo a noi. Insieme a due amici americani del lontano e mitico Oregon, grandi esperti di vini di ogni parte del mondo, cerchiamo e troviamo facilmente il bivio per Monleale. Ci aspetta Walter Massa, l’uomo che ha dato, con passione e caparbietà, rinomanza internazionale al timorasso e al territorio vinicolo di Tortona in generale. Lo conosco bene e so anche molto bene il suo valore e la celebrità che ha raggiunto. Mi aspetterei cartelli indicatori. Niente.

Ciò che mi appare lungo la piccola strada che porta al centro “alto” del paese vale però di più, molto di più. Walter è sul suo trattore con una nuova trinciatrice tedesca e la sta provando. Suo cugino Danilo e lo zio Renato lo stanno guardando. Ci fermiamo, scendiamo ed è subito calore umano e partecipazione totale. Walter, che alcuni giudicano freddo e chiuso, ha un sorriso che rivaleggia con la valle illuminata da uno splendido Sole. Le prima parole sono per lo zio, ottantotto anni portati con irrisoria facilità e con la fierezza di chi si sente parte della sua terra. “E’ lui il vero artefice del vino dei colli tortonesi. E’ lui che ha proseguito senza cedimenti nel duro lavoro durante i periodi di scarsa visibilità. E’ lui che ha sempre creduto in questo suolo magico. Io ho solo recepito la sua volontà e la sua tenacia, ho solo cercato di proseguire nella strada che mi ha aperto e che continua a indicarmi con saggezza e esperienza”. Queste sono le parole di Walter e colgono nel segno. Aiutano a leggere senza problemi le pagine semplici del suo cuore e del suo spirito.

Sprizza allegria, amicizia da tutti i pori e capisci il perché: ha i piedi su quella terra che ama come una madre, si sente a casa e le sue radici sono ben salde. E aggiunge subito che quel suolo risale al periodo tortoniano, come quello del barolo. D’altra parte, è proprio Tortona che gli ha dato il nome. Per forza i vini sono così complessi e maestosi. Banale, semplice, ovvio. Salta sul trattore e ci fa vedere come funziona bene il suo nuovo acquisto. “E’ costato caro, ma ne valeva la pena!”. Mentre lo dice, sorride come un bambino con un giocattolo nuovo tra le mani.

Un paio di curve e siamo a casa sua. Nessun cartello, nessuna costruzione d’avanguardia, una semplice e bella casa di campagna. Mentre Walter parcheggia il trattore, la mamma ci accoglie e ci sussurra: “Qui il vino ha seguito due linee diverse di produzione. Quella di “qua” con poche idee e passione, quella di “là”, di Renato, schietta, tenace, vera. Walter è uno di “là””. Capisci subito che qui il vino fa parte della storia e della tradizione più antica. Non è solo un prodotto commerciale, ma un simbolo, uno stemma indelebile, una caratteristica fisica impressa nel DNA.

Siamo nell’ampia sala di famiglia, e ci inebriamo con uno “Sterpi” (timorasso in purezza) del 2006, un giovinetto, un bambino, che ha davanti una lunga vita. Poi lasciamo libera la sala da pranzo per la famiglia: è quasi la mezza e devono pranzare. Tutti in jeep vagando tra gli anfiteatri creati dalle varie vigne: barbera, croatina, anche un po’ di moscato. E poi tanto timorasso. Scendiamo nel vigneto dello “Sterpi”. “Si chiama così perché tutti i macigni di marna che si trovavano durante la preparazione del vigneto venivano raccolti in un certo punto della collina. E lì, ovviamente, crescevano arbusti e cespugli. “Sterpi”, appunto.”

Ora non ci sono più, la vigna è perfetta, ma a Walter piace ricordare. Nel frattempo ci mostra il diradamento delle gemme. La sua mano scorre rapida, decisa e morbida. Appare quasi danzare sul tralcio e gli occhi sorridono e non sai se strappa o se accarezza. La magia del vino e del suo spirito sembra quasi prendere forma e sostanza. Mi assale uno strano groppo in gola  che assomiglia molto alla commozione. “… E fu il calore di un momento, e poi di nuovo verso il vento…”, come recita la stupenda canzone di Fabrizio De Andrè.

Via, è ora di assaggiare qualcosa di “rosso”. E raggiungiamo la vecchia cantina, dove riposano i suoi gioielli forse più famosi. La casa è antica e entrando la luce è fioca. Le botti sembrano svegliarsi e lamentarsi un po’ per quella intrusione. Ma Walter sa come trattarle. Si arrampica, salta da una all’altra, sembra nuovamente un bambino che gioca con i suoi balocchi. Assaggiamo in un’atmosfera quasi mistica le ultime due annate. Tutto straordinario. Ma quando avvicino al naso e poi alla bocca la Bigolla 2008 i miei occhi e quelli degli amici si sgranano. Non è solo barbera, è molto di più, è una sintesi dei più nitidi e complessi profumi che può donare un vino. Una vera opera d’arte, senza tempo e senza descrizioni capaci di definirlo.

Walter mi si avvicina e mi sussurra: “Sai, io non voglio solo partecipare alle Olimpiadi sperando nella finale. Voglio vincere!” E ride di gusto, mi stringe la spalla e capisco che quel vino è così grande perché Walter gli ha trasmesso tutta la sua forza e volontà prima in vigna e poi nelle botti. Eh sì! E’ sicuramente uno dei favoriti per la finale olimpica… I suoi occhi mi guardano acuti e cercano di vedere se ho compreso la sua semplicità e onestà. Con uno sguardo capisce che ho capito. Da quel momento sono sicuro di aver trovato un amico, un grande amico. E ne sono profondamente orgoglioso e fiero.

Accidenti è già l’una passata. Claudio Mariotto ci aspetta per pranzo e dobbiamo ancora attraversare quelle colline che sembrano ormai anch’esse delle amiche. Ma questo ve lo racconterò la prossima volta.

Vigneti Massa
P.za G. Gasponi 10
15059 Monleale, Alessandria
tel. 0131.80302
email: vignetimassa@libero.it
 

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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