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Il sangue non è acqua, ma il vino lo sarà …, di Enzo Zappalà

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Il sangue non è acqua, ma il vino lo sarà …

di Enzo Zappalà

Dopo più di duemila anni, il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino potrebbe riproporsi, anche se esattamente al contrario.

Accidenti a me! Questa notte ho fatto un sogno. Anzi, era quasi un incubo. Sicuramente assurdo come tutti i sogni, ma talmente reale che mi sembrava di essere sveglio. Ho voglia di raccontarlo, sperando che tra i lettori ci sia uno psicanalista che me lo riesca a spiegare. Pensate, ho finalmente capito - nel sogno, ovviamente - le vere motivazioni della campagna proibizionistica contro il vino e l’invasione degli etilometri sparsi per le strade a tutte le ore del giorno. Ne farò una sintesi come se fosse una riflessione vera e cosciente.

Improvvisamente mi era apparsa la luce. Avevo capito tutto e mi stavo arrabbiando non poco. Avrei dovuto, infatti, arrivarci molto prima in quanto gli indizi c’erano tutti: bastava fare uno più uno. E per un matematico questo era grave, molto grave. Mi sforzai di credere che fosse stato l’amore per il vino a chiudermi gli occhi e non gli anni che cominciavano a diventare troppi. Mi consolava solo il fatto che molti altri, ben più giovani e tecnici, avessero seguito il mio esempio. Magari tra loro c’era chi sapeva e aveva preferito o aveva dovuto stare zitto, ma la lunga lenza con quel boccone attaccato all’amo aveva mietuto infinite vittime. I pescatori avevano agito sicuramente in modo accorto e sapiente.

Con estrema lucidità riconoscevo le tre fasi fondamentali di questa geniale “cattura” di tanti ingenui pescioni e pesciolini. Anzi, sicuramente, ne potevo aggiungere una quarta, ben più generale e di provato successo.

Cominciamo proprio da quest’ultima. Fatemela chiamare con il suo nome proprio: RINCRETINIMENTO PROGRAMMATO COLLETTIVO. Il suo scopo è semplice e può essere riassunto con un’altrettanto semplice constatazione: “Se si vuole che abbocchino in molti, bisogna fare abbassare le difese naturali”. Avete mai visto un pesce di notevoli dimensioni ed esperienza lanciarsi a capofitto su un amo condito con un succulento vermiciattolo? No, è ben difficile. Solo i giovani e ingenui lo fanno, mentre gli anziani restano a guardare con aria piuttosto sprezzante. Per catturare grosse prede bisogna saperci fare, usare lenze invisibili, stare attenti alle ombre proiettate sull’acqua, scegliere l’ora giusta e seguire molti altri accorgimenti sofisticati.

Nel caso degli uomini si può fare di meglio e in modo più semplice. I mezzi sono ormai ben collaudati e si identificano con televisione, giornali, conferenze, insomma i tanto amati e seguiti “media”. Essi sono riusciti in anni di dura, attenta e implacabile attività a ottenere proprio il rincretinimento collettivo. L’importante era abbassare costantemente e irreversibilmente il livello medio dei programmi e delle notizie. A questo punto, come perfettamente previsto, è diminuita anche la capacità intellettiva degli spettatori e dei lettori.

Ogni tanto si faceva qualche prova per verificare il successo, inserendo un numero crescente di menzogne e idiozie e si studiavano le reazioni dell’amato pubblico. Quando programmi come il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi sono diventati il sogno dei più, anche le assurdità più evidenti potevano essere ingoiate con naturalezza e con godimento. In contemporanea, si è passati a subissare gli ex “homo sapiens” con instancabili e continui consigli per gli acquisti. I pesci, ormai rimbambiti, avrebbero abboccato senza grossi problemi. E così è stato.

I “media” avevano ormai gioco facile anche quando si divertivano a proporre le più incredibili idiozie, condite sovente di falsa scienza e tecnologia, o le più inaudite barzellette, facendole passare per verità e imponendole come atti di fede. La fase preparatoria era terminata e anche i pesci più esperti erano diventate pedine pronte a ingoiare un amo senza esca.

Creato questo sub-strato fondamentale (comune non solo al nostro problema enoico) si è facilmente iniziata la prima fase veramente mirata: proporre con distacco, quasi con timidezza, una valanga di vini alternativi. L’ho chiamata fase dell’UMILTA’ ENOICA. Vini da pochi soldi, alla portata di tutti, senza pretese, senza premi e senza “soloni” che declamavano le loro proprietà organolettiche. Vini disprezzati dagli intenditori, ma comprati dagli inesperti, anche se con un po’ di vergogna mal celata. Non faccio nomi, ma tutti sanno di cosa parlo. Questa merce non poteva certo impensierire i grandi estimatori e i grandi degustatori professionisti e non. Non era un’alternativa ai grandi capolavori d’autore e quindi sollevava solo qualche risatina ironica. E nessuno, io per primo, poteva pensare che fosse il primo atto di una manovra ben più impegnativa e complessa.

I più cattivi la chiamavano anche PUBBLICITA’ INGANNEVOLE, ma non esistevano prove, dato che quei vini avevano sicuramente visto l’uva e non facevano male alla salute. Invadevano il mercato, ma non toccavano l’elite. In fondo, anche i nobili romani bevevano e mangiavano cose ben diverse di quelle date in pasto alla plebe. Qualche discussione, pochi insulti e poi solo indifferenza: continuasse pure lo smercio di quel liquido leggero e banale, inserito in contenitori ben poco illustri. Nel frattempo, il vero nettare divino marciava spedito verso un riconoscimento sempre più ambizioso e globale. Si cercava la qualità, la raffinatezza, la potenza, il piacere estetico. Si conquistavano mercati esteri, si sconfiggevano i cari “cugini” nemici di sempre, si dava lustro al lavoro di vigna e cantina. E nessuno pensava più alla misera controfigura del grande vino, che perdeva lentamente anche la sua aurea di “vino per tutti” e vedeva diminuire la sua attrattiva economica.Nessuno si accorgeva dei sorrisi sardonici che stavano ammirando la grande sceneggiata...

Nel bel mezzo di questo periodo d’oro giunse, però, la crisi mondiale, un altolà severissimo alle vendite e alle esportazioni. La crisi non era certo programmata, ma aiutò molto a sveltire l’azione di “cattura” ormai in piena fase attuativa. Anni difficili che però potevano essere superati. E allora ecco iniziare la seconda fase, la più violenta, quella del TERRORISMO MEDIATICO.

Il vino, ancora scosso economicamente, diventa un vile assassino, su di lui ricade la colpa delle vittime della strada. Altro che velocità, sonno, droga, medicinali, psicofarmaci e via dicendo. No, l’unico colpevole è il vino e soprattutto quello buono, troppo potente, alcolico, appagante. Ed entrano in scena loro, gli “angeli delle strade”, i giudici severi ma onesti, gli etilometri. Poco importa se nessuno spiega come funzionano e cosa fanno. L’importante è che i media ci diano le giuste direttive e glorifichino le sacrosante punizioni. Ormai tutti credono a tutto, basta che lo affermino la televisione e i giornali. In qualsiasi incidente DEVE esserci di mezzo l’alcol, meglio se quello del vino. Le statistiche lievitano e aumentano gli zeri nelle percentuali. In fondo i numeri sono numeri e la gente fa fatica a capirli. Il vino subisce un colpo terribile, quasi mortale. Forse il prossimo passo sarà quello di vietarlo, di metterlo all’indice, di distruggerlo completamente? No, certamente no.

Inizia, così, la terza fase, la più subdola e sofisticata. Chiamiamola della RIABILITAZIONE DEI GIUSTI. Non è il vino che fa male, ma solo e soltanto quell’immonda “creatura” che sta al suo interno, la stessa che quell’ignobile lievito ha prodotto attraverso l’invereconda fermentazione del mosto d’uva: l’alcol etilico. Basta con i grandi capolavori fatti di fatica e lavoro in vigna. Essi non sono solo malvagi, ma anche cari e inavvicinabili a molti. Meglio fare intervenire la scienza e farla lavorare per il bene di tutti. E’ scienza mediatica, ma poco importa. La gradazione alcolica si può abbassare, si può far scendere a livelli di poco superiori a quella di un’aranciata.

Vi sono molti metodi per ottenere questo sublime risultato sia in vigna che in cantina. Si cominciano a intervistare illustri studiosi con camici bianchi, provette e macchinari vari tra le mani. Paroloni difficili, ma che saranno in grado di rendere inutili perfino i sacri etilometri: membrane idrofobe, pervaporazione, spinning cone column e cose del genere. Una salvezza per l’umanità.

I primi eroi escono allo scoperto e danno il via ai pioneristici esemplari indirizzati verso la strada della beatificazione del vino. Producono liquidi praticamente inoffensivi, anche se i loro prezzi sono costretti a rimanere alti come quelli dei vecchi peccatori. Non si può pretendere troppo. Nemmeno dai Santi.

I media, intanto, cominciano a dire che quei tanto vilipesi vinelli di molti anni prima, disprezzati e emarginati, possono diventare finalmente attori principali ed esempi illuminanti. Loro rappresentavano un punto di arrivo e non un’anonima alternativa. Fortunatamente, i loro ideatori possono produrne di più, molti di più e guadagnare come non mai. Nasce l’era delle grandi industrie del vino umile, sincero e inoffensivo. I vignaioli spregevoli che lavoravano in vigna sono additati come squallidi spacciatori di veleno assassino. In questo contesto, ben si inseriscono anche bevande che niente hanno a che fare con i “veri” vini, a parte qualche bollicina. Le multinazionali si scatenano mediaticamente.

Che vittoria per la saggezza e l’intelligenza. L’alcol è sconfitto e i barolo, i brunello, le barbera, i barbaresco, gli aglianico, gli amarone, i nero d’avola, ecc., ecc., vengono versati nei fiumi, mentre gli ecologisti protestano per inquinamento delle acque. Dopo migliaia di anni la mente umana si è finalmente aperta al vino del futuro, quello che tutti possono bere e poi mettersi alla guida, anche se saturi di droga, di sonno e di rabbia da scatenare sull’acceleratore. Il miracolo del vino trasformato in acqua (sporca) è già perfettamente riuscito!
”.

Il mio sogno termina qui, con una raccapricciante visione di tanti pesci, di tutte le taglie e di tutte le età, che si avventano sugli ami che sembrano invitarli a un gioioso sacrificio. Mi sveglio sudato e tremante. Meno male che è solo un sogno: mai nessuno potrà accettare questa nefanda azione contro Dioniso e i suoi seguaci. Ci sono troppi esperti limpidi, onesti e disinteressati. Tiro un profondo sospiro di sollievo che nemmeno gli articoli che leggo sui giornali e le interviste televisive riescono a scalfire.

Speriamo, almeno …

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Enzo Zappalà

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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