Questo fungo, Guignardia bidwelli, di origine americana, è stato introdotto accidentalmente in Europa nel XIX secolo tramite l'importazione di materiale vegetale infetto. Si sviluppa solo su piante appartenenti alla famiglia delle Vitaceae, generi Vitis, Ampelopsis, Cissus, Parthenocissus.
Il fungo passa l'inverno sotto forma di picnidi e periteci sugli acini mummificati e sul legno malato. A primavera (esigenze modeste: 9°C di temperatura e 3 mm di pioggia) le ascospore mature escono dai periteci e, trasportate da vento ed acqua,
finiscono sugli organi vegetali sui quali germinano (infezione primaria). In seguito, sulla zona infetta, si formano altri picnidi contenenti le spore che daranno origine all'infezione secondaria.
I primi sintomi della malattia compaiono sulle foglie: numerose tacche necrotiche tondeggianti (diametro variabile tra 2 e 10 mm), contornate da un alone più scuro, sparse su tutta la lamina fogliare e visibili su entrambe le pagine. Dopo pochi giorni su queste zone necrotiche compaiono numerosi piccoli punti neri, che sono i picnidi contenenti le spore che daranno origine all'infezione secondaria. Gli acini colpiti appassiscono ed imbruniscono. Sulla buccia raggrinzita compaiono i picnidi (come sulle foglie). Gli acini infetti rimangono attaccati al grappolo.
Durante l'inverno gli acini mummificati infetti rimasti sulla pianta costituiscono una pericolosa fonte d'inoculo.
La difesa viene attuata principalmente tramite pratiche di tipo preventivo, consistenti nel ridurre la presenza di fonti d’inoculo del fungo patogeno: a tal fine è bene asportare e distruggere (bruciare) gli acini mummificati e i tralci colpiti dalla malattia.
La lotta chimica diretta nei confronti di black rot viene solitamente ritenuta non necessaria; può tuttavia essere effettuata per mezzo degli stessi principi attivi somministrati usualmente contro altre malattie fungine più diffuse quali la peronospora.
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