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Vino Antico

di Maurizio Aguglia EssenzialmenteVino!...

MappaArticolo georeferenziato

 

           Sistematiche e prolungate campagne di scavo, dal ’91 al ’99,  sono state dedicate all’ormai poco noto relitto del Faro i cui resti giacevano sui fondali rocciosi e sabbiosi a breve distanza dal faro di San Vito lo Capo (Sicilia). La pagina finale della sua tragica storia inizia quando fu caricata con mercanzie di vario genere, ma soprattutto con piccole anfore da 3 litri e ½ del noto tipo detto “normanno”, contenenti vino. Altre due tipologie di anfore simili ma più grandi completavano il carico che ammontava a oltre 400 anfore. 
 
In quel periodo – XII secolo - l'isola era appena uscita dalla dominazione musulmano-berbera, essendo ormai retta da una dinastia di origine normanna, ma, tuttavia, era ancora fortemente intrisa di cultura berbera nord-africana nei campi più svariati delle arti e dei mestieri.
Partita da un porto siciliano più occidentale (Marsala o Mazara) fu colta da un fortunale e naufragò presso la punta settentrionale della Baia di San Vito lo Capo. 
Dai dati raccolti si desume che si trattava di una piccola imbarcazione il cui carico era principalmente composto dalle summenzionate anfore fabbricate in Sicilia e, in misura minore, da altri due tipi di anfore più grandi contenenti probabilmente grano e vari vasi, brocche e brocchette adibite all'uso di bordo. 
 
Tra le anfore recuperate due erano ancora chiuse con tappo di sughero. La I° fu trovata e recuperata nel ’92. In una di queste, quasi del tutto vuota, un residuo liquido verdastro e concrezioni alle pareti rivelarono la presenza di residui indicanti vino testimoniato, peraltro, da un forte ed inequivocabile ottimo odore che si sprigionò in laboratorio all’atto dell’apertura, inebriando, piacevolmente, i pochi fortunati presenti. Questo ottimo profumo di vino si sprigionava, soprattutto, dal tappo in sughero quasi completamente intriso. Analizzato il residuo si conferma la presenza di vino ad alta gradazione. L’apertura della II° anfora avvenne in presenza dei media e davanti a una numerosa  e rumorosa folla di curiosi. Tale confusione  non permise di  apprezzare l’inebriante profumo come nella prima apertura, dove, invece, le condizioni ambientali erano ideali per poterlo sentire.
 
Dal recupero del relitto, si rinvennero anche frammenti vari di legno appartenenti ad attrezzature di bordo e un grosso frammento di lastra d'intonaco recante, sulla faccia liscia, una decorazione incisa a doppio riquadro rettangolare. Nei pressi si trovò un grosso frammento di laterizio angolare. Si tratta, con tutta probabilità, di elementi della zavorra. La presenza di elementi architettonici tra la zavorra non è nuova in relitti di questo periodo. Nel relitto di Lido Signorino di Marsala si trovò, infatti, un frammento architettonico con spigolo modanato a toro. 
 
Al medesimo relitto dovevano appartenere quattro ancore in ferro del solito tipo "ammiragliato" ed una grande in pietra con unico foro distale. 
 
       Purtroppo, oggi queste così preziose e simboliche anfore si trovano gettate a terra dentro delle casse in legno nel Torrazzo di San Vito lo Capo – qui

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