L'occasione, lo spunto per far soffermare l'attenzione sul lavoro dei Viticoltori De Conciliis, è offerto dalla decima vendemmia aziendale. E così, per celebrare quest'appuntamento i viticoltori il 23 settembre scorso hanno pensato bene di regalare ad un gruppo di amici e giornalisti, tra cui è capitato fortunatamente anche il sottoscritto, una giornata di emozioni all'egida del limpido sole cilentano, dei propri vini e del ragù preparato - rigorosamente la sera prima con 10 ore di cottura - dal grande chef Antonio Tubelli. In occasione di questo decennale l'azienda ha anche predisposto una nuova linea di etichette, ricavate dalle suggestive foto di paesaggi cilentani scattate da Michele Calocero. Le foto, da cui traspare tutta la forza e l'inquietudine della natura del luogo, faranno da etichetta alle nuove bottiglie e saranno combinate alle vecchie in numero del tutto casuale all'interno di ogni confezione da sei bottiglie, formando così l'oggetto di una piccola caccia al tesoro.
Dalle galline al vino
In viticoltura dieci anni sono in realtà pochini e raramente sufficienti a conclamare una grande realtà aziendale, ma nel caso di De Conciliis possiamo dire con stupore: solo dieci? Sembra passata una vita da quando quest'azienda, che ha sede proprio tra il mare di Agropoli e il limitare nord del Cilento, ha iniziato l'avventura che l'avrebbe portata di lì a poco, bruciando tappe e tempi di rito, a divenire una guida sicura e un esempio per tutta l'enologia campana.
Sono passati quindi appena dieci anni da quando i fratelli Bruno, Luigi e Paola De Conciliis, decisero di intraprendere un nuovo percorso nella vitivinicoltura di qualità. Punto fermo di riferimento e punto di partenza per il nuovo viaggio l'azienda agricola del papà Alessandro - purtroppo recentemente scomparso - un'azienda che è stata gradualmente trasformata ed adattata alle nuove esigenze. Ancora oggi quest'azienda è oggetto di trasformazioni e i lavori fervono per consentire di ingrandire la barricaia; un nuovo capannone si aggiungerà a breve a quello attuale ricavato dai locali, rimodernati, dove un tempo starnazzavano migliaia di galline dell'azienda avicola De Conciliis.
Del resto i numeri parlano chiaro e dalle trentamila bottiglie che rappresentavano l'obiettivo iniziale e che è stato raggiunto sin dal finire degli anni '90, si è passati ben presto alle attuali duecentomila. Oramai si punta speditamente al prossimo traguardo: trecentomila bottiglie.
Bruno De Conciliis, cuore e mente
A giudicare dai risultati in termini qualitativi e non solo numerici, poi, è ancor più sorprendente che il tempo sinora trascorso sia solo un decennio: Naima, Antece, Donnaluna e Vigna Perella, i famosi vini prodotti nel corso di questi anni, rappresentano altrettanti successi aziendali, le tappe fortunate del viaggio vincente dei viticoltori De Conciliis, i contrappunti di una grande composizione d'autore. Mente geniale e guida del gruppo è Bruno, che proprio dieci anni fa, di ritorno dagli studi al Dams, prese le redini e avviò il cambiamento aziendale. Instancabile, a volte addirittura frenetico, Bruno è un esempio vivente della passione dell'uomo per il nettare di Bacco. In Bruno l'amore per il vino si fonde con quello forse ancor più sviscerato per la sua terra d'origine, il Cilento, una terra ricca di frutti e dei migliori doni della natura, una terra bellissima, da mozzare il fiato, e pur spesso abbandonata, in perenne attesa di tanti possibili e improbabili riscatti. Ma in questa terra Bruno ha creduto, e provando e riprovando ha scoperto che qui il fiano e l'aglianico vengono su che è un piacere, pur non essendo veri autoctoni del Cilento, e così anche il primitivo, che ha impiantato in un vigneto a 320 metri d'altezza, di fronte al mare, primitivo che così può acquistare un'acidità non comune, spezzando e contrastando la morbidezza che naturalmente possiede.
Le perle della produzione
I vini di Bruno De Conciliis rispecchiano fedelmente la sua doppia personalità, da un lato l'uomo moderno, dall'altro il vignaiolo fedele alle tradizioni. In ciascuno dei due volti non c'è mai nulla di scontato, nessuno schema da seguire. L'uomo moderno - ammette di esserlo effettivamente, Bruno, nell'uso del legno: "l'unica vera modernità che mi concedo" - attento ed aggiornato, ha in sé raziocinio e sregolatezza, conosce ogni tecnologia ma segue anche il proprio temperamento, si fida dell'istinto e dei moti dell'animo; il vignaiolo amante dell'antece - che in dialetto sta per antico, come si chiama anche un suo fiano - sperimenta di continuo nuovi sistemi nuove vigne e nuove colture, razionalizza gli impianti e fa riposare il vino bianco sulle fecce nella botte grande. Anche i vini, dicevamo, hanno quasi sempre una doppia faccia: c'è l'aglianico di pronta beva e quello maturato a lungo, un fiano leggero e sottile ed uno vigoroso e complesso...
Tra questi vini ci piace ricordare il fiano IGT Vigna Perella, un bianco armonico, dal naso intenso ed accattivante in cui si colgono sentori di erba falciata e fichi maturi; in bocca si esprime con tinte accese ma ben equilibrate, è potente ma anche incredibilmente fresco e minerale.
Il fiano Antece è di gran lunga il più completo, è questo il vino che De Conciliis lascia a lungo nella botte. Non è facile descrivere la forza di questo vino: se chiudi gli occhi stenti a riconoscere nel bicchiere un vino bianco ma ancor più, alla bocca, avverti la compattezza del frutto, una struttura fitta e carnosa in cui si propagano ben ripartite note calde e morbide, assieme a dinamici accenti sapidi e minerali. Il finale è lunghissimo, accompagnato dai sapori di frutta, dal retrogusto di oliva e mandorle fresche. Questo fiano scaturisce da un intenso lavoro preliminare, con lunghe prove e verifiche a dir poco certosine. Bruno conserva gelosamente un gran numero di campioni, catalogati con etichette diverse a seconda della macerazione, con bucce o senza, ma tutti senza interventi di stabilizzazione e filtrazione; ce ne ha sottoposto gli esemplari 2001 e 2002 e il risultato è stato davvero strabiliante...
Il Naima, l'aglianico di punta di casa De Concilis, è certamente il vino più tecnico, più moderno dell'azienda, è talmente ben fatto che meriterebbe il titolo di "perfettino", fa quasi rabbia l'assenza di elementi ruspanti, di tannini fuori posto o di un'acidità appena appena più spinta. Ecco, è un vino fatto talmente bene da meritare, quale unico "difetto", proprio l'assenza di imperfezioni. Di colore rubino cupo, al naso è di grande intensità e chiede un po' di pazienza per potersi dispiegare per intero. Sulle prime, l'effetto legno-spezie-cuoio-balsamo non lascia trasparire i più lievi e beneducati sentori primari; poi il ventaglio si allarga e accarezza l'olfatto con note di confetture di prugna e di more, della fertile terra bagnata dalla pioggia d'estate, di carrubo e di cacao. La bocca è eccezionalmente morbida, carezzevole, i tannini rotondi; il corpo pregno, gustoso e succoso, il finale è lunghissimo e caldo. Difficile suggerire un cibo da abbinare a questo vino: invertendo l'ordine normale dell'abbinamento, infatti, stavolta vorremmo partire dal vino e, tanto vale, meglio degustare il Naima da solo...
Lascio volutamente per ultimo l'altro aglianico di De Conciliis, il Donnaluna, il vino semplice e di pronta beva, da bere rigorosamente prima di ogni altro rosso, perchè ritengo che meriti un po' più di rispetto e di attenzione: questo vino più contadino, questo fedele compagno della nostra tavola, ha in realtà più carattere di quanto si possa pensare: al naso è ricco di sentori di frutta fresca, di viola, di corteccia d'abete e pietra lavica. Alla bocca, poi, si rivela molto più profondo del previsto: certamente non morbido, ma con tannini freschi e non grossolani, di buona acidità e dall'ottimo finale, caldo e lungo. L'ideale per accompagnare salame, capocollo, lasagne al forno oppure i piatti più grassi della cucina cilentana, come anche l'agnello e patate con cui l'abbiamo abbinato domenica in azienda.
Per concludere voglio formulare un augurio sincero al vigneron Bruno De Conciliis e credo che non ci sia modo migliore di far conoscere, attraverso le sue stesse parole, le incredibili emozioni che il Cilento è capace di trasmettere
Napoletano, 48 anni nel 2007, studi scientifici prima, di giurisprudenza poi. Il lavoro, ormai quasi trentennale, di funzionario amministrativo e...
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