Dove siamo
Tenuta delle Aquile nasce dall’incontro tra il produttore Alberto Rombolotto e Gal Tibor enologo di caratura internazionale nonché creatore di innumerevoli vini pluripremiati (Ornellaia etc) e consulente per le più grandi aziende vinicole in Italia e nel mondo. La Vision del progetto e la Mission aziendale sono state condivise per ottenere la produzione di spumanti di qualità e spumanti metodo classico provenienti da uve di questo terroir e interamente di proprietà della Tenuta. Dopo la tragica scomparsa di Gal Tibor nel 2005 il produttore ha ritenuto fondamentale dare continuità al progetto in vigna e per raggiungere tale scopo è stato impiegato il meglio del patrimonio tecnologico ed enologico italiano, che ha saputo valorizzare gli eccellenti prodotti di queste terre.
La Tenuta abbraccia una porzione di territorio del Comune di Abony situato a cavallo tra le provincie di Pest e Jász-Nagykun-Szolnok. Nel XIX e XX secolo queste terre ospitavano la residenza estiva del Barone Arkany Frigyes (1826-1919), immersa, assieme alle relative strutture adibite a ricovero di cavalli e deposito di materie prime agricole, in un parco di querce centenarie. Durante le ristrutturazioni, smontando un vecchio infisso, è rinvenuta avvolta in uno straccio, una lettera scritta nel 1902 dal Professore Dicz Ferencz di Sashalom Dulo, il quale scriveva ”per chi sarebbe venuto negli anni a venire”.
In un’elegante descrizione della Tenuta esaltava le qualità climatiche del territorio e la sua predisposizione alla coltivazione di frutta ed uva. Ulteriori testimonianze storiche locali provano la centenaria vocazione viticola della zona riportando che, durante una battaglia svoltasi a fine „800 nei territori adiacenti alla Tenuta, i soldati di una delle due fazioni percorsero lunghissimi filari di vigneti. In seguito al restauro e al ripristino dei vigneti, la Tenuta ritrova oggi piena vitalità e autentico splendore. A oggi infatti sono 60 ettari coltivati, di cui 33 vitati, situati su un altopiano ondulato, a circa 100 mt s.l.m., in un territorio a clima continentale con inverni freddi e pericolo di gelate primaverili; estati calde ed assolate; la necessità di trattamenti fito-sanitari è ridotta al minimo permettendo alle piante di restituire un grappolo dall’aspetto sano e temprato, cresciuto in assenza di irrigazioni artificiali e di trattamenti erbicidi e insetticidi.
I suoli sono variamente calcarei e franchi, ideali per assicurare buona mineralità. La zona, anche se un poco al di fuori degli areali di produzione dei più noti vini ungheresi Tokaji ed Egri Bikavér (Sangue di Toro), è come già citato in precedenza, di storica vocazione produttiva, come attestano documenti vecchi di un paio di secoli. In questi vigneti si ha avuto la fortuna di ritrovare le vigne storiche situate in questa terra dal tempo dei Celti e successivamente in epoca romana, dilaniate dalla filossera del 1860 e non piú ripristinate in questo terroir molto fertile e ventilato.
L’impiego di avanzate tecnologie, l’ausilio di Agronomi (Progetto Natura con il dott. Walter Biasi) ed Enologi di grande esperienza (Enzo Michelet) e la passione che portiamo nei nostri cuori ci permettono di ottenere dei vini di grande spessore capaci di ricalcare le inimitabili caratteristiche del suolo, del clima e del patrimonio viticolo di questa Tenuta. Ad oggi riteniamo la cantina di Tenuta delle Aquile una delle cantine più tecnologiche del momento soprattutto nel panorama enologico ungherese.
Un’azienda dunque dinamica e promettente realtà enologica affonda quindi le radici in un territorio dalla vocazione viticola, sapendo dare spazio sia a vitigni internazionali che a rare ed interessanti varietà locali, in grado di restituire, seguendo una vinificazione accurata e rispettosa dell‟identità della materia prima, dei prodotti di alto livello qualitativo che valorizzano il nostro terroir. Tra le varietà allevate in Tenuta delle aquile è da citare per le sue origini autoctone il Cserszegi Fuszeres, incrocio tra Irsai Oliver e Gewurzetraminer che si distingue per una inedita carica aromatica che ricorda i moscati, le note di rosa bulgara e bombon inglese accompagnate da un ottimo tenore di acidità. Qualcuno disse: “la vita val la pena di essere vissuta finché hai un bella storia da raccontare e qualcuno che l’ascolta”. Abbiamo scelto di raccontare le nostre terre con i nostri vini, per trasmetterne la nostra unicità.
Tenuta
33 ettari vitati impiantati nel 2003 con sesto d’impianto Guyot bilaterale e cordone speronato, con esposizione Nord/Sud.
Vitigni presenti: 6 ha Pinot Nero, 4 ha Pinot Bianco, 5 ha Chardonnay, 6 ha Cersegy Fuzeres (Clone Moscato Islai Oliver), 1 ha Cabernet Franc, 1 ha Zenit, 4 ha Gruner Vertliner e 3 ha Riesling Renano. Le rese per ettaro dei vari vitigni sono gestite in funzione della qualità dei prodotti da realizzare. In ogni caso si tratta sempre di rese al di sotto della media,condizione indispensabile per la valorizzazione qualitativa dei vini e del territorio.
Cantina
Circa 3.000 hl. di capacità, con possibilità d’ampliamento. Serbatoi d’acciaio inox con gestione automatica delle temperature. Pressatura sia inerte che non inerte e linea d’imbottigliamento. La sboccatura è fatta manualmente. Tutte le attrezzature, l’impiantistica ed il know-how sono stati realizzati da primarie aziende italiane.
Considerazioni di TigullioVino
Gennaio 2012
Dall’Ungheria non solo Tokaji. Bianchi e rossi di pregio sono l’immagine attuale dell’enologia magiara. In questo caso, non vini fermi, ma spumanti ottenuti col metodo classico. Tre spumanti, di cui due bianchi ed un rosé. Ottimali all’aspetto visivo, leggermente diversi all’olfatto ed al sapore. Il primo Blanc de Blancs, seppur corretto, cede nell’intensità olfattiva e gustativa (corpo); più completo il Millesimato,
di medio-alto livello il Rosè. Complessivamente validi, ma dovrebbero avere maggiore intensità e persistenza. Forse, tenendo conto dell’uso degli stessi lieviti per tutti i tre vini e, basse rese in uve, una maggiore pienezza sarà ottenuta con qualche anno in più dei vigneti.