Dove siamo
La vera nascita del Barolo si può collocare negli anni del Risorgimento, nelle cantine del Castello dei marchesi Falletti. Giulietta Vitturnia Colbert di Maulévrier, moglie di Tancredi Falletti, volle che il suo nebbiolo si chiamasse con il nome del suo paese di origine, Barolo. Il Barolo una volta, era dolce. Fu Camillo Benso conte di Cavour a vinificarlo per la prima volta in versione secca. L’Azienda Giacomo Fenocchio, fondata nel 1864, fa ancora il Barolo in maniera tradizionale. «Da oltre cinque generazioni – spiega Claudio Fenocchio, titolare con i fratelli e winemaker – la nostra azienda produce, vinifica ed invecchia grandi vini da uve provenienti dai propri vigneti nel cuore della zona tipica del Barolo. Il mio trisnonno Giovanni, capostipite della mia famiglia, usava dire: “Tutti fanno il vino allo stesso modo, semplicemente perché è così che va fatto, non sta a noi cambiare un metodo, una cultura”».
Il Barolo dell’Azienda Fenocchio si ottiene attraverso una macerazione molto lunga, non inferiore ai dieci giorni, senza l’uso dei rotomaceratori. Non si usano scorciatoie: «La fermentazione è completamente naturale – continua Claudio – . Il lavoro è svolto in toto dalla microflora indigena, senza lieviti aggiunti. La temperatura è mantenuta costante solo attraverso dei rimontaggi giornalieri». Il Barolo è un vino nobile ed esigente, che si ottiene senza forzature, senza accelerazioni, seguendo i suoi tempi e le sue regole. E’ nato per farsi aspettare ed evolversi nel tempo.
«Il nostro Barolo – afferma Claudio – resta cinque mesi in tini di acciaio inox e due anni in botti di rovere di Slavonia di grande capacità ( fino a 50 hl), ed è affinato in bottiglia per un anno. Si evitano dunque i passaggi in Barriques, che sarebbero eccessivamente aromatizzanti, per mantenere il più possibile il carattere unico di questo vino. Il passare del tempo conferirà profumi complessi e intriganti, per palati pronti a cogliere la piacevolezza di aspetti mai scontati, di grandissimo carisma».
I fratelli Fenocchio curano personalmente la lavorazione nei loro vigneti che viene eseguita con tecniche moderne, atte a preservare gli equilibri ecologici e con grande rispetto dell’ambiente. Il lavoro è meticoloso ed attento, senza un’eccessiva riduzione della produttività: circa 55 quintali per ettaro per il Barolo docg Villero e 70 quintali invece per il Barolo docg Cannubi e il Barolo docg Bussia. Una resa bilanciata, né eccessiva, né “ferocemente” ridotta, comporta un piacevole equilibrio tra concentrazione dei tannini e delle sostanze coloranti del vino, senza però che queste penalizzino la finezza del vino. Il Barolo è un vino che ti entra nel cuore, nasce da una terra unica, per restare un vino unico, inimitabile.
Per concludere con le parole di Giovanni Fenocchio che ha vissuto preservando la tradizione di questo grande vino: “Trovare nuove formule potrà essere interessante, ma più si sperimenteranno cose nuove e quindi diverse, più il nostro vino sarà unico”.
Considerazioni di TigullioVino
Giugno 2011
Sono tanti i produttori di Barolo, ma sono pochi quelli che hanno vigne in varie zone vocate. Tra questi l’azienda Giacomo Fenocchio di Monforte. Oltre la Bussia, possiede anche 1 ettaro di Villero e mezzo nei Cannubi. I primi due nella parte dell’Elveziano, il terzo nel Tortoniano. Quindi, ne derivano vini con alcune differenze tra loro, in particolare nell’ultimo, dove predomina il michet. Tre vini molto validi, di cui oggi, il Bussia, è certamente il più armonico.