Dove siamo
La fattoria del Castello d'Albola è a Radda in Chianti, dove la coltura della vite risale all'epoca etrusca. Gli edifici più antichi della fattoria, con lo storico cassero, risalgono al XII secolo, quando la proprietà era dei nobili magnati di Monterinaldi. In seguito è appartenuta a personaggi che hanno fatto la storia della Toscana: gli Acciaiuoli, i Samminiati, i Pazzi, i principi Ginori Conti. Dagli anni '70 Castello d'Albola è di proprietà della famiglia Zonin. Un paesaggio ineguagliabile, testimonianze di storia e di cultura che risalgono al Medio Evo, ville badie e castelli di eccezionale bellezza, colline disegnate dai vigneti, vini di altissimo pregio. Ognuno di questi elementi fa parte del territorio del Chianti: nella fattoria d'Albola sono presenti tutti insieme. “Anch’io ho subito il contagio del Chianti, il suo singolare incantesimo e non ho potuto liberarmene. Sono trascorsi oltre vent’anni da quando, sul finire dell’inverno, vagavo di paese in paese, di azienda in azienda, alla ricerca di una fattoria in cui poter trapiantare i miei sogni e, perché no, le mie ambizioni. Capitai a Pian d’Albola quasi per caso, per errore. Tutto, o quasi, era come fermo nel tempo: la villa cinquecentesca che già appartenne agli Acciaiuoli, ai Pazzi, ai Samminiati, ai Ginori Conti, e poi i fertili terreni magnificamente esposti a solatio, i ruderi colonici un tempo centri vitali di amorose e gelose fatiche. Fu un colpo di fulmine. Capii che quell’angolo di Chianti poteva essere restituito a vita nuova, a una nuova moderna produttività, a una nuova gratificante occasione di lavoro per i suoi abitanti. Dopo tre giorni avevo già concluso l’acquisto. E cominciò l’avventura.”
Dai Longobardi alla curtis d’Albola
Le ricerche svolte e i documenti ritrovati su Albola e il suo territorio partono dall’alto Medioevo. Allora in quelle terre e nei dintorni si erano insediati i Longobardi. Inoltre nelle antiche pergamene che riportano i negozi e gli atti giuridici, ritrovati non proprio ad Abola ma nei paesi vicini, la legge che i contraenti dichiarano di seguire è proprio la natio longobarda. Ma per tornare ai fatti d’Albola citiamo il primo documento in cui il nome d’Albola viene citato. E’ dell’8 giugno 1010. In esso Arnolfo II, arcivescovo di Milano, stabilisce i rapporti di lavoro con cui alcuni abitanti di Albola devono coltivare i dieci mansi, in quella zona, di proprietà della chiesa milanese. Allora era uso per la chiesa infatti estendere il patrimonio terriero mediante acquisti e donazioni, come aveva già fatto in passato S.Ambrogio, anche in regioni lontane come la Toscana. Quei dieci mansi, affidati al massaio Gariardo e ai suoi eredi per ventinove anni, erano sufficienti al mantenimento di dieci famiglie. Nei secoli XII e XIII sono i magnati di Monterinaldi, a entrare in possesso di quelle terre e a governarle. Dai dieci mansi del Mille si passa alla curtis di Albola, una nuova unità che comprende anche il suo piccolo castello o la residenza per il suo signore. Si ricava inoltre che il territorio di Albola fa parte dei domini di Firenze, come ricorda la misura fiorentina utilizzata per i cereali e l’obbedienza agli statuti di Firenze. Albola sarà uno dei primi piccoli comuni che diventerà confederato (1306) della costituenda Lega del Chianti.
La famiglia Acciaiuoli ad Albola
Tra le grandi famiglie fiorentine interessate ai territori di Albola c’è soprattutto la famiglia degli Acciauoli che aveva costituito un'estesa proprietà fondiaria
La famiglia Samminiati
Anche un’altra grande famiglia nobile fiorentina, i Samminiati, ha terra confinanate con Albola. E proprio uno dei membri, Ascanio Samminiati sposa nel 1636 Caterina Acciaiuoli che porta in dote i 6000 scudi delle terre di Albola. Dal catasto del 1645 i possedimenti di Ascanio sono vastissimi. Ascanio amplia e perfeziona l’aspetto della residenza acquistata nel 1515 dagli Acciaiuoli, quella che era stata anche la dimora turrita dei signori di Monterinaldi. La vecchia casa con le torri, che aveva svolto ruolo di difesa, viene incorporata nella nuova costruzione signorile edificata tra il 1725 e il 1739. Questa è la villa - Castello d'Albola che sul davanti viene abbellita da un parco con cipressi. Le tracce medievali che restano sono nei muri perimetrali della fattoria, altri sono stati abbattuti e al loro posto è stata edificata la cappella di S. Giuseppe con un altare in pietra serena che riporta in un’iscrizione la demolizione delle vecchie case degli Acciaiuoli. Curiosa è la campana che è collocata sul tetto della villa in un piccolo campanile, al centro fra le due torri. Ascanio Samminiati, nominato senatore dal Granduca di Toscana, si occupa anche di razionalizzare i metodi di coltivazione e fa un’opera importante di regolamentazione delle acque per migliorare la coltura delle viti, limitando l’erosione del terreno e il ristagno. Grazie all’opera di bonifica e alle sue idee moderne e innovative aumenta la produzione vinicola.
La famiglia De’ Pazzi
L’ultima erede di Ascanio Samminiati è Camilla che aveva sposato Giovanni-Cosimo De’ Pazzi, una delle più antiche e nobili famiglie fiorentine. De’ Pazzi amministra i beni ereditati dai figli alla morte di camilla Samminiati. Nel 1773, quando questi muore, ai figli spetta in eredità un patrimonio immenso: quello da parte della famiglia Samminiati, tra cui Pian D’albola appunto, e quello della famiglia De’ Pazzi che si estendeva vastissimo nei territori del Chianti, per una superficie complessiva di 1542 ettari di cui 500 nel comune di Radda. Si migliora la qualità di coltivazione delle viti e si fanno nuovi impianti di vigneti e oliveti; anche la qualità di vita dei lavoratori cambia in meglio tanto che aumenta il numero degli abitanti ad Albola. Tra l’800 e il 900 ci sono vari cambi di proprietà fino al 1940 quando Castello d'Albola è acquistato dalla famiglia del Principe Giovanni Ginori, per passare nel 1979 alla famiglia Zonin, conquistata dal "sortilegio del Chianti".
Considerazioni di TigullioVino:
Maggio 2009
Ancora di scena la Toscana. Indubbiamente la zona del Chianti Classico è una delle grandi aree vinicole con più zone vocate. Un terroir fatto di molteplici climat. Radda l’ho è da sempre. Da qui vini di carattere e personalità. Da questi cinque vini, globalmente di buon livello, emergono il Classico Riserva e, ancor più, l’Acciaiolo. Un signor vino.