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L'eleganza del Brunello Mastrojanni, di Lorenzo Greco

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L'eleganza del Brunello Mastrojanni

di Lorenzo Greco

Il Brunello, uno dei migliori vini Italiani, non si esprime solo con potenza, forza e struttura, ma sa anche essere particolarmente elegante. Portatore di queste doti è sicuramente il Mastrojanni.  Ho avuto la fortuna, il piacere e l’onore di degustare una verticale del Brunello Mastrojanni, dove la bottiglia più datata era del 1980, vendemmia storica in quanto prima uscita in commercio dell’azienda famigliare, acquisita di recente dal gruppo Illy. Non è sicuramente una novità per la famiglia Illy, in quanto il nonno di Riccardo e Francesco, oltre ad avviare l’impresa del caffè, nei primi anni ‘30 possedeva anche un’azienda agricola in Istria. Il primo contatto avvenne all’inizio degli anni ottanta, quando Francesco Illy, in un viaggio di piacere, si trovò a visitare e comprare il vino dall’azienda Mastrojanni e ne fu subito incantato. Dopo qualche anno, circa nel 1997 acquistò un podere a 10/11 Km a sud-est da Montalcino, neanche farlo apposta confinante con i vigneti della famiglia Mastrojanni, nacque così, nel tempo tra loro un rapporto di amicizia. Perciò, quando la famiglia Mastrojanni decise di vendere, il primo ad essere contattato fu proprio Francesco.

Sono pochi i cambiamenti apportati dal nuovo proprietario, uno di questi è la nuova veste della bottiglia, cambia l’etichetta, ora anche riconoscibile dal puntino di ceralacca rossa che la unisce al vetro. In vigna e cantina rimane pressoché tutto uguale, si continua a coltivare soprattutto il sangiovese grosso dai vigneti ormai storici, con rese di non più di 50 quintali per ettaro, con una densità media di 5500 ceppi per ettaro. Si vinifica in acciaio ma soprattutto in cemento e la maturazione avviene nelle storiche grandi botti da 54 hl ed in quelle nuove da 16 hl di rovere francese. In tutti i vini degustati ho ritrovato il filo conduttore della tipicità del sangiovese legato al territorio, sempre riconoscibile un grande vino da invecchiamento toscano, ma quello che mi ha colpito di più è riscontrare quel tocco di finezza ed eleganza che pochi vini hanno.  Naturalmente discorso a parte per il Brunello “vigna schiena d’asino”, il quale è un cru di una unica vigna posta su una collinetta a forma appunto di schiena d’asino in esposizione sud-ovest. Le piantine di questo vigneto hanno un’età media di 40 anni. Il vino ottenuto esce sul mercato solo nelle annate migliori e con la giusta maturazione voluta dal produttore. In effetti potremo considerarlo una “riserva” di Brunello.

Brunello di Montalcino 2004: di colore rosso granato con ancora un cuore rubino. Il corredo olfattivo è sicuramente complesso ma i profumi fanno fatica ad affiorare, come se fossero un po’ timidi. Si percepisce della frutta matura come prugna e ciliegia marasca, anche una leggera nota di violetta, con il passare dei minuti prevale il speziato dolce e tabacco biondo. Al palato è intenso, oserei dire che è un vino vivace ed esuberante, dove risalta ancora la freschezza, che lo rende di ottima beva. Tannini evidenti ma mai allappanti, inoltre la buona morbidezza lo rende equilibrato. La persistenza è lunga. Vino fine ed elegante, ma secondo me per essere un Brunello non è ancora pronto. (87)

Brunello di Montalcino 1999: Il colore è il classico granato e di buona trasparenza. Al naso questo vino è subito intenso e complesso, dove colpisce la confettura di fragola e marmellata di frutta di bosco, prugna cotta, cannella, tabacco da pipa, cioccolato al latte, grafite. Al palato è intenso ed in perfetto equilibrio, con tannini ottimamente evoluti, ancora di buona freschezza. Vino molto elegante, non stanca mai l’assaggio. Il retrogusto è lunghissimo. A mio parere è al massimo della sua espressione evolutiva. (91)

Brunello di Montalcino 1995: L’aspetto è di colore granato con la tonalità più intensa degli altri. Appena versato si dimostra un po’ chiuso, ma poi evolve divenendo intenso e sempre complesso. All’inizio si avvertono ancora sentori di marmellata, dopo un poco invade l’etereo con ritorni di cacao amaro, rabarbaro, sigaro toscano, cuoio, catrame, lacca per capelli. In bocca è sempre un vino elegante, ancora di piacevole bava, anche grazie ad una freschezza discreta. Equilibrato, tannini sviluppati di sensazione quasi dolce. Lunghissimo il finale. (88)

Brunello di Montalcino 1980: Annata storica in quanto è stata la prima vendemmia uscita in commercio dell’azienda. Nonostante le bottiglie siano state aperte nel pomeriggio, il vino appena versato nel bicchiere, presentava ancora i tipici sentori di un lungo invecchiamento, aveva bisogno di una buona ossigenazione. Dopo più di un’ora ho potuto fare la mia degustazione. Di colore rosso granato con una bella vena aranciata. I profumi toccano tutte le sfumature dell’etereo, con belle sensazioni di dolcezze come il pan di spezie e miele (pain d’epices), erbe officinali, anice stellato. Sapore sempre fine ed ancora molto bevibile, anche se di buona freschezza si denota una certa stanchezza al gusto. I tannini sono delicati e morbidissimi. Il retrogusto è leggermente amarotico. (86)

Brunello vigna “schiena d’asino” 2001: colore rosso granato con cuore ancora rubino, ma di tonalità più intensa degli altri. L’olfatto è subito intenso e ampio, in questo caso sentiamo il bouquet di profumi ben amalgamati tra loro che donano una complessità ed una eleganza unica al vino. Troviamo ancora un floreale di violetta e poi tante spezie, toni balsamici e di grafite. Al gusto è intenso e molto morbido sicuramente è più strutturato degli altri, ma non è come tanti super-tuscan che sono dei “mangia e bevi”, questo rimane sempre molto bevibile. I tannini sono morbidi e fini, ancora fresco, vino di buon equilibrio. La persistenza è lunghissima. (93)

Brunello vigna schiena d’asino 1997: Indubbiamente di colore granato intenso. I profumi sono ampi, sempre con un bouquet elegante con confettura varia di piccoli frutti rossi di sottobosco, sempre grande la speziatura ma con toni dolci, poi ancora cuoio, tabacco, grafite, carruba, e chiude con buccia d’arancia candita. Al palato è velluto, morbidissimo, intenso e complesso e di maggiore struttura, di ottimo equilibrio, con tannini importanti ma molto fini e morbidi. Vino che non stanca mai la beva. Questo è proprio un grande vino, assolutamente riconoscibile un gran sangiovese di Toscana. La persistenza è quasi eterna. (95)

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1 Commenti

Inserito da Paolo Stasi

il 02 luglio 2009 alle 17:03
#1
Stasera apro lo schiena d'asino 97, sperando che non ci siano sorprese, e ti saprò dire le mie sensazioni..in alternativa, ma spero di non stapparlo Le Pergole 2006

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