Cibo e salute, un binomio possibile. Anzi auspicabile. Il concetto che il mantenimento del benessere (psico)fisico passa, tutti i giorni, attraverso le scelte alimentari, sembra essere ormai assorbito da gran parte della popolazione. Sui corretti meccanismi di applicazione ci sono invece infiniti dubbi e innumerevoli incertezze.
Ognuno di noi è bombardato dai media con informazioni alimentari spesso fuorvianti e con notizie di irrilevanti studi nutrizionali oltremodo enfatizzati. Un capo saldo della corretta nutrizione però esiste e non è stato mai smentito da alcuna ricerca scientifica, né da qualche improvvisato stile dietetico proposto dai vari gurù della "nutrizione creativa": è la buona abitudine di diversificare i cibi e variare le scelte alimentari.
Questo comportamento da un lato appaga il palato perché può essere soddisfatto da una varietà infinita di prodotti alimentari disponibili in commercio tutto l'anno; dall'altro favorisce l'assunzione di molti micronutrienti che una dieta monotona potrebbe non fornire in maniera adatta. Alimenti di origine animale o vegetale, cibi freschi e conservati, sottovuoto e surgelati, ecc.: non esistono prodotti "completi" in assoluto. Mangiare in maniera varia consente di attingere ai molteplici elementi di cui l'organismo ha bisogno senza correre il rischio di dimenticarne qualcuno.
Come non esistono cibi perfetti in senso assoluto, lo stesso si può dire per quelli definiti "da evitare". Gli individui adulti e in salute, non soggetti a particolari patologie, allergie o intolleranze, possono consumare in pratica tutti gli alimenti che vogliono: fondamentale è la moderazione nelle quantità, l'equilibrio nelle combinazioni e, non in ultimo, il buon senso nelle scelte.
False paure
Prendiamo come esempio quattro gruppi di alimenti da molti ingiustamente bollati come cibi-veleno: grassi, alcolici, salumi e formaggi. Fortemente calorici (dannò 9 calorie per grammo) e incubo di tante donne in perenne lite con la bilancia, i grassi sono costituenti fondamentali delle nostre cellule e quindi devono necessariamente essere contemplati nella dieta. Eliminarli del tutto è sbagliato: infatti la quota che dovrebbe essere consumata dovrebbe fornire circa il 20-30% delle calorie totali giornaliere. Anche la ripartizione tra i grassi è fondamentale. Ci sono i grassi saturi (presenti soprattutto nei prodotti di origine animale) che dovrebbero assorbire una fetta del 7-10%, mentre agli insaturi (che ritroviamo in gran parte nei vegetali e nei pesci) va la restante quota, equamente suddivisa tra monoinsaturi e polinsaturi.
Per quanto riguarda gli alcolici, si è passati dai tempi del "vino fa sangue" ad un'epoca di forte ridimensionamento dei loro consumi. È indubbio che per determinate categorie di persone (es. bambini, donne gravide, malati, ecc.) l'alcol è da evitare ma, per tutti gli altri, un limitato e intelligente consumo di vino durante i pasti non costituisce un azzardo per la salute. Anzi un bicchiere di rosso a pranzo e uno a cena, oltre a soddisfare il palato, migliora la circolazione e stimola la digestione.
Infine salumi e formaggi, vanto dell'Italia dalle mille specialità gastronomiche, sono stati spesso messi in disparte ad opera della moderna comunicazione alimentare, intenta ad esaltare insalatine, yogurt magri e verdura cruda. Seppure importantissime, queste portate non riescono infatti a soddisfare completamente i bisogni nutrizionali dell'organismo. I derivati del latte e del suino, oltre ad essere prodotti sicuri dal punto di vista igienico e impareggiabili sotto il profilo gustativo, sono due importanti fonti di proteine ad alto valore biologico, altamente assimilabili e talvolta superiori a quelle della carne. Inoltre i primi sono una fondamentale fonte di calcio che va a depositarsi nelle ossa, mentre i secondi forniscono buone quantità di ferro e zinco, indispensabile l'uno per dare energia all'organismo e l'altro per garantire una corretta crescita e una efficace difesa dalle infezioni.
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