Resoconto Cena Degustazione Online del 21/01/2004
Francesco, il selezionatore venuto dalle nebbie...
I Video della serata
Intervento
introduttivo di Sergio Circella, Patron del ristorante La Brinca di Ne
Intervento
di Sergio Circella, Francesco Brussolo e Mario Zambarda
Ospiti del
ristorante La Brinca di Ne (Ge), il quale spesso ci invita a partecipare
ad interessanti appuntamenti di degustazione, mercoledì
21 gennaio 2004 abbiamo seguito l'evento organizzato in collaborazione
con l'azienda di distribuzione Simbiosi (Milano) di Francesco Brussolo,
"il selezionatore venuto dalle nebbie".
Insieme a Brussolo, ha partecipato direttamente alla serata anche
il comproprietario dell'azienda Pravis, Mario Zambarda.
Nella foto a destra, Francesco Brussolo durante uno dei suoi interventi
nell'arco della serata. |
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Le degustazioni dei vini della serata
Tutti i vini proposti da Francesco Brussolo hanno, come caratteristica
comune, l'originalità e la tradizionalità. Una menzione
particolare, a nostro gusto, va al Niegral di Pravis per la longevità
e la compattezza di frutto mostrata ed al Chianti Docg di San Benedetto
che, nonostante una certa rusticità nei modi, appare vino vero,
affatto originale e d'impatto solido e deciso.
Contessa Brut
Metodo Charmat - Doria (PV) >>
Collio Doc Riserva
Tuzz 2001 - Gradis'ciutta (GO) >>
Chianti Docg 2002
- San Benedetto (SI) >>
Niegral Vigneti
delle Dolomiti Rosso Igt 2001 - Pravis (TN) >>
Gambellara Recioto
Classico Doc 2001 - Cavazza (VI) >>
Il menù e gli abbinamenti
Aperitivo
Contessa Brut Doria di Montalto Pavese (PV)
Con torte locali, focaccia e olio extravergine di oliva (siciliano e pugliese).
Gli antipasti della Campagna
Polenta di farina gialla Trentina di Storo con i Cavoli e l'Olio nuovo
(Liso, Puglia)
Collio Bianco RIserva Doc del Tuzz 2001 - Gradis'ciutta (magnum)
Ravioloni di erbette e caprino al sugo di coniglio
Chianti Docg 2002 - San Benedetto di San Gimignano
Porcastro di Sopralacroce e patate Cannelline in casseruola ai gusti
Niergal Lagrein Vigneti delle Dolomiti Igt 2001 - Pravis
Bavarese di Nocciole e Recioto, bisocttini al corbezzolo locale
Recioto di Gambellara DOc Capitel S.Libera 2001 - Cavazza
Caffè
Grappa Trentina La Robusta - Pravis
Distillato d'Uva Fragolino - Cavazza
Una riflessione : la credibilità del sistema qualità Doc
e Docg
Dopo un'interessante spiegazione della differenza tra il cinghiale ed
il "porcastro" previsto dal menu' a cura di Sergio Circella,
abbiamo assistito ad un interessante intervento di Mario Zambarda dell'azienda
Pravis di Lasino (TN), il quale ha avuto modo di spiegare al pubblico
- ma ne avevamo già discorso a quattrocchi prima della cena - il
perché della scelta dell'Igt in alternativa alla Doc, per il loro
Lagrein, così come per la maggior parte dei loro prodotti.
La scelta, a dire di Zambarda, sarebbe motivata più che da motivi
di libertà nella gestione dei vitigni - come talvolta accade, si
pensi per esempio a Gaja - per una precisa volontà di "protesta"
contro le rese troppo alte previste dal disciplinare di produzione della
Doc e, di conseguenza, per mettere in evidenza l'insoddisfazione di "uscire
sul mercato" con un "marchio di garanzia qualitativa"
che in effetti non garantisce un bel nulla.
In effetti, il problema sollevato da Zambarda è di particolare
rilievo e muove da problematiche che coinvolgono, prima di tutti, il consumatore
finale.
Da troppo tempo e non certo solo in Trentino - che possiamo tutto sommato
considerare un'isola felice nel panorama italiano - mi capita di domandarmi
se la Denominazione di Origine, sia essa Controllata e/o Garantita, possa
ancor oggi assurgere a suggello di qualità per un vino e rivestire
il ruolo svolto fino a qualche lustro fa.
Un tempo era semplice, bastava pensare alle diverse Denominazioni di Origine
come ad una scala di qualità, dove il Vdt si collocava al gradino
più basso e rappresentava senz'altro il vino più semplice
ed il Docg - al gradino più alto - il vino più qualitativo.
Oggi, con l'introduzione delle Indicazioni Geografiche Tipiche e la rivoluzione
del gusto "internazionale" che ha purtroppo colpito anche la
nostra ricca - ampelograficamente parlando, se non altro - penisola vinicola,
ha portato moltissimi produttori a scegliere strade diverse dall'ottenimento
della Doc e/o della Docg, strade che consentissero loro una maggior libertà
dai vincoli previsti dai disciplinari.
Un momento dell'intervento di Mario Zambarda dell'azienda Pravis (TN)
e il dessert de La Brinca
Mi pare, tuttavia, che il quadro oggi sia in parte cambiato e che l'orientamento
verso Denominazioni di Origine di tipo diverso dalla Doc e/o dalla Docg,
non sia solo dettato dal desiderio di una maggior libertà di assemblaggio
in cantina ma costituisca, piuttosto, il risultato di scelte politico
/ qualitative.
Purtroppo, di fatto, gran parte dei vini che ottengono la Doc e - addirittura
- buona parte di quelli che ottengono la Docg, ad una verifica in degustazione
appaiono solo sufficienti dal punto di vista qualitativo. E ciò
a tutto danno del consumatore finale, quello di tutti i giorni più
degli altri, che non avendo gli strumenti necessari per potersi scegliere
un buon vino in autonomia, si affida alle "garanzie"
di qualità messegli a disposizione dal sistema, talvolta prendendo
terribili cantinate, pardon, cantonate.
Non voglio credere che esistano Commissioni Doc e Docg "contaminate",
anche se il dubbio - assaggiando certi vini - talvolta mi sfiora; preferisco
attribuire la "colpa" della decadenza delle garanzie fornite
dai disciplinari di produzione e, di conseguenza, dalle Denominazioni
di Origine, ai numerosi anni che molti di essi portano sulle spalle ed
alle pratiche di coltivazione della vite, legate a standard qualitativi
troppo grossolani (soprattutto per determinate Doc).
Occorre rivedere i disciplinari esistenti e ripensare, fin da subito,
l'introduzione dei nuovi più aggiornati regolamenti, tenendo ben
saldo, come obiettivo, il raggiungimento di una maggior qualità
media nazionale.
Il primo passo, secondo Mario Zambarda, con cui sono d'accordo, è
la previsione a livello legislativo di rese per ettaro meno elevate. Poi
occorre senz'altro un maggior rigore da parte delle Commissioni degustatrici
che tali suggelli di garanzia hanno il compito di attribuire e dalle cui
decisioni dipende la credibilità del sistema qualità così
come ora concepito.
Anche se condivido la "protesta" / "provocazione"
della Pravis trovo, in ogni caso, che l'abbandono della Doc e/o della
Docg, comporti il più delle volte la perdita dello stretto legame
che dovrebbe legare il vino alla sua zona d'origine. Un fattore in parte
negativo, se non per il vino, sicuramente per il territorio di provenienza
- che non risulta più in etichetta o risulta ma in modo "allargato"
e generico come nella Igt - e per il consumatore poco esperto che, nel
mare delle nuove denominazioni, non può più fare affidamento
su un parametro valido di riferimento. L'unica cosa sulla quale si può
contare, è l'onestà e l'impegno dei produttori stessi che,
indipendentemente dalla tipologia di disciplinare scelto, dovrebbero sempre
auto-disciplinarsi, sia in vigneto che in cantina.
Un grazie di cuore alla ciurma de La Brinca, per un altro appuntamento
di grande interesse svoltosi con una regia ed un servizio perfetto.
Filippo
Ronco
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