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Strade del Vino

Strada dei Sapori Silani

di Iole Piscolla

MappaArticolo georeferenziato

L'Altopiano della Sila, che raggiunge la quota di 1.929 m s.l.m. con il Monte Botte Donato, presenta una forma vagamente rettangolare con il lato maggiore orientato nord-sud. La Sila è costituita per la gran parte da rocce cristalline intrusive (graniti) e metamorfiche (gneiss a graniti). Nell'area orientale affiorano rocce sedimentarie costituite da sequenze arenaceo-marnose mesozoiche, mentre unità calcareo argillose, pure mesozoiche, e arenaceo-argillose terziarie si rinvengono nelle zone settentrionali e orientali. Dal punto di vista morfologico l'Altopiano Silano presenta i caratteri tipici di un'area ancora in fase di rapido sollevamento, con versanti particolarmente acclivi nelle aree di bordo.

Oltre ad essere sede di pascoli intensivi e di vaste coltivazioni, offre grandi quantità di legname e di acqua utilizzabile più a valle per scopi irrigui. Ai turisti si presenta un paesaggio unico in Italia meridionale con le sue pinete, di controversa origine, che si estendono a perdita d'occhio e circondano laghi artificiali (Cecita, Arvo, Ampollino) ormai parte integrante del paesaggio. Le vette più elevate, o comunque esposte a nord, sono ricoperte da boschi di faggio (Fagus sylvatica) che si sostituiscono gradualmente al pino (Pinus laricio). Come nella stragrande maggioranza dei rilievi meridionali, la Sila rappresenta, dalla fine delle glaciazioni, un rifugio per diversi animali e piante relegati ai giorni nostri alle alte latitudini o, a sud, alle alte quote. Molte sono le specie poste qui al limite meridionale di diffusione.

Particolarmente significativi sono i casi di un lepidottero, Brenthisino, noto in Italia esclusivamente per l'arco Alpino, per pochissime stazioni dell'Italia centrale e per la Sila, e di Genista anglica tipica pianta a diffusione Centro-Europea. A rafforzare l'importanza naturalistica sono la presenza del lupo (Canis lupus), del picchio nero (Dryocopus martius), e di diverse specie fra invertebrati (Sintomus silensis, Trachyphloeus calabricus, ecc.) e piante (Rosa viscosa) endemiche, cioè note esclusivamente per la Sila.


Il Caciocavallo silano
Nella Sila si possono individuare cinque comparti produttivi di un certo rilievo, capaci di esaltare le vocazioni del territorio e di valorizzare le risorse naturali presenti: il settore della produzione delle patate, il patrimonio forestale, il settore zootecnico, il settore castanicolo e i settori foraggeri e cerealicoli. L'Altopiano della Sila si estende su una superfice di 100 mila ettari. L'alta temperatura e le condizioni climatiche, tipiche della latitudine meridionale vengono compensate dall'altatitudine (1200 m s.l.m.), che fa della zona un ambiente più alpino che appenninico. Uno dei fattori favorevoli alla produzione di patate da seme è costituito dal clima secco d'estate e freddo d'inverno con forti escursioni termiche.

La coltura della patata copre per questo, nel comprensorio Silano, una superficie di circa 2.500 ettari di cui 1.300 ettari per il seme e 1.100 ettari per il pasto con una produzione totale di circa 90 mila tonnellate di cui 10 mila da seme. Di notevole interesse è la superficie interessata dalla coltivazione del castagno da frutto che risulta essere di circa 4000 Ha. La superficie destinata alle coltivazioni foreggere è di oltre 16.000 Ha, di cui l'80% sono pascoli, il restante sono prati-pascoli. La totalità della produzione, concentrata sull'Altopiano Silano viene ripiegata nelle aziende zootecniche.

L'allevamento zootecnico è molto integrato con l'agricoltura silana, infatti, l'allevamento bovino, con una consistenza di 5.837 capi circa, rappresenta l'attività zootecnica economicamente più rilevante. La Bruna Alpina è la razza da latte più diffusa, mentre i capi di ceppo Podoloco sono utilizzati per la produzione di carne. L'allevamento ovi-caprino (circa 8.410 ovini e 8.220 caprini) è diffuso nella fascia presilana ed è a duplice attitudine, latte e carne.

La lavorazione del latte, sia pecorino che vaccino, allo scopo di ricavarne i vari prodotti alimentari, è da considerarsi una delle più importanti dell'industria armentizia. Tra le produzioni tipiche troviamo il butirro, composto da un certo quantitativo di burro ricoperto da pasta di cacio ed a forma di pera, il Caciocavallo Silano D.O.P., di forma sferica, ovale o troncoconica, con testine o senza dal peso di 1-2,5 kg.

Il suo spore varia da dolce a piccante in funzione della stagionatura mai inferiore a 15 giorni. Di antica tradizione, ma dalla denominazione di origine recentissima (1993) il caciocavallo silano è un formaggio semiduro a pasta cruda filata. Per la sua produzione viene impiegato latte intero di vacca ottenuto da due mungiture giornaliere. L'allevamento suino, circa 5.100 capi, è di tipo familiare diffuso soprattutto nella zona della presila.


L'albero della Sila
La maggiore, fra le attrattive della Sila, é la bellezza e vastità dei suoi boschi e la caratteristica dei suoi alberi che si possono definire gli attori, i protagonisti principali del vasto palcoscenico montano. Dagli alberi, che da sempre hanno infoltito i monti e le pendici, ne é derivato il nome romano di "Magna Silva" e, prima, "Yla", che con i Sibariti voleva dire "selva". L'albero, dunque, é il sovrano signore dell'altopiano calabrese. Stiamo parlando quasi esclusivamente del pino laricio, o pino di Calabria, una varietà di conifera che si distingue per il particolare colore, per la grande produzione di resina, per la forma del fusto, altissimo, affusolato, perfettamente diritto. Raggiunge i 45 metri di altezza e ha un diametro, di oltre un metro.

Sono stati la ricchezza dei boschi e le caratteristiche dei suoi alberi che hanno condizionato la storia della Sila. Dapprima con i Sibariti, i Bruzi, i Romani, che vi sono penetrati spinti dalla necessità di ricercare legname adatto per costruzioni navali e pece.
Verso il '700 se ne è estratto il legname per ricostruire il tetto della Basilica Lateranense; agli inizi del 1800 l'amministrazione dello Stato poneva dei vincoli su vasti territori per preservarne gli alberi che erano essenziali alla Marina militare.

Di questa stessa epoca è il divieto di incendiare i boschi per trarne terreno per colture. In seguito, lo sviluppo edilizio ha provocato la ricerca di legname adatto per le impalcature; infine, sono stati i boschi, con l'habitat da essi creato, che hanno reso possibile lo sviluppo turistico di queste terre.


L'artigianato
Sull'altopiano ha sempre prosperato un tipo di artigianato rivolto verso produzioni di prima necessità; dai ferri battuti alla lavorazione di armi bianche; dalla tessitura, ai merletti; dall'estrazione di fibre tessili dalla ginestra, alla produzione di tinture per i tessuti; dalla lavorazione del legno, a quello della pietra e dei metalli nobili.

Molto apprezzata era, a Luzzi, la produzione dei velluti e dei damaschi, usati per indumenti femminili. tutti di colore rosso (il colore profano) che veniva coperto in chiesa e nel periodo di lutto. A San Giovanni in Fiore, è ancora fiorente la produzione di tessuti ed arazzi lavorati a mano. vi predomina il motivo decorativo astratto di derivazione greca. Questi stessi motivi "alla greca", i fiori orientaleggianti, li ritroviamo nei capi di corredo "sfilati a mano" rimasti alla originaria purezza di linee e di ispirazione nella zona, San Giovanni in Fiore e in quelle zone più settentrionali della Sila. I tessuti più usati sono ancora il lino e la lana.


Strada dei Sapori Silani

Associazione Strada dei Sapori Silani
Sede Operativa
C/o Delegazione municipale di
Camigliatello Silano
87100 Cosenza
Tel: 0984578031 - Fax: 0984578031

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Iole Piscolla scrive da anni di turismo ed enogastronomia. E’ un tecnico di Strade del vino e da tre anni dirige il Centro Studi e Servizi alle...

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