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Home > Esperti > Vino

Il Teroldego Rotaliano

di Franco Massa

MappaArticolo georeferenziato

Nell'ampia gamma dell'enologia trentina, territorio ove predominano le grandi montagne, il Teroldego Rotaliano prende il nome da quel triangolo di terra denominato Campo Rotaliano a nord di Trento, zona ove ha trovato l'ambiente più favorevole.

L'origine del nome "Teroldego" è quanto mai controversa, che sia l'origine dell'uva "Terodola" o che derivi dal tedesco "Tiroler Gold" (oro del Tirolo) poco importa; è un gran vino che si è affermato grazie alle sue peculiari caratteristiche organolettiche che gli hanno meritato l'appellativo di "Principe", un prodotto che è simbolo di tradizione e attaccamento al territorio.

Il Teroldego dà notizia di sé verso la fine del secolo XVII nell'opera di uno storiografo dell'epoca che pubblicò "Trento con il Sacro Concilio et altri Notabili"; sempre nello stesso periodo il Teroldego è nominato nei documenti degli scambi commerciali.

I sistemi di vinificazione, dapprima un po' rozzi, via via si perfezionarono e allorquando si decise di eliminare dalla fermentazione alcolica i raspi dei grappoli si cominciò a conoscere il vino più vicino all'attuale, più elegante e apprezzabile.
Come tanti altri vitigni patì l'attacco della filossera che fu superato come per altro in quasi tutta Europa con l'innesto su ceppi americani ed in breve tempo si riuscì a tornare agli antichi splendori per il "Vino Principe".

Dicevamo della zona, il Campo Rotaliano comprende i comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e Grumo di S.Michele all'Adige, tutti in provincia di Trento sulle zone alluvionali del torrente Noce protette mirabilmente a nord dalla cornice delle grandi montagne.

Dall'esame visivo apprezziamo un'ottima brillantezza nel colore rosso rubino intenso con tendenze al granato con l'invecchiamento; all'esame olfattivo si presenta con un profumo caratteristico dei vini di "montagna", fragranze fruttate che ricordano piccoli frutti di bosco; in bocca rivela un piacevole fondo leggermente tannico, giusta acidità fissa, gusto secco e deciso, elegante con lieve fondo amarognolo e mandorlato.

Si abbina felicemente con i piatti importanti di carne della cucina regionale, anche con cacciagione e selvaggina, con formaggi semistagionati; da giovane lo servo a 18°C., invecchiato lo stappo un'ora prima del consumo (o lo travaso in caraffa) e lo propongo a 20-22°C.

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