“Non torneranno più… i pomeriggi di maggio … le merendine di quando ero bambino, con il pane e la cioccolata… non torneranno più!”. In una scena quasi straziante nella sua contagiosa malinconia, l’allora trentacinquenne Nanni Moretti (il film, per chi non lo ricordasse, è Palombella Rossa) grida in lacrime la disperazione di chi sente definitivamente perduti i momenti più belli della sua vita, avendo capito di colpo che “non torneranno”.
Stavo rivedendo questo capolavoro negletto (ogni tanto su Sky passano anche qualcosa di diverso da film splatter, milionesime repliche di Boldi e De Sica e cose del genere…) e… ho pensato. Ho pensato che ci sono cose che accomunano praticamente tutti noi e, prima tra queste, l’attaccamento al nostro passato, a ciò che eravamo e che, pur sapendo che è andato per sempre, nel nostro intimo più profondo vorremmo che, almeno per un attimo, potesse tornare.
Gli esempi cinematografici si potrebbero sprecare: mi vengono in mente, a parte Moretti (http://www.youtube.com/watch?v=2wNbFtU6zRc), mi vengono in mente trai tanti Intelligenza Artificiale - http://www.youtube.com/watch?v=TConllc5pSE (in cui il bambino/robot viaggia per migliaia di anni, incontrando ogni genere di difficoltà, umiliazione e pericolo per avere un solo momento di gioia, quello di poter rivivere un pomeriggio vicino a sua madre ed addormentarsi tenendola per mano) o Quarto Potere (in cui, andandosene, l’uomo più ricco e potente del mondo pronuncia, come sua ultima parola, il nome del giocattolo – una slitta – col quale si stava divertendo quando, da bambino, veniva strappato ai suoi nonni per essere portato a studiare in scuole di lusso ed affrontare “la vita”) (questo film è troppo bello per farla fuori così, permettetemi almeno questo link… http://www.tigulliovino.it/rotfl/2006/12/rosebud_e_la_felicita_2.html e questo… http://www.youtube.com/watch?v=M7SFv1Bklc8.
Ma ancora… un sorriso spunta sul viso, sino a quel momento sempre torvo, del critico gastronomico di Ratatouille (http://www.youtube.com/watch?v=JDK2azVSE5Q), quando, davanti ad un piatto, gli pare di rivivere quei momenti, che credeva perduti per sempre, della sua prima infanzia.
Il ritorno al passato, alle nostre emozioni più nascoste e preziose, ecco cosa molti di noi hanno dentro e, senza confessarlo, in qualche modo sognano. Immagini, voci, suoni, tutti purtroppo destinati a non tornare: coperte di Linus che la vita ha strappato e non restituirà. Forse solo una cosa può essere il tramite per provare quelle emozioni per il resto perdute: i sapori o, meglio, ciò che i sapori hanno inciso (credo si chiami imprinting) nella nostra memoria. I sapori dei piatti “della nonna” (altra immagine disgustosamente abusata sino a diventare insopportabile luogo comune) erano speciali perché facevano parte dell’intimo di ciascuno di noi, non certo perché le nostre nonne fossero una generazione di tristellate…
Ecco il centro della mia riflessione, quello sul vero ruolo che la cucina e la ristorazione possono avere. Far riemergere dal passato le “merendine con il pane e la cioccolata” che sono nell’intimo di ciascuno di noi. Far rivivere, per un attimo, i “Pomeriggi di maggio”. I sapori possono riuscirci e sono, forse, l’unica cosa che può farlo.
L’obiettivo più nobile della cucina (e, tutto sommato, di ogni forma d’arte) è, quindi, trovare la strada che porta alla memoria più intima di chi l’assaggia: non tradizione, che non vuol dire nulla. Non innovazione, che vuol dire ancor meno, per non parlare del dannato territorio. Memoria, comunque ci si arrivi.
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Inserito da Filippo Ronco
il 30 novembre 2009 alle 19:43E lo stesso vale per il vino. Almeno, vale per me.
Ci sono vigni che quando li bevo mi riportano alla memoria momenti piacevoli, un po' come la musica ed ogni altra forma d'arte. Ci sono vini taumaturgici con la capacità di alleviare le pene e trasportarti altrove. Mi viene in mente Minority Report quando Tom Cruise guarda e riguarda i video ologrammi della moglie e del figlio scomparsi più e più volte. Bere un vino a volte è in grado di farti rivivere esattamente gli odori, i profumi le sensazioni di un contesto vissuto ma ha anche la capacità di integrarsi col presente creando piacere nuovo che si aggiunge al ricordo di quello passato in un ciclo di riverberi. Questi vini, come i piatti credo, sono pochi per ognuno di noi ma sono quasi sempre a "botta sicura".
Ciao, Fil.