…questo è il problema,se sia più logico fare un vino che rispecchi vitigno e territorio tradizionali o buttarsi sui magici vitigni internazionali e produrre un vino altrettanto nobile andando a discapito della tipicità? Il dilemma è posto.
La globalizzazione è nel mondo del vino,ma perché un produttore dovrebbe rischiare con un impianto di vitigni storicamente del posto,quando col cabernet-sauvignon o lo chardonnay e le esperienze altrui si potrebbero ottenere un prodotto valido e di facile mercato? Ciò potrebbe anche essere vero,almeno per qualche anno ancora,ma quando cambieranno i gusti globali?
Forse non sarà un problema,la coca-cola e il big-mac sono da decenni sempre uguali,ma signori stiamo parlando di enologia che è un'arte. Credo che la tipicità e la riconoscibilità sarà il futuro del mercato del vino,mi sembra inutile puntare su un prodotto che somiglia ad uno del Napa Valley o della Borgogna,facciamo conoscere al mondo qualcosa di nuovo,e la cosa più bella è che per fare qualcosa di nuovo non c'è che da riscoprire la tradizione che è figlia dei nostri padri e l'abbiamo nel sangue.
Il duraturo successo dei vini francesi,com'è noto,nasce dalla qualità e dalla rintracciabilità del prodotto:un sauvignon francese sa di sauvignon, conserva tutti i caratteri tipici del vitigno e l'innovazione è entrata in punta di piedi,mirando a rese migliori,non maggiori e rinunciando innanzitutto a pratiche produttive disinvolte,come nelle Americhe o nel Nuovo Mondo(mi riferisco all'uso di trucioli per "legnificare"il vino). Per gli enologi impegnati con i vitigni autoctoni di recente riscoperta(primitivo,aglianico o gaglioppo) il lavoro è difficile perché non c'è memoria storica da usare come paragone,mentre un Barolo si può confrontare con un altro di qualche decennio fa ,questa esperienza non si può fare con un Primitivo.
Fino ad adesso da queste "nuove uve"si sono ottenute per lo più brutte copie di Cabernet-Sauvignon francesi con poche gradite eccezioni.In questo modo non si sono assecondati i caratteri tipici dei vitigni,magari un vino lo si è reso nobile con la barrique rinunciando a più opportuni interventi in vigna.
Il rispetto della tradizione del territorio, per quanto riguarda il discorso di scelte in vigna e in cantina,porta anche ad una positiva risposta turistica,perché il turismo enogastronomico predilige queste realtà ,la Toscana e l'Umbria sono un esempio per tutti,formando e divertendo il consumatore che diventerà più attento ed esigente,facendo crescere il produttore stesso.
Questo è il terroir,quell'insieme di fattori che contribuiscono a rendere un vino unico e che ci permettono di sentire le colline,le gelate , il sole rovente o l'odore della macchia,in fondo un calice è come la sfera di cristallo per una chiromante,se ci si guarda dentro c'è sempre tanto da vedere.
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